Possiede ben poco glamour il cosiddetto community college, una tipologia d'istituto didattico che permette di accedere agli studi superiori a chi, per ragioni di profitto, burocratiche, economiche, etc., non ha potuto frequentare un "vero college", ovvero una di quelle ricche e scintillanti università che rappresentano il trampolino di lancio verso la vita dei più fortunati tra i ragazzi americani. Così, un po' come alle università popolari qui da noi, vi si trovano casalinghe e pensionati in cerca di nuovi stimoli, ma anche giovani adulti che rincorrono la speranza tardiva di una nuova carriera.
E' uno di questi college di "serie B" - ma anche C2 - quello di Greendale, lo scenario davvero insolito di Community, nuovo show creato da Dan Harmon che prende le mosse dal ritorno forzato dietro ai banchi di scuola di Jeff Winger, brillante avvocato che rischia altrimenti di perdere la licenza per aver mentito sulla sua laurea (illegittima perché ottenuta in Colombia, e non alla Columbia). Sarcastico, egomaniaco e sciupafemmine, Jeff mira a seguire i corsi per pura formalità , prendendo qualsiasi scorciatoia gli venga offerta, e ignorando le occasioni di contatto umano, fino a quando l'incontro con la bella Britta, bionda trentenne idealista e ben poco propensa a cedere alle sue avance, non lo precipita in un estemporaneo ma festoso gruppo di studio.
Se lo sviluppo della struttura del plot e delle dinamiche narrative e psicologiche non promettono, in fondo, molto di nuovo, il comedy show "studentesco" della NBC ha il suo punto di forza, oltre che nella prospettiva originale del 'college dei poveri', in cui misfit e nerd non sono la minoranza oppressa ma la maggioranza dominante, a cominciare dallo zelante rettore, nella brillantezza e nell'arguzia dei dialoghi attraverso i quali i personaggi, uno dopo l'altro, fanno breccia nei cuori degli spettatori.
E' lui la voce più saggia e originale di Community, e, come per il suo amicone Troy, anche per noi sarà difficile resistergli, e non lasciarci conquistare alle avventure di questi adorabili perdenti.