Abbiamo dovuto attendere a lungo prima di vedere Charlatan nei cinema italiani. Dalla prima mondiale del nuovo film di Agnieszka Holland, durante la Berlinale 2020, all'uscita in sala si è messa di traverso una pandemia con conseguente serrata delle sale. Oggi l'interessante biopic a sfondo storico dedicato alla figura del guaritore ed erborista cecoslovacco Jan Mikolášek arriva al grande pubblico grazie all'impegno di Movies Inspired. La regista è reduce da un altro biopic di successo, Mr. Jones dedicato al giornalista gallese Gareth Jones che, nel 1933, intraprese un rocambolesco viaggio verso la Russia per intervistare Stalin.
La Holland, che abbiamo incontrato a Berlino proprio in occasione della premiere festivaliera, ha ammesso l'esistenza di un parallelismo tra i suoi due ultimi lavori: "In entrambi i film esiste il concetto di missione, la dedizione totale al proprio lavoro. Ma Gareth Jones era un idealista, non praticava il lato oscuro, o almeno, la storia lo descrive come una figura integerrima. Jan Mikolášek è un personaggio con molti più lati oscuri, era estremamente dotato, ma era anche una figura ambigua". Stavolta la sua storia l'ha portata in Cecoslovacchia, paese che ama moltissimo, come ammette lei stessa: "Adoro lavorare in Repubblica Ceca perché è il paese in cui ho studiato. Parlo ceco, è il primo paese in cui ho vissuto dai 18 ai 21 anni fuori dalla Polonia. Era il '68, un'epoca intensa, qui ho vissuto la mia iniziazione professionale, privata, politica e sentimentale. Amo Praga, credo che sia la città più bella del mondo ed è un posto meraviglioso in cui girare".
I lati oscuri di un (quasi) santo
Paragonato quasi a un santo per la sua abilità di curare le persone unicamente con l'ausilio delle erbe e poi caduto in disgrazia durante il regime comunista per non essersi mai esposto politicamente, Jan Mikolášek celava la sua omosessualità che all'epoca era considerata un reato. In Charlatan - Il potere dell'erborista, la relazione omosessuale tra il guaritore e il suo giovane assistente viene esplicitata contribuendo a definire un personaggio piuttosto oscuro. Come spiega Agnieszka Holland, "nella sceneggiatura l'aspetto sentimentale della storia era molto ridotto, ma io ho deciso di approfondire la relazione tra Jan e il suo assistente. Per Ivan Trojan è stata una sfida, perché non aveva mai interpretato un personaggio omosessuale, non sapeva come identificarsi con lui quindi abbiamo lavorato a lungo insieme. Si è trattato di un processo lento per permettergli di interiorizzare la situazione. Per un attore della sua generazione cresciuto nell'Europa dell'Est non è affatto scontato".
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Agnieszka Holland mette il dito nella piaga evidenziando come ancora oggi, nonostante tanti passi in avanti, in molti paesi l'omosessualità sia ancora osteggiata, come nella sua Polonia dove "essere contro i gay è diventato il nuovo antisemitismo. Si tratta di un movimento molto violento, sostenuto dal governo e dalla Chiesa Cattolica. Il bisogno di creare nuovi nemici mostra la potenza della logica fascista nella nuova società. In Polonia la lotta non è finita". Al di là della dimensione politica, la regista ha ben presente anche la dimensione umana insita nel personaggio di Jan Mikolášek: "Ha molto a che fare con l'accettazione del se stesso. Mikolášek era un uomo orgoglioso, dotato di enorme ego. Il suo dono lo rendeva speciale, così coltivava il narcisismo, credeva che la sua missione fosse talmente importante da rinunciare agli altri valori come quelli politici. Oggi anche in paesi avanzati come gli USA, dove i diritti dei gay sono riconosciuti, ci sono persone che non si accettano. Penso a figure come Kevin Spacey, che ho diretto in House of Cards, e ai suoi tormenti. Viviamo in una fase di cambiamento e non sappiamo quale sarà il prossimo passo".
L'uso dei flashback e la difficoltà di raccontare il presente
Per il suo scavo psicologico sulla figura di Jan Mikolášek, Agnieszka Holland adotta una struttura narrativa altrettanto complessa. Charlatan si apre nel presente (il 1957 circa) per poi mostrare, attraverso una serie di flashback, la formazione del guaritore e la sua scelta di dedicarsi a quella che considera una vera e propria missione contro il volere della famiglia. Commentando le scelte narrative, la regista specifica: "Non volevo rendere tutto ovvio abusando di scelte formali come l'uso del bianco e nero per il passato. In Charlatan, il presente è più statico, più monocromatico, mentre nel passato abbiamo saturato di più i colori".
Questa narrazione episodica che mostra vari momenti della vita dell'erborista ceco senza una linearità temporale potrebbe essere derivata in parte dall'esperienza di Agnieszka Holland col piccolo schermo, ma la regista prende le distanze da questa lettura spiegando: "La tv è molto liberatoria, ma se ne fai troppa perdi la mano. La tv di oggi credo che sia molto inventiva a livello formale, ma rischia di cadere comunque nelle convenzioni perché ogni episodio richiede una narrazione dello stesso tipo. Un film non ha questo tipo di logica, ogni film è diverso. Non dico che siano meglio, anzi molte pellicole sono peggiori delle serie, ma trovare la forma di un film è più difficile perché ogni film è come se lo facessi per la prima volta. Basti vedere il montaggio: montare un episodio di una serie richiede 2 o 3 settimane di lavoro, per montare un film impieghi in media tre mesi, a volte di più".
Dopo tante incursione storiche, Agnieszka Holland anticipa che il suo prossimo film avrà un'ambientazione contemporanea: "Basta film storici. Ho tre idee, non so quale delle tre prenderà forma. Oggi trattare il presente è difficile. Credo che il successo di un film come Parasite sia dovuto alla sua capacità di raccontare il presente in modo incredibilmente originale parlando della società odierna senza essere descrittivo o documentaristico".