Molti lo amano, alcuni ne farebbero volentieri a meno, altri ancora affrontano il problema con assoluta indifferenza: stiamo parlando del tanto discusso 3D, la tecnica fautrice di rinnovamento stilistico che ora sembra aver conquistato anche le produzioni italiane. Così, archiviato l'esperimento non riuscito di Ezio Greggio con Box Office 3D - Il film dei film, un altro regista tenta di applicare il mezzo al linguaggio nostrano. Si tratta di Fausto Brizzi e del suo Com'è bello far l'amore, in cui il regista romano cerca di presentare al pubblico la commedia tridimensionale. Distribuito dal 10 febbraio in 600 copie da Medusa, il film ha il compito non facile di uguagliare gli incassi record di Notte prima degli esami e Femmine contro Maschi, pellicole simbolo della tanto acclamata rinascita economica del nostro cinema. A compiere l'impresa sono stati chiamati Fabio De Luigi e Claudia Gerini che, nelle vesti di Andrea e Giulia, una coppia sessualmente monotona con figlio adolescente a carico, deve affrontare l'arrivo imprevisto del pornodivo Filippo Timi, capace di sconvolgere la routine della loro intimità con o senza 3D.
Il 3D applicato alla commedia. Perché tentare questo esperimento? Fausto Brizzi: Secondo me tutti i film dovrebbero essere girati in questo modo, come ha proclamato James Cameron dopo Avatar. D'altronde la realtà in cui viviamo è tridimensionale, quindi perché non mostrarlo anche al cinema? Anzi, rendendoli verosimili rispetto al mondo reale, una commedia può diventare più divertente e un dramma più coinvolgente. Inoltre, credo di essere riuscito nell'intento di realizzare un 3D che non infastidisce il pubblico durante la visione.
Parliamo proprio di questo. Non credi che la tridimensionalità sia un elemento visivamente troppo pesante, soprattutto se applicata a una storia quotidiana come quella narrata nel tuo film? Fausto Brizzi: Fino a questo momento ci hanno proposto due diverse tipologie di 3D; quello impegnato durante le riprese e quello taroccato, ossia aggiunto successivamente. La differenza è che il primo non da alcun fastidio agli occhi mentre l'altro sì. Quando si realizza un film con questa tecnologia, si devono tenere sotto controllo molti elementi che, altrimenti, causerebbero non pochi problemi alla godibilità del prodotto finale. Ad esempio, è fondamentale realizzare delle inquadrature non troppo strette mentre il montaggio non deve essere eccessivamente serrato.Accantoniamo l'entusiasmo per questo nuovo strumento espressivo e passiamo al cuore della storia. Ci troviamo di fronte ad un film che, a metà strada tra commedia e romanticismo, parla della crisi della coppia nella sua intimità. Credi che a oggi il sesso sia ancora un tabù? Fausto Brizzi: Assolutamente, in modo particolare per la nostra generazione. Molti dei quarantenni che conosco sono in crisi proprio per questo motivo. Il problema è che si parla frequentemente di sesso ma se ne fa veramente poco. Allo stesso modo, una coppia può litigare per i motivi più diversi, ma arriva alla separazione soprattutto per i problemi che nascono in camera da letto. Certo, Il sesso è ancora un tabù nella nostra società e nel cinema italiano. Mi auguro che il film venga visto da un pubblico molto vasto. Anzi, vorrei che genitori e figli si confrontassero su questo tema.
Tutti i personaggi, dalla coppia ormai arenata nella consuetudine di un rapporto soporifero al vivace pornodivo, si muovono continuamente tra un'ilarità allegramente disinibita e un tenero romanticismo. Come siete riusciti a modulare queste sfumature e a rintracciare il giusto tono della narrazione? Claudia Gerini: Questa è stata la vera sfida del personaggio. Io interpreto Giulia, una moglie e una madre che, dopo vent'anni di matrimonio, vuole rispolverare il suo lato più piccante e tornare a essere una femmina per il proprio uomo. Presupposto fondamentale, però, è l'amore che ancora lega queste due persone e che li spinge a ricercare un risveglio dei sensi.Fabio De Luigi: Io ho interpretato il film come un grande fumetto. In realtà mi sono immaginato una sorta di famiglia Cunningham in cui Fonzarelli è sostituito da un superdotato FilippoTimi esperto di donne. Naturalmente, la difficoltà più grande è stata quella di far ridere senza esagerare con battute eccessive.
Giorgia Wurth: Il mio personaggio è una pornoattrice probabilmente innamorata del collega Max. Ho sempre pensato a lei un po' come a Titti il canarino. È semplice, abbastanza basica ma capisce tutto, come spesso accade nella vita.
Filippo Timi: Per me è stato facile, visto che in pratica interpreto me stesso. Quando Fausto mi ha parlato del film per la prima volta, sono rimasto immediatamente colpito. Rappresentare un pornoattore in 3D era un'occasione imperdibile. Già mi vedevo sullo schermo in tutto il mio splendore. Scherzi a parte, questo film è soprattutto una commedia dai toni moderati. Credo che affrontare certi argomenti sia necessario, soprattutto se fatto con grande professionalità.
Nella parte iniziale ci sono chiari riferimenti al cinema d'autore di cui Marco Bellocchio e Lars von Trier sono l'emblema. Non teme che qualche collega possa interpretarla come un'offesa? Fausto Brizzi: Certo che no. In modo particolare, con Marco siamo molto amici e sono sicuro che se non l'avessi citato si sarebbe infuriato. In questo modo volevo restituire al cinema italiano un po' di goliardia perduta. Non dimentichiamo che ne Il sorpasso anche Dino Risi prendeva in giro Antonioni.
?Tornando al 3D, si discute molto sul fatto che la sua applicazione abbia cambiato in parte la professione dell'attore. Siete d'accordo o non avete notato nessuna variazione? Fabio De Luigi: Per quanto mi riguarda io ho lavorato come al solito. Certo, ci sono stati dei cambiamenti rispetto a delle riprese normali. Ad esempio, le scene erano più lunghe e la recitazione meno spezzettata. Il tutto a vantaggio di un montaggio poco frenetico.Claudia Gerini: Anche per me si è svolto tutto nella completa normalità tranne, forse, per il funzionamento un po' misterioso delle macchine per il 3D. Due punti focali messi perpendicolari che sono diventati le vere star del set.
Fausto Brizzi: Come ha spiegato Fabio, girare in questo modo comporta la necessità di realizzare delle scene più lunghe. Una scelta che condiziona l'attore a una prestazione migliore. Per concludere, possiamo dire che la tridimensionalità al cinema spinge gli artisti a essere più bravi.