Recensione Immaturi (2011)

Corale, emblematico e oltremodo spassoso in certi momenti, Immaturi si inserisce nel gruppo delle commedie generazionali che in questo periodo vanno molto bene al botteghino, ma che oltre ai volti noti del nostro cinema offre sul piatto anche una scrittura sfiziosa poggiata su personaggi assai ben delineati e gag davvero esilaranti, ben inserite in una storia corale dal sapore dolce amaro lungi dal voler immalinconire lo spettatore.

Chi è più maturo, Dante o Epicuro?

Impossibile dimenticarli. Specialmente per i quasi quarantenni. Gli anni delle superiori, quelli delle feste di compleanno con il gioco della scopa o della bottiglia, gli anni della discoteca pomeridiana, dei paninari, dei giubbotti di pelle, dei capelli cotonati, delle gite scolastiche in autobus. Come scordare gli anni sui banchi di scuola e soprattutto l'anno in cui si è sostenuto il fatidico esame di maturità? Oggi poi in particolar modo, oggi che il 60 di un tempo, il massimo cui si poteva ambire, è divenuto il voto minimo, e che grazie a Facebook ci si rincontra, più o meno volentieri, per una cena o un pranzo dopo vent'anni e ci si accorge di come tutto intorno sia cambiato, di come la vita sia andata altrove nel frattempo, di come però le facce dei compagni di classe, pur con qualche ruga in più, siano sempre le stesse, quelle rassicuranti, buffe e sorridenti di un tempo.
L'esame di maturità, uno dei traguardi più ansiogeni e importanti di gioventù, nessuno può averlo rimosso. Chi non ricorda le materie scelte quell'anno, un aneddoto divertente o imbarazzante, la faccia o la voce di un professore particolarmente ostico, oppure i festeggiamenti, le delusioni alla lettura dei quadri, le notti di lacrime e preghiere passate a studiare o a preparare i foglietti da infilare in ogni tasca la mattina delle prove scritte. L'esame di maturità, l'esperienza che da un recente sondaggio è risultato rappresentare uno degli incubi più ricorrenti degli italiani.


Proprio con questo incubo si devono confrontare vent'anni dopo i protagonisti di Immaturi, un gruppetto di quasi quarantenni alle prese con una lettera inviata loro dal ministero della pubblica istruzione in cui si invalidano i risultati del loro esame di maturità per via di una laurea non proprio regolare di un loro ex-professore membro della commissione. La mancata ripetizione dell'esame annullerebbe tutti i titoli di studio conseguiti fino a quel momento e così il gruppetto di "immaturi" si ritrova al baretto come ai vecchi tempi, solo con vent'anni in più sulle spalle, a riorganizzare il gruppo di studio.
C'è Giorgio, uno psichiatra infantile felicemente sposato ma terrorizzato dall'imminente paternità, Lorenzo, un agente immobiliare che vende e affitta case a tutti ma di cercarne una per sé e lasciare finalmente soli mamma e papà non ha alcuna intenzione, Luisa, una mamma single che affronta benissimo la professione di manager pubblicitario ma con qualche difficoltà il suo ruolo nella crescita di una bambina assai più matura e sveglia di lei, Francesca, chef in un grande ristorante romano alle prese con una grave dipendenza compulsiva da sesso, e poi ci sono Virgilio e Piero, due latin lover bugiardi e vigliacchi, che non vogliono saperne di crescere e trascorrono il loro tempo a corteggiare e a intrattenersi con ragazze molto più giovani.

Niente a che vedere con la causticità dei Compagni di Scuola di Carlo Verdone, Immaturi è una commedia leggera e frivola che fa sorridere, di come eravamo e soprattutto di come siamo ora 'noi' quasi quarantenni, spesso disillusi, delusi dai traguardi (non) raggiunti, dalle relazioni sentimentali, viziati e spesso non all'altezza di affrontare le difficoltà della vita e i sacrifici che hanno affrontato i nostri padri, ma dotati di una sagacia, di una lucidità e di un cinismo rari da trovare. Potrà sembrarvi un argomento banale e pieno di luoghi comuni, ma la realtà che vediamo sul grande schermo nel film è, purtroppo, davvero quella che si vive oggi nel nostro Paese per la generazione in questione.
Tra un canto di Dante e una versione di greco, alle prese con il pensiero multisfaccettato e ultramoderno di Socrate, Platone ed Epicuro, il gruppetto di ri-maturandi rivive malinconicamente la sua preparazione agli esami, la fatidica notte che li precede, le vacanze al mare con i libri al seguito, il tutto con in più sulle spalle le incombenze della vita moderna, sincopata ed effimera. Così, come diceva Antonello Venditti, la Divina Commedia diventa sempre più commedia, e gli appuntamenti al solito posto diventano un cult, così come il pensiero di Epicuro, fondato in parole povere sul 'piacere', momentaneo e non, e sull'amicizia diventa una filosofia di vita.
Corale, emblematico e oltremodo spassoso in certi momenti, Immaturi si inserisce nel gruppo delle commedie generazionali che in questo periodo vanno molto bene al botteghino, ma che oltre ai volti noti del nostro cinema offre sul piatto anche una scrittura sfiziosa (ad opera del vero creatore del film Paolo Genovese, regista, sceneggiatore e autore del soggetto) poggiata su personaggi assai ben delineati e gag davvero esilaranti, ben inserite in una storia corale dal sapore dolce amaro lungi dal voler immalinconire lo spettatore. Su tutte spiccano i geniali siparietti familiari tra papà Maurizio Mattioli, mamma Giovanna Ralli e Ricky Memphis, un bamboccione di quelli irriducibili che, pensate, all'epoca fu l'unico ad uscire dall'esame con il massimo dei voti.
Giocherelloni, vogliosi di risentire il sapore della giovinezza con addosso la consapevolezza che quel periodo è ormai definitivamente concluso. Doppiamente immaturi dunque, ma uniti dall'amicizia e dalla voglia di condivisione. Certo un po' diversi, ma con la voglia ancora di cambiare.

Movieplayer.it

3.0/5