"Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!": è l'inizio della poesia Canzona di Bacco, scritta da Lorenzo Il Magnifico nel 1490. A Miles Halter però interesserebbero più queste righe: "Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza". Sì perché il ragazzo ha la passione per le ultime parole di personaggi famosi, come quelle di Oscar Wilde o James Dean, anche se quelle che gli sono più care appartengono a François Rabelais, che disse: "Il mio grande forse". Per scrivere la recensione di Cercando Alaska, miniserie in otto episodi ispirata all'omonimo romanzo di John Green, è necessario citare versi e poesie.
Disponibile dal 27 maggio su Sky e NOW TV, Cercando Alaska racconta la storia di un ragazzo che, finito il liceo, decide di trasferirsi dalla Florida in Alabama, per frequentare l'università Culver Creek Academy e per così scoprire quale sia il suo "grande forse". La letteratura e la poesia sono tutto il suo mondo, i suoi amici fedeli: quando nessuno si presenta alla sua festa di compleanno, le parole impresse nella carta sono lì accanto, in attesa di essere lette. Introverso e alla ricerca della propria voce, la vita di Miles cambia quando gli piomba in stanza il coinquilino Chip (Denny Love), che si fa chiamare "Il Colonnello". Un concentrato di energia e determinazione, Chip dà immediatamente a Miles un soprannome, Pudge (Pancho nella versione italiana), gli spiega come funziona la vita al campus e gli presenta l'amica Alaska Young (Kristine Froseth).
Capelli lunghi, occhi grandi, una montagna di libri accanto al letto e la risposta sempre pronta: per Miles è amore a prima vista. Alaska però, nonostante il sorriso contagioso, ha molta inquietudine dentro di sé e rivela al ragazzo di essere alla costante ricerca della via d'uscita del "labirinto della sofferenza umana". Creata da Josh Schwartz, creatore di The O.C. e co-creatore di Gossip Girl e Chuck, la miniserie originariamente avrebbe dovuto essere un lungometraggio per il grande schermo, rinviato più volte da Paramount Pictures, poi adattato per la tv da Hulu.
Cercando Alaska e la difficoltà di diventare adulti
Divenuto celebre grazie al film Colpa delle stelle (2014), con protagonisti Shailene Woodley e Ansel Elgort, trasposizione cinematografica del suo omonimo romanzo pubblicato nel 2012, John Green ha sempre avuto un occhio di riguardo per le storie con protagonisti adolescenti e giovani che cercano di trovare il proprio posto nel mondo. Dopo Città di carta (2008), diventato anche questo una pellicola, ora tocca al suo primo libro, Cercando Alaska, avere un alter ego in celluloide.
I 20 migliori teen drama della nostra (e vostra) adolescenza
Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta del solito teen drama tutto feste, gossip e baci rubati: i teen ci sono, ma il drama li avvolge completamente. Proprio come nella poesia di Lorenzo Il Magnifico, questi ragazzi sono come candele che bruciano e sembrano non accorgersi di vivere il momento più fertile della loro vita: pieni di passione per la conoscenza, alla continua ricerca di un significato che dia senso alle loro esistenze, finiscono per l'imparare molto di più l'uno dall'altro che non dai libri che studiano.
Miles capisce infatti presto che le parole sono sì importanti, ma per capire davvero che cosa vogliono dire bisogna vivere, provare, sbagliare, soffrire. L'imprevisto, il dolore sono inevitabili, connaturati alla natura umana: bisogna comprenderlo e imparare a conviverci. Questo significa crescere, diventare adulti. Una cosa maledettamente complicata, eppure inevitabile.
Da I ragazzi del muretto a Skam Italia: l'evoluzione del teen drama italiano
Un cast di giovani talenti
I legami tra i protagonisti e i loro dialoghi brillanti sono il cuore di Cercando Alaska: per rendere vivi questi personaggi ci voleva quindi un cast di giovani attori all'altezza del compito. Charlie Plummer - vincitore del Premio Marcello Mastroianni nel 2017 alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, per la sua interpretazione nel film Lean on Pete - conferma il suo talento: con ogni sguardo, ogni gesto malfermo, ci comunica il disagio esistenziale di Miles, la sua insicurezza, il suo continuo desiderio di essere accettato e soprattutto visto. Denny Love ha dei tempi comici perfetti e Kristine Froseth, oltre a sembrare la sorella minore di Margot Robbie, ha una presenza scenica e una tristezza negli occhi perfetta per il ruolo di Alaska, enigmatica e sfuggente, proprio come la giovinezza. Veder interagire questi tre talenti in ascesa è un piacere per occhi e orecchie, anche quando hanno a che fare con cigni aggressivi e coetanei dotatati di minore sensibilità, continuamente pronti a mettere in atto scherzi di cattivo gusto.
Chiamati a raccontare qualcosa di molto intimo e difficilmente comunicabile come l'angoscia esistenziale, pensieri suicidi e la forza di volontà che serve per affrontare ogni giorno un mondo che cerca di farti sentire sbagliato a causa della tua altezza, del colore della tua pelle, del tuo sesso, o di qualsiasi cosa ritenga non conforme ai suoi valori, i tre attori danno vita a tre caratteri a cui è difficile non affezionarsi. Soprattutto grazie a loro, in otto episodi Cercando Alaska racconta con intelligenza che cosa vuol dire essere dei ragazzi che si affacciano all'età adulta: nonostante le macchine, i cellulari e le altre "diavolerie moderne", crescere è sempre difficile, oggi come a fine '400.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Cercando Alaska, Josh Schwartz - già creatore di The O.C., Gossip Girl e Chuck - adatta per la tv l’omonimo romanzo di John Green, suo esordio letterario. La storia di Miles, ragazzo che va all’università per trovare il suo “grande forse” e si innamora a prima vista di Alaska, amante dei libri e misteriosa, è un racconto sensibile, che ci mostra quanto sia difficile crescere e trovare il proprio posto nel mondo. Cuore della serie sono i giovani protagonisti: Charlie Plummer, Denny Love e Kristine Froseth sono dei talenti da tenere d’occhio, che ci fanno immediatamente affezionare ai personaggi.
Perché ci piace
- I protagonisti Charlie Plummer, Denny Love e Kristine Froseth sono dei talenti da tenere d’occhio.
- I dialoghi brillanti.
- Si raccontano temi difficili da portare sullo schermo come l’angoscia esistenziale.
Cosa non va
- Forse otto puntate sono troppe, ma grazie al carisma dei protagonisti scorrono veloci.