Companion, recensione: finalmente qualcosa di gustoso (che ridicolizza la mascolinità tossica)

Drew Hancock, all'esordio, confeziona un film molto coinvolgente, in grado di puntellare temi decisamente attuali. Il tutto, spingendo su una narrazione che non lesina satira e divertimento. In sala dal 30 gennaio.

Un'immagine del film Companion

Companion di Drew Hancock è una goduria. Sia dal punto di vista visivo, che dal punto di vista narrativo. Complesso nella sua semplice lettura, stratificato e carico di significato, addirittura rivelatorio nella sua struttura che annulla i confini tra i generi, divenendo crasi moderna di un cinema attento e sagace. Non vorremmo azzardare paragoni scomodi, ma il film di Hancock (e prodotto da Zach Cregger, regista di Barbarian) sembra l'incontro tra Blade Runner, Terminator, Ex Machina e Io, Robot (alla fine, Asimov è sempre un punto d'inizio per ogni opera bagnata di sci-fi), con uno sguardo ad Her di Spike Jonze e La donna perfetta di Frank Oz.

Companion Sophie Thatcher
Sophie Thatcher è Iris

Applicare il tema dell'identità - abusata e violentata dall'avidità e dalla mascolinità tossica - a una favola nerissima (che più nera non si può), accennando alla plastificazione del pensiero moderno, e virando verso l'omologazione emotiva e sentimentale che, complice una società votata alla perfezione, dimentica i paradigmi umani ed empatici. Con un appunto, e un avvertimento: il problema non è la tecnologia in sé, ma l'uso (anche perverso) che se ne fa. Del resto, il confine tra uso e abuso è ormai sfumato, ed epocale nelle sue distopiche digressioni (qualcuno ha detto ChatGPT?)

Companion: un robot per fidanzata

Companion Jack Quaid Primo Piano
Jack Quaid in Companion

Companion, scritto dallo stesso Hancock (all'esordio in un lungometraggio), sfrutta al meglio gli elementi a disposizione: spazio, tempo, personaggi, situazione, contesto. Di conseguenza, alimenta un climax altamente cinematografico e, come detto, altamente coinvolgente. Ora, dovremmo entrare troppo nel dettaglio per introdurre la trama, e allora ci limitiamo a suggerire qual è il punto su cui ruota il film: Josh (Jack Quaid) e Iris (Sophie Thatcher) si conoscono e si innamorano. Quando però Josh invita Iris a casa di amici per un weekend, le cose cambiano: scopriamo infatti che Iris altro non è che un robot (banalizziamo, essendo lei molto di più), ordinata e settata a piacimento dello stesso Josh, che la controlla tramite smartphone.

Come screditare la mascolinità tossica

La prima riflessione indotta da Companion si aggancia al nostro rapporto - malsano - con la tecnologia, illuminando quell'indole sentimentale ormai spostata verso una relazione di comodo capace di soddisfare ogni nostro impulso. Una relativizzazione che si lega, poi, al concetto di controllo, e di quanto la società sia, a sua volta, controllata dalla stessa tecnologia. Più in superficie, Companion diventa l'estremizzazione della mascolinità tossica, avida ed egoista, manipolatrice e violenta: quando però Iris acquisisce la giusta consapevolezza di sé la prospettiva viene stravolta.

Companion Sophie Thatcher Occhi
Gli occhi di Sophie Thatcher

In modo quasi sovversivo, Hancock suggerisce quanto sia necessario combattere gli abusi attraverso una netta e liberatoria presa di posizione. Insomma, Companion supera le comode didascalie per mettere in scena la meschinità di un certo pensiero maschile, ridicolizzandolo nella sua esasperazione (e schiacciandola sotto il peso specifico della consapevolezza).

Companion Sophie Thatcher Jack Quaid Sequenza
Un'inquadratura emblematica

Attimo dopo attimo, e seguendo pedissequamente una costante spiegazione che non tradisce il mistero ma, anzi, nutre curiosità e partecipazione (una logica quasi algoritmica, tuttavia efficace se ben costruita), la sceneggiatura si rivela carica di spunti, mantenendo in equilibrio - grazie al controllo del regista - la satira, l'umorismo, la violenza (che progredisce, fino ad esplodere) e la violenza di genere (e non solo quella fisica). Il ritmo dunque non si piega, e traduce una sceneggiatura intelligente, divertente e, se vogliamo, filosofica. La riflessione indotta su quanto l'assenza venga colmata dalla tecnologia è palese e, con scaltrezza, trascina in avanti un film in cui non mancano i colpi ad effetto (rivelandosi particolarmente e giustamente cattiva). Il tutto, rielaborato seguendo i crismi di un cinema splendidamente pop. Finalmente.

Conclusioni

Una narrazione semplice eppure coinvolgente quella scelta da Drew Hancock che, attraverso uno sci-fi disfunzionale riflette con brio e satira su temi contemporanei fin urgenti. La mania del controllo, la tecnologia e, soprattutto, l'ostilità e la meschinità del maschio tossico e violento. Il tutto, inserito in un'opera che punta con intelligenza all'intrattenimento. Una sorpresa.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Lo spunto narrativo.
  • La semplicità di linguaggio.
  • La bravura di Sophie Tatcher.
  • Il finale.

Cosa non va

  • Potrebbe essere fin troppo debitore a titoli similari.