Clark Gable, cinquant'anni senza il Re

Ricordiamo nel cinquantennale della scomparsa uno dei più grandi miti hollywoodiani di tutti i tempi: per Gable il mestiere dell'attore fu un esercizio di volontà accuratamente pianificato per sfuggire a una misera esistenza nell'Ohio fatta di lavori manuali e di anonimato.

The King is dead. Correva l'anno 1960 quando il 16 novembre il Re di Hollywood Clark Gable si spegneva in un letto d'ospedale a seguito di una crisi cardiaca. L'abuso di alcool e fumo, una rigida dieta per entrare nei panni dello stropicciato cowboy che catturerà il cuore di Marilyn Monroe ne Gli spostati, gli strapazzi del set e i dolori di una vita fatta di luci e ombre stroncavano per sempre la carriera del mascalzone più affascinante di Hollywood. Amato dalle donne per il suo fascino malandrino, stimato dagli uomini per la virilità rassicurante, ma mai ostentata, Gable fu scelto per interpretare l'avventuriero Rhett Butler a furor di popolo in un sondaggio tra i lettori e le lettrici del romanzo. Dopo il rifiuto di Gary Cooper, che aveva respinto sdegnosamente l'offerta di David O. Selznick affermando che Via con vento sarebbe stato il più grande flop della storia del cinema, la produzione decise di ingaggiare Gable nonostante lo scarso entusiasmo dimostrato dall'attore nei confronti del romanzo, considerato 'da donne'.

Alla fine a spingere il Re ad accettare la parte di Rhett Butler fu il costoso divorzio che lo vedeva contrapposto alla seconda moglie, l'ereditiera Ria Langham, di 17 anni più vecchia di Gable, che esigeva 400.000 dollari per concedere il divorzio al marito. La MGM si accollò le spese della separazione e Via col vento divenne una delle pellicole più celebri della storia del cinema e uno dei maggiori incassi di tutti i tempi. Il Rhett Butler di Gable entrava di diritto nella leggenda con la sua aria sprezzante e i suoi indimenticabili baffetti e il suo interprete mancava per un soffio il secondo Oscar come miglior attore protagonista.

Per molte star di Hollywood l'esordio sul grande schermo è avvenuto in maniera casuale e imprevedibile. Per Gable il mestiere dell'attore è stato un esercizio di volontà accuratamente pianificato per sfuggire a una misera esistenza nell'Ohio fatta di lavori manuali e di anonimato. Eppure il ragazzone goffo e sgraziato con le orecchie a sventola e i denti storti che nel 1930 si era presentato a un provino per Piccolo Cesare facendo rabbrividire Jack Warner e Darry Zanuck aveva tutto contro, ma seppe sfruttare al meglio il proprio fascino e il carisma naturale di cui era dotato plasmando il proprio modo di parlare, di muoversi, di recitare, modificando l'aspetto fisico e accettando di sposare due donne molto più vecchie di lui che gli permisero di approdare a Hollywood. Fu però un caso fortuito a donargli la notorietà. Dopo anni di rifiuti e di porte chiuse in faccia, la MGM lo aveva finalmente messo sotto contratto quando Gable fu colpito da una grave infezione alle gengive che lo costrinse a un lungo soggiorno in ospedale. Il produttore Louis B. Mayer decise di punirlo per la prolungata assenza dal lavoro prestandolo alla Columbia per girare con Frank Capra un film intitolato Night Bus, che parlava di viaggi in autobus e che nelle previsioni sarebbe stato un fiasco. Fortunatamente per Gable quel film divenne Accadde una notte, una delle commedie più rappresentative dell'età d'oro di Hollywood, capace di incantare il pubblico e di conquistare cinque Oscar, compresi quelli per i due protagonisti, Gable e Claudette Colbert, che sul set si detestarono cordialmente dal primo all'ultimo giorno di riprese.

Prigioniero della fama e della propria immagine, che lo spinse a proibire ai fotografi di immortalarlo sul set impegnato nella lettura (la sua vera passione), ritenuta poco virile, Gable preferì alimentare la propria leggenda con attività più consone a un uomo dedicandosi alla caccia, alla pesca e collezionando armi, passatempi a cui in seguito si appassionò realmente. Nel 1931, prima di diventare uno dei divi più amati di tutti i tempi, il produttore Irving Thalberg gli offrì un ruolo in Io amo a fianco di sua moglie Norma Shearer. Durante le riprese, temendo che lo sconosciuto attore distogliesse in qualche modo l'attenzione del pubblico dalla moglie, Thalberg fece inserire una scena in cui Gable la picchiava selvaggiamente per metterlo in cattiva luce, sortendo però l'effetto opposto. La fama dello sciupafemmine e dell'irresistibile mascalzone che maltratta le donne gli si incollò addosso facendo la sua fortuna, sebbene nel privato l'attore fosse simpatico, affabile, affatto sprezzante. Perfino Adolf Hitler impazziva per lui e quando, dopo la morte della terza moglie, l'amata Carole Lombard, la cui prematura scomparsa in un disastro aereo gettò l'attore nella prostrazione più assoluta, Gable si arruolò in aviazione partecipando alla Seconda Guerra Mondiale, il Führer promise una ricompensa a chiunque riuscisse a catturare la star viva e a consegnarla alla Germania. Dopo la morte della Lombard, per l'attore iniziò una lenta parabola discendente fatta di insuccessi lavorativi e di consumo sempre più massiccio di alcool e fumo che presto ne causeranno il decadimento fisico. Ma Gable rimane comunque il Re. Ce lo dimostra l'ingaggio in Mogambo (1953), remake de Lo schiaffo, romance diretto da Victor Fleming nel 1932. John Ford rimpiazza l'algida bellezza di Mary Astor e Jean Harlow (scomparsa nel 1937) con quella delle moderne dive Grace Kelly e Ava Gardner, ma a ventun'anni di distanza dal primo film solo Gable è in grado di rinverdire il mito di Gable.

Il dolente Gli spostati di John Huston rappresenta l'ultima fatica cinematografica sia per Clark Gable che per Marilyn Monroe. Il divo cinquantottenne, appesantito da una vita di eccessi, si sottopone a una dieta severissima per perdere peso e rimettersi in forma per il film affaticando un cuore che, già in passato, gli aveva dato problemi. La lavorazione della pellicola non sarà delle più semplici. Marilyn Monroe, in crisi col marito Arthur Miller, ogni giorno arriva al lavoro in forte ritardo, spesso non si presenta proprio e quando lo fa, tra una ripresa e l'altra, si aggira sul set in stato catatonico. Nell'agosto del 1960 Huston sarà costretto a interrompere la produzione per permettere all'attrice di disintossicarsi dall'abuso di alcool e farmaci. Per tutta la durata delle riprese un'ambulanza staziona sul set giorno e notte pronta a soccorrere la Monroe o Montgomery Clift, reduce da un grave incidente automobilistico che ne aveva minato fisico e psiche. Lo stesso Huston, durante la lavorazione de Gli spostati, si abbandona all'alcool e al gioco d'azzardo e quando a novembre l'estenuante pellicola è finalmente conclusa, Clark Gable dichiarerà di non essere mai stato più felice per la fine di un film, dato che lavorare con la Monroe gli aveva quasi provocato un attacco di cuore. L'attore aggiunge: "Questo è il miglior film che abbia mai girato ed è stata l'unica volta che sono stato messo in grado di recitare". I fatti gli daranno ragione.