Una storia di fratellanza in un road movie dai contorni nostalgici che parte dai sobborghi di una cittadina francese per finire nei colori del mare di Procida, nell'Italia alle prese con la ricostruzione del secondo dopo guerra. È un paese attraversato da profonde divisioni e tormenti umani quello fotografato da Come prima, un film di macerie e ricordi, diretto da Tommy Weber e tratto dall'omonima graphic novel del francese Alfred. Una storia di riconciliazioni e redenzione (qui potete leggere la recensione di Come prima, in sala dal 16 giugno) di due fratelli con il proprio passato e di un paese che fa i conti con le colpe della propria storia recente.
Viaggio on the road
Nel fumetto di Alfred Fabio e Giovanni erano due fratelli emigrati in Francia che a bordo di una scalcagnata Cinquecento attraversavano l'Italia per riportare in patria le ceneri del padre. Nel film che lo fa rivivere sullo schermo, Come prima, Fabio e Giovanni sono diventati Fabio e Andrè, non si vedono da diciassette anni e quando si incontrano per la prima volta è il 1956, a Dieppe, una cittadina francese dove Fabio (Francesco Di Leva), il volto tumefatto dopo un incontro clandestino di boxe, si ritrova davanti André (Antonio Folletto), suo fratello minore: si è fatto due mila chilometri per cercarlo e riportarlo a casa, tanti quanti ne ha percorsi Fabio anni prima per "allontanarsi" da loro, da quella famiglia che ha lasciato a Procida per combattere al fianco delle camicie nere di Mussolini. Il padre è appena morto e per onorare le sue volontà, André è venuto a cercare suo fratello per farlo partecipare ai funerali nell'isola natale e dividersi l'eredità. Sarà un lunghissimo pellegrinaggio fisico e interiore durante il quale affioreranno insofferenze, un profondo malessere dovuto al reciproco senso di abbandono e segreti a lungo taciuti.
A partire da quello che André ha gelosamente custodito per metà viaggio: il padre non è morto, ma è in fin di vita. La traversata verso la natia terra campana, luogo di ricongiungimento, farà emergere due personalità da sempre inconciliabili e profondamente mutate negli anni: Fabio ha trovato nel fascismo l'approdo naturale della sua ribellione, Andrè, oggi maestro elementare, quella guerra invece l'ha "combattuta" dall'altra parte, insieme al padre. La strada del perdono sarà costellata di incontri inattesi, tensioni, litigi e molti interrogativi sul significato di questo ritorno dopo anni di vagabondaggio. Primi piani strettissimi seguono da vicino i due protagonisti, nella misura in cui la fratellanza è fatta di scazzottate, abbracci, intimità e una fisicità che solo due fratelli seppur ideologicamente distanti possono condividere.
Prima a bordo di una scalcinata 1100 poi di un carro funebre attraverseranno le desolate campagne della Borgogna, la frontiera italiana, i paesini arrampicati sulle Alpi e Napoli, per arrivare poi di corsa a Procida per un ultimo saluto al padre. Sullo sfondo sfilano le rovine di due paesi dilaniati dalla guerra, gli strascichi del conflitto si fanno sentire ovunque nelle parole delle persone, nelle facciate degli edifici ancora decadenti, e la voglia di ricominciare è tanta, almeno quanto il desiderio che ha spinto André ad andare fino in Francia per riconciliarsi con Fabio.
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Francesco Di Leva e Antonio Folletto: l'anima del film
Insieme alla ricostruzione delle tensioni sociali che brulicano nel sottosuolo, Tommy Weber si affida anche alla dimensione onirica con immagini e flashback che arrivano direttamente dalla memoria di Fabio, per ripercorrerne la dimensione più intima e privata e disseppellire fantasmi e oscuri sensi di colpa. Come prima è così anche un viaggio di accettazione e di ricomposizione dei conflitti, una storia personale e nello stesso tempo collettiva, di un paese che non ha ancora fatto pace con il proprio passato. A renderlo credibile e squisitamente reale sono i due interpreti: Francesco Di Leva e Antonio Folletto giganteggiano, autori di due performance estremamente fisiche.
Il primo visibilmente imbolsito e rabbioso, consumato dal fumo di sigaretta e da un tormento che ha radici lontane, il secondo guidato da una irrequietudine trattenuta e una compostezza che è la rappresentazione plastica della integrità intellettuale che lo ha sempre accompagnato. "Come prima, più di prima t'amerò", cantano insieme in uno dei tanti momenti pacificatori successivi agli scontri frequenti, e ci piace immortalarli così questi due fratelli tanto diversi, quanto ugualmente malinconici.
Conclusioni
Con Come prima Tommy Weber, come abbiamo ribadito nella recensione, realizza un film di macerie e ricordi. La storia di riconciliazione di due fratelli ambientata durante gli anni della ricostruzione del secondo dopoguerra non tradisce lo spirito dell’omonima graphic novel a cui si ispira. Mantiene la struttura del road movie e sa restituirle verità, merito soprattutto dell’interpretazione della coppia di protagonista Francesco Di Leva e Antonio Folletto, che giganteggiano per tutto il film.
Perché ci piace
- Una storia di riconciliazione di due fratelli e di un paese intero che fa pace con le proprie colpe.
- Le interpretazioni di Francesco Di Leva e Antonio Folletto: insieme sono l’anima di questo film che si caricano sulle spalle sin dalla prima scena.
- Un road movie dove trovano spazio sia la dimensione più intima e personale, sia la fotografia delle tensioni sociali dell’epoca.
Cosa non va
- Avrebbe giovato forse indugiare maggiormente sui dettagli dei luoghi che i due protagonisti attraversano durante il viaggio dalla Francia a Procida.