Il cinema li ha uniti in 20 sigarette, una delle pellicole italiane più interessanti della passata stagione cinematografica. Adesso Carolina Crescentini e Vinicio Marchioni tornano a collaborare fianco a fianco in una veste inedita, quella di giurati del 21° Courmayeur Noir in Festival. Tra una nevicata e una cioccolata calda li incontriamo nel confortevole hotel alpino in cui alloggiano e dove si consultano con gli altri giurati per decidere quale noir o thriller avrà la meglio in questa edizione. Quando si parla di noir, Vinicio Marchioni si sente subito a casa. Dopo aver interpretato il Freddo in Romanzo criminale - La serie, ruolo che gli ha donato la popolarità, è uno dei giovani attori italiani più richiesti anche se si cruccia del fatto che i produttori gli offrano solo ruoli da cattivo. "Mentre camminavo per Roma è capitato che mi fermassero dei ragazzini in motorino rivolgendosi a me come se fossi veramente il Freddo. I produttori mi chiamano per propormi ruoli da criminale, ma io vorrei anche fare delle commedie". Un'opportunità di mostrare le sue doti brillanti gli è stata offerta da Francesco Bruni che, per il suo esordio da regista, il divertente Scialla! (Stai sereno), gli ha cucito addosso l'irresistibile ruolo di uno spacciatore di droga amante dell'arte e della cultura. Ora attendiamo di vedere Vinicio al suo esordio internazionale con Nero Fiddled. Come nel caso degli altri interpreti italiani, Marchioni è stato scelto da Woody Allen grazie a un provino via Internet, ma sul suo ruolo, come sul resto del film, vige per il momento il massimo riserbo. Non è più un mistero, invece, il suo prossimo progetto, una lunga tournée teatrale in cui si misurerà con uno dei ruoli più affascinanti e complessi per un attore, quello di Stanley Kowalski in Un tram che si chiama desiderio. Il debutto è previsto per il 16 febbraio al Teatro Storchi di Modena.

I vostri percorsi attoriali vi hanno visti insieme in 20 sigarette, una pellicola coraggiosa perché affronta un tema delicato come la guerra in Iraq. Si potrebbe parlare di cinema schierato, di impegno politico. Anche L'industriale è un film che tenta di dire qualcosa sul presente affrontando la crisi finanziaria da un punto di vista inedito. Quando scegliete i copioni vi ponete il problema della ricezione del vostro film o delle polemiche che nasceranno a seguito della visione?

Vinicio Marchioni: Per un attore fare un certo tipo di film è una fortuna e quando fai questo mestiere sei consapevole che un film va anche promosso, va seguito in tutte le sue fasi. Un film non si fa solo per soldi, ma anche per portare avanti un'idea. Purtroppo l'Italia vive di pregiudizi. Si applaude l'attore straniero che passa da un blockbuster a un film impegnato, ma se lo fa un italiano viene subito bollato. Gli viene incollata un'etichetta e poi per anni continuano a offrirgli lo stesso ruolo.
Come uscire da questo sistema? Vinicio Marchioni: A me piacerebbe anche occuparmi di produzione e distribuzione. Questo è l'unico modo per cambiare le cose e tentare di risolvere i problemi che affliggono il nostro cinema.

Vinicio Marchioni: Ti faccio un esempio. In questo momento tutti i produttori italiani vanno alla ricerca di commedie. Se gli proponi un noir ti guardano in modo strano e storcono il naso. In questo festival stiamo vedendo un sacco di film internazionali di assoluta libertà. Uno diverso dall'altro.
Secondo voi a determinare problematiche economiche di questo tipo sono anche la pirateria e la diffusione di una maggiore offerta televisiva? Carolina Crescentini: L'importante è dare al pubblico la possibilità di scegliere. I prodotti cinematografici visti su un computer o su un televisione non sono più tali. In quel caso ci dobbiamo dimenticare il sonoro, la fotografia, tutto il lavoro fatto dai professionisti che lavorano a un film. La drammaturgia del cinema è strutturata unicamente per la sala cinematografica. Per aiutare il cinema servirebbero leggi per proteggere le opere prime e in film d'arte. Per esempio ci vorrebbe una legislazione che imponesse ai produttori dei cinepanettoni di reinvestire una percentuale dell'incasso in opere d'interesse culturale.

Carolina Crescentini: Purtroppo non possiamo dimenticarci che anche gli attori, se non incassano, non possono scegliere.