È una questione di... Costanza. Un modo di dire ma anche una dichiarazione di intenti quella del primo romanzo di Alessia Gazzola dedicato alla sua nuova eroina dopo Alice Allevi, che ora è diventata anche televisiva nella fiction Rai (ogni domenica su Rai1). Protagonista Miriam Dalmazio, finalmente protagonista di una serie tutta sua.

Si parte da un soggetto originale per arrivare a qualcosa di più canonico, ma che intrattiene e abbraccia il grande pubblico del servizio pubblico con dolcezza ed empatia. Un indizio? Questa volta, per indagare, ci sarà bisogno di studiare le ossa, e quindi il passato, e svelare qualcosa che influenzi il presente.
Costanza: una detective diversa da tutte le altre
Il personaggio di Miriam Dalmazio è davvero sui generis: innanzitutto è una paleopatologa, ovvero una persona che studia le malattie del passato per capire meglio quelle del presente attraverso i resti umani, scheletri o mummie che siano. Le sue indagini però si svolgono soprattutto su personalità che furono, magari rivelatrici di qualche storia nascosta. Andiamo così indietro al Medioevo, con un corrispettivo narrativo rispetto a quanto accade nel presente.

La Dottoressa Macallè ottiene un incarico di collaboratrice esterna per un anno all'università di Verona ed è quindi costretta a trasferirsi dalla Sicilia insieme alla figlia Flora dalla sorella Antonietta, detta Toni (Eleonora De Luca), che ha finito gli studi in psicologia ed ha aperto un proprio studio casalingo. Devono cambiare vita e città, che la giovane donna conosce bene dato che sette anni prima vi aveva conosciuto l'amore, Marco (Marco Rossetti). Eppure non l'aveva più rivisto, almeno finora.
Qui fa la conoscenza dei colleghi: il professor Melchiorre (Franco Castellano) che l'ha fortemente voluta, l'archeologo sempre sorridente e accomodante Anselmo (Davide Iacopini) e sua moglie Diana (Caterina Shulha), una storica ambiziosa che si ritroverà a competere con la protagonista per un posto fisso mentre sta provando ad avere un figlio. Infine il filologo Ludovico (Lorenzo Cervasio, già si era fatto notare in Citadel: Diana e qui replica): con quest'ultimo nasce subito una simpatia particolare ma entrambe le loro relazioni passate busseranno alla porta, ingombranti.

Tra una (dis)avventura amorosa e lavorativa, uno scavo pieno di sorprese e colpi di scena, la nuova vita veronese regala non pochi alti e bassi a Costanza e Flora. Tutto però sempre con la serenità della fiction: si affrontano anche argomenti seri ma tutto si risolve all'insegna della commedia, tra ritardi quasi cronici, paternità improvvise da metabolizzare, caos ordinato a cui far fronte, improbabili svolte narrative, pur nella finzione scenica.
C'è una nuova detective in città

La particolarità di Costanza non sta solamente nel soggetto, che proviene dai romanzi di Alessia Gazzola conosciuta da Rai1 già con L'Allieva con Alessandra Mastronardi. Troviamo peculiarità anche nel caso di puntata - che poi in realtà si fa presto orizzontale lungo tutti gli episodi - che proviene più dal passato che dal presente. Si sfruttano quindi due narrazioni parallele: oltre agli eventi del qui e ora: c'è la ricostruzione storica e romanzata di quanto accaduto alla donna le cui ossa sono state ritrovate. Esse sono anche la chiave di lettura principale per la paleopatologa.

Tutto si forma nella mente della protagonista e quindi davanti agli occhi dello spettatore, attraverso il pretesto del podcast che si ritrova a creare (anche qui, semplificando un po' troppo metodo e realizzazione). Viene sfruttata anche la location inedita, Verona, con la sua storia antica a fare da perfetto sfondo e contesto socio-culturale. In realtà c'è una terza linea temporale, se vogliamo: quella di sette anni prima in cui molte cose sono accadute. Dove invece la serie Rai vacilla è nello spiegare continuamente le nozioni tecniche, non sempre riuscendoci in modo organico all'interno dei dialoghi e confronti tra i personaggi, in modo che arrivino al pubblico. Però, in fondo, a Costanza Macallè vogliamo già bene.
Conclusioni
Costanza è un piacevole intrattenimento per gli habitué della rete ammiraglia Rai che prova a svecchiare il solito poliziesco mettendoci in mezzo il giallo sul passato storico della città di Verona che ospita una protagonista e una professione davvero quasi sconosciuta ai più, a meno che non abbiano letto i romanzi di Alessia Gazzola da cui è tratta. Miriam Dalmazio non riesce a reggere totalmente da sola sulle proprie spalle la fiction ma viene aiutata da uno stuolo di personaggi simpatici, anche se alcuni sviluppi e caratterizzazioni risultano davvero improbabili. Allo stesso tempo la ricostruzione storica parallela al racconto presente omaggia la location e l’amor cortese. In fin dei conti, ci siamo già affezionati alla Macallè e al suo disordine mentale e sentimentale.
Perché ci piace
- Miriam Dalmazio è dolce e materna, ma manca un po’ di carisma.
- I personaggi di contorno (su tutti Lorenzo Cervasio che ancora un volta si distingue dopo Citadel: Diana).
- La paleopatologia e la ricostruzione storica medievale.
- Il giallo nel passato…
Cosa non va
- …che potrebbe non appassionare tutti allo stesso modo, complice un continuo spiegone scientifico.
- Alcune svolte sono davvero improbabili.
- Si punta un po’ troppo sulla commedia come escamotage narrativo.