A quattro anni dal grande successo di Come un gatto in tangenziale, Riccardo Milani torna a raccontare la storia di Monica e Giovanni, due persone che sulla carta non potrebbero essere più distanti ma sono la prova vivente del detto "gli opposti si attraggono". In sala dal 26 agosto, Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto vede Paola Cortellesi e Antonio Albanese riprendere i ruoli della borgatara dal cuore grande e il borghese ligio ma pronto a lasciarsi andare.
È passato qualche anno anche per i personaggi: la loro storia non ha funzionato. Giovanni ha una nuova compagna, Camilla (Sarah Felberbaum), Monica invece finisce in galera per colpa delle sorelle, le gemelle Pamela e Sue Ellen (Alessandra e Valentina Giudicessa). La donna chiama quindi l'ex per farsi aiutare: lui riesce a farla uscire di prigione, ma deve rimanere in un convento. Qui conosce il parroco Don Davide (Luca Argentero) e lo aiuta a portare soccorso alla comunità. Nel frattempo Giovanni sta lavorando all'inaugurazione di un centro per portare l'arte nella periferia.
Dopo le anteprime del 14 e del 15 agosto, Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto arriva ufficialmente al cinema, distribuito da Vision Distribution. Abbiamo incontrato gli attori Paola Cortellesi e Antonio Albenese, ormai supereroi della commedia italiana a giudicare dall'affetto che il pubblico prova per loro. Stando al gioco ci hanno detto che i loro alter ego sarebbero Capitan Coccia per Monica e Alba Man per Giovanni, perché ad Albanese piace l'idea di essere invisibile.
La video intervista a Paola Cortellesi e Antonio Albanese
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto e la cultura
È vero, come dice Monica, che con la cultura "non se magna"?
Paola Cortellesi: Penso che sia una frase odiosa. In persone come Monica, con pochi strumenti culturali, che in questo caso ripete uno slogan molto facile e molto meschino, possono fare breccia certi tipi di qualunquismo. Giovanni, con il suo progetto, dimostrerà quanto invece sia cibo per la mente e anche fonte di lavoro, con un indotto per tantissime persone. Era questo di cui volevamo parlare in questo film: di una rinascita doverosa, di una rinascita culturale di cui c'era bisogno anche prima della pandemia. C'è bisogno di nuovi stimoli, da portare anche in posti dove di stimoli ce ne sono meno.
Antonio Albanese: Assolutamente sì, ne sono super convinto: dilata la mente, dilata la fantasia. Si vive più a lungo. Vivi altre vite e vivi con più gioia, perché scopri delle cose, che possono essere anche non condivisibili, che tendenzialmente hanno una grande bellezza, una grande felicità.
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto e la bellezza
Alla fine del film si dice: la bellezza a volte non si ha gli occhi per guardarla. Come ci si educa alla bellezza?
Antonio Albanese: Innanzitutto proprio con l'educazione, come cerca di fare Giovanni, che vuole accompagnare queste persone e far capire che osservandole, con il tempo e con un pizzico di impegno, si può entrare veramente in un'altra vita. Ci vuole l'educazione, che deve passare dai primi anni, che d'accordo, è una storia lunga, però è fondamentale. Si deve fare impegnandosi un po'. Come quando uno cerca di fare una cosa e il produttore ti dice: perché non trattiamo quell'argomento? E quando gli fai notare che è già stato fatto ti risponde: eh ma con quell'altro ha funzionato. Non è onesto. Bisogna cercare sempre di sorprendere il pubblico. È più faticoso e più rischioso e anche il pubblico deve essere pronto ad accettare qualche rischio in più. È bello rischiare un po'.
Paola Cortellesi: Hai fame e voglia di vedere la bellezza se ce l'hai sotto gli occhi: il progetto di Giovanni è portare sotto gli occhi di chi non ha davanti casa niente di bello un po' di bellezza. Un briciolino di bellezza. Poi si ha sempre più fame di vederla, di continuare ad avere questi stimoli. Questo progetto è un progetto realistico, in certi casi già realizzato, ma è ancora una goccia nel mare. Il progetto in questo film spero si realizzi, dando vita a cittadini più affamati di fantasia: la cultura non è nozionismo.