Un tocco fantastico per una commedia romantica originale e ben scritta. Il centro del film? Quella vocina che ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, indirizzandoci nelle scelte quotidiane. Ecco lo spunto dietro Cattiva coscienza, diretto da Davide Minnella e scritto insieme a Stefano Sardo, Giordana Mari, Teresa Gelli. La storia? Minnella immagina che le coscienze abbiano sembianze antropomorfe, lavorando in una sorta di grande ufficio. Una di loro, Otto (Francesco Scianna), scende sulla terra perché il suo "assistito" Filippo (Filippo Scicchitano) ha perso la testa per Valentina (Matilde Gioli), a pochi giorni dal matrimonio con Luisa (Beatrice Grannò), provando a far cambiare idea al ragazzo.
Un film, Cattiva coscienza, che parla di dubbi, e di scelte: "Di dubbi ne ho tanti", dichiara il regista a Movieplayer, "certo, viviamo in un'epoca in cui l'approccio del dubbio si scontra con la rappresentazione che diamo di noi stessi sui social. La verità è un'altra. Le nostre vite non sono come quelle che mostriamo. Dobbiamo crescere, e anche sbagliare. Sbagliare è importante. E nel film raccontiamo questo: è meglio vivere una vita reale piuttosto che vivere una vita che giudica gli altri".
Cattiva Coscienza: video intervista a Matilde Gioli e Francesco Scianna
Se si parla di dubbi, perché oggi è tanto complicato porsi delle domande? "Accolgo i miei dubbi. Anzi. In questa fase mi piace soffermarmi sulle contraddizioni, e osservo gli altri cercando queste contraddizioni. Anche quando parlo, ci penso. È bello vedere le trasformazioni. Il dubbio è vitale", spiega Francesco Scianna nella nostra video intervista. Gli fa eco Matilde Gioli: "Bisognerebbe riconoscere il valore di porsi dei dubbi. Chi si mette in discussione ha un valore maggiore, perché sono in grado di gestire più situazioni. Nell'immaginario comune la persona senza dubbi attrae, tuttavia la ricchezza arriva proprio da chi pone i dubbi".
Dietro Cattiva coscienza, una sfida ancestrale: quella tra l'istinto e la ragione. Ma Francesco Scianna e Matilde Gioli, come scelgono i loro copioni? "C'è l'istinto, ma poi dialogo con la ragione. Mi prendo il tempo, e leggo le sceneggiature più volte", di dice l'attore. "Ho scelto sempre in modo istintivo, ho sbagliato alcune scelte, per altre invece ho fatto la scelta giusta". Ma i protagonisti, come immaginano la voce della loro coscienza? "La voce della coscienza? La mia! Da ragazzino mi immaginavo diviso in quattro. Quattro me, tutti diversi. Oggi la mia voce è più morbida, e quando sono innamorato mi rendo conto che la coscienza si mette in mezzo, parlandomi a go-go", confida Francesco Scianna. Per Matilde Gioli: "Anni fa sentivo un grillo parlante alla Pinocchio, sentivo come un insetto che mi parlava. Ora, la voce che sento è la mia. Forse perché ho trovato maggiore equilibrio".
Cattiva Coscienza: video intervista a Davide Minnella e Filippo Scicchitano
Come scritto nella nostra recensione, tra le note più originali di Cattiva Coscienza c'è la location: una Roma diversa, che evita l'effetto cartolina. "Cercavo una Roma che non fosse una Roma da cartolina. La Coscienza arriva, scende sulla terra, si ritrova sotto la Tangenziale, e incontra sporcizia e frastuono. Sono legato alla Tangenziale Est di Roma, perché lì si incrociano tante strade. Credevo fosse una location interessante, e mi sono divertito nell'immaginare in quell'angolo il mondo reale e il mondo irreale", dichiara Davide Minnella. Se il giusto e lo sbagliato sono effettivamente co-protagonisti, "Uno dei temi del film è la scissione tra ciò che siamo, e ciò che vorremmo essere. È il centro su cui ruota la vita di ognuno di noi, credo", prosegue il regista.
Dall'altra parte, c'è Filippo Scicchitano, che spiega quanto "oggi non ci viene perdonato nulla. Il film racconta questo: siamo fragili, nonostante mostriamo impeccabilità. Il mio personaggio si impone un modello di vita troppo scrupolosa. C'è poi un cortocircuito tra me e la mia coscienza, facendogli capire i tratti che lo rendevano infelice. È qualcosa che non si allontana dalle domande che si pone il mio personaggio. Cosa pensano di me, se fare una cosa è giusto o sbagliato. Domande che fanno parte di noi, poi certo, nel film diventa qualcosa di patologico ed esasperato..."