Cattiverie a domicilio, la recensione: se lo scandalo viene per posta

La recensione di Cattiverie a domicilio: le sempre ottime Olivia Colman e Jessie Buckley solo le protagoniste di un film a metà strada tra un giallo e una (tragi)commedia familiare inglese. Dal 18 aprile al cinema con Bim Distribuzione.

Cattiverie a domicilio, la recensione: se lo scandalo viene per posta

Da un lato il giallo è il nuovo nero al cinema e in tv, dall'altro le commedie inglesi, intrise di quel british humour tipico e inimitabile, composto eppure pungente, funzionano (quasi) sempre, soprattutto se coadiuvate da un buon cast. E se unissimo tutti questi elementi cosa nascerebbe? Probabilmente la nostra recensione di Cattiverie a domicilio, il nuovo film di Thea Sharrock con Olivia Colman e Jessie Buckley, presentato in anteprima al Festival di Toronto e nei cinema italiani dal 18 aprile distribuito da Bim Distribuzione, dopo i numeri al botteghino senza precedenti dalla pandemia nel Regno Unito con un milione di presenze in sala. Il motivo del successo? Un mix perfetto di commedia, dramma e... scandalo.

Un'incredibile trama reale

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Cattiverie a domicilio: Olivia Colman e Jessie Buckley a confronto

La pellicola è tratta da un'incredibile storia vera accaduta cento anni fa in una cittadina costiera dell'Inghilterra. Siamo nel 1922 a Littlehampton e uno scandalo al limite del farsesco minaccia la tranquillità del paesino in cui tutti bene o male si conoscono, soprattutto nel quartiere al centro della trama. Protagoniste sono due vicine di casa, Edith (Olivia Colman, sempre più la Meryl Streep inglese, potendo interpretare praticamente chiunque), una donna autoctona conservatrice e remissiva cresciuta con un'educazione rigidissima impartita dal padre autoritario e Rose (un'altra conferma di trasformismo, Jessie Buckley), un'immigrata irlandese trasferitasi da non molto dopo la morte del marito in guerra, insieme alla figlia e al compagno nero, schietta e sboccata, che fa subito parlare di sé venendo guardata con circospezione e sospetto dagli abitanti. Le due diventano inizialmente amiche nonostante abbiano due caratteri agli antipodi (o forse proprio per questo) ma, quando iniziano ad essere recapitate una serie di lettere minatorie che offendono senza mezzi termini e con riferimenti sessuali Edith e la sua famiglia, Rose viene arrestata perché sospettata e rischia di essere portata a processo.

Un cast perfettamente al proprio posto

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Cattiverie a domicilio: Olivia Colman in una sequenza

Olivia Colman e Jessie Buckley tornano a recitare insieme dopo La figlia oscura e sono la vera forza trainante del film, insieme ai dialoghi intrisi di humor inglese. Le due protagoniste sono coadiuvate dal sempre bravissimo Timothy Spall, così fastidiosamente cattivo nei panni del padre-padrone di Edith, e da un cast meravigliosamente in parte nei panni dei coloriti personaggi sopra le righe che abitano il paesino. Come la cerchia delle amiche di Edith, oppure la squadra alla stazione di polizia, con l'agente Gladys Moss (Anjana Vasan) a farsi per prima portavoce della tematica principale della pellicola, ovvero quella dell'emancipazione femminile, essendo trattata e vista dai colleghi uomini come meno degna di essere creduta ed ascoltata in modo (tristemente) ironico.

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Cattiverie a domicilio: una sequenza spassosa con Anjana Vasan

Intitolato in originale Wicked Little Letters, ricordando un romanzo di Agatha Christie, il film sembra omaggiare la celebre scrittrice anche attraverso il lato crime e procedurale della vicenda, con le indagini di detective più o meno improvvisati e dilettanti, utilizzando un mix tragicomico sempre squisitamente in bilico tra i generi, a metà strada tra Il terrore viene per posta e La morte nel villaggio, grazie alla scrittura di Johnny Sweet e alla regia di Thea Sharrock (già dietro la macchina da presa per Io prima di te, L'unico e insuperabile Ivan).

Un tema femminista

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Le donne di Cattiverie a domicilio

Due sono le tematiche principali portate avanti da Cattiverie a domicilio, che risuonano ancora oggi per la loro portata e il loro apparente ciclico ripetersi senza soluzione di continuità. Da un lato il tema della religione, che proprio attraverso il personaggio di Edith e quello del padre, mostra quanto troppo spesso la fede venga scambiata e confusa con perbenismo e ipocrisia, possessione e sacrificio, generando mostri e pericoli che forse non sarebbero usciti allo scoperto se lasciati liberi di vivere serenamente la propria vita. All'ombra di una società fortemente patriarcale in cui è l'uomo a dettare legge tanto in casa quanto fuori dalle mura domestiche, e sul posto di lavoro.

Dall'altro quella dell'indipendenza femminile, attraverso tutti i personaggi di questo microcosmo fittizio che ne racconta, però, uno vero, per parlare infine del mondo anche oltre i confini britannici e della società, anche quella contemporanea fatta di piccole lettere malvagie attraverso internet e i social media, il revenge porn e altri escamotage. Una tematica già vista e raccontata ma qui deliziosamente messa in scena da un ensemble tecnico ed artistico che apparecchia una tavola in cui ogni posata e stoviglia è al proprio posto. Come galateo inglese vorrebbe.

Conclusioni

Abbiamo parlato di emancipazione femminile e di perbenismo religioso nella recensione di Cattiverie a domicilio poiché si tratta dei due temi principali portati avanti del film di Thea Sharrock con Olivia Colman e Jessie Buckley, sempre meravigliose così come il resto del cast, a partire da Timothy Spall. Un modo per parlare di attualità attraverso una dramedy che ad un certo punto diventa anche legal, con una messa in scena puntuale e composta, omaggiando i gialli di Agatha Christie con Miss Marple e quel tipo di atmosfere letterarie.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Olivia Colman e Jessie Buckley, semplicemente perfette nei rispettivi ruoli e insieme.
  • Il valore aggiunto dato da Timothy Spall e Anjana Vasan.
  • Le atmosfere che mescolano, giallo, dramma e commedia.
  • L’attualità dei temi affrontati…

Cosa non va

  • …anche se potrebbero sembrare triti e ritriti.
  • C’è forse qualche piccola battuta d’arresto nella parte centrale.