Uscirà in una data estremamente insolita, giovedì 14 agosto, la nuova proposta fantasy di questa estate cinematografica particolarmente ricca di titoli che dialogano col fantastico e con la nostra immaginazione, spalancandoci nuovi orizzonti. Dopo la carica dei supereroi, che vivrà il suo momento più atteso mercoledì prossimo con l'arrivo de Il cavaliere oscuro, è giunta l'ora di tornare nel fantastico mondo di Narnia, tre anni dopo averlo scoperto in compagnia dei quattro fratelli Pevensie, catapultati attraverso un armadio dall'Inghilterra dei giorni nostri al regno incantato abitato dal leone Aslan e dalle altre creature mitiche perennemente nei guai. A Narnia sono trascorsi più di 1300 anni da allora e adesso i quattro fratelli inglesi sono chiamati a una nuova, difficile missione: aiutare il popolo di Narnia a liberarsi del malvagio Lord Miraz e dei Telmarini che hanno usurpato il loro regno, devastandolo e annientando la sua gente. Come già preannuncia il titolo di questa seconda avventura, Le cronache di Narnia: Il Principe Caspian, c'è un nuovo, valoroso eroe accanto ai quattro ragazzi, il legittimo erede al trono di Narnia costretto alla clandestinità per le cospirazioni di Miraz che mira a far salire al trono il figlio appena nato.
Tratto dal romanzo omonimo di C.S. Lewis, questo nuovo capitolo di Narnia è stato girato tra la Nuova Zelanda, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Slovenia. Ad arricchire il cast originale, oltre al giovane Ben Barnes nei panni del principe Caspian, ci sono due nomi italiani: Sergio Castellitto, nel ruolo del crudele Lord Miraz, e Pierfrancesco Favino, in quelli del capo dell'esercito dei Telmarini, il generale Glozelle. A dirigere è ancora una volta Andrew Adamson, già regista de Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l'armadio, e dei primi due capitoli di Shrek. Il regista e i due attori di casa nostra hanno presentato il film alla stampa romana, a poche settimane dall'uscita nelle sale, alla vigilia di ferragosto, distribuito da Buena Vista.
Andrew Adamson, regista di Narnia e Shrek, due saghe che si cibano di fantasy. Qual è il suo rapporto con il fantastico e quali punti di contatto ci sono tra i titoli che lei ha diretto?
Andrew Adamson: Shrek e Narnia sono molto diversi, il primo è irriverente, mentre Narnia è molto riverente, ma hanno il comune il fatto che il fantasy ti permette di raccontare quelle verità della vita che spesso sono nascoste e lo fa in modo non palese. Lo spettatore riceve cioè questo messaggio sotto forma di intrattenimento, ma quando uscirà dalla sala cinematografica si porterà qualcosa dentro su cui riflettere. Quando realizzo un film cerco sempre un legame per ancorarlo alla mia vita. Nel caso di Narnia è la necessità di lasciarsi alle spalle il posto dove sei cresciuto, mentre Shrek può essere visto come una vera e propria cronologia della mia vita: nel primo episodio c'è l'amore con le sue difficoltà, nel secondo la presentazione ai genitori di lei, nel terzo i figli e nel quarto ci sarà la classica crisi di mezza età, tutte cose di cui ho fatto esperienza nella mia vita.
Non trova che ultimamente ci sia una saturazione del genere fantasy nelle sale?
Andrew Adamson: E' vero, in tutti i week-end delle settimane appena trascorse, sono usciti negli Stati Uniti dei blockbuster molto attesi, ma c'è da dire che non tutti riescono a ottenere certi risultati. Gli studios stanno perciò cominciando a negoziare tra loro per non far uscire tutte insieme queste pellicole dal grande appeal commerciale, perché stanno soffrendo di questa concorrenza.
Secondo alcune voci Narnia si fermerà al terzo capitolo, mentre qualche tempo fa già si parlava di un quarto episodio della saga.
Andrew Adamson: Sono voci infondate, è solo stato mal interpretato un commento del produttore Mark Johnson che diceva che oltre il terzo capitolo di Narnia non erano ancora stati fatti piani formali per i successivi film. Ovviamente la Disney continuerà a realizzare gli altri episodi finché la gente continuerà a vederli.
Ci sono state canzoni che ha fatto sentire agli attori sul set del film perché ne traessero ispirazione?
Andrew Adamson: Utilizzo la musica per ispirare gli attori, ma anche in modo satirico. Per esempio mettevo Don't Let The Rain Come Down come canzone di buon auspicio, o Faith di George Michael per infondere fiducia a tutti o ancora Eye of the Tiger, main title di Rocky, per caricarli. Durante le due settimane di riprese del duello abbiamo sentito spesso anche Paolo Conte. Poi c'è stata la scena dell'incoronazione dove abbiamo messo in sottofondo le musiche del primo Narnia e ogni attore hanno dato il meglio di sé. E' partito tutto da una coincidenza. Stavo lavorando con Georgie Henley, l'attrice che interpreta Lucy Pevensie, alla scena in cui sogna di incontrare il leone. Volevo che entrasse in uno stato quasi etereo e perciò le avevo consigliato di portare con sé il suo iPod con la sua musica preferita e quella composta da suo padre che è un grande musicista, in modo così da poterne trarre ispirazione. Tutta la troupe ha quindi cominciato a usare la musica, che ha modificato sia il loro umore che la recitazione. E' stata una scoperta straordinaria.
Per il futuro pensa di realizzare film in 3D?
Andrew Adamson: Avevo considerato la possibilità di realizzare Narnia in 3D, ma poi abbiamo dovuto rinunciare per una questione di tempi e di budget. Siamo curiosi di vedere cosa succederà con Avatar di James Cameron che è tutto in 3D, perché bisogna capire se questa tecnologia possa rappresentare o meno un ostacolo alla comprensione del film. Sicuramente la messa in scena è completamente diversa rispetto al cinema classico, e me ne sono reso conto quando ho realizzato 40 minuti di scene in 3D di Shrek.
Sergio Castellitto, qual è stata la sua preparazione fisica per affrontare la scena del duello con un ragazzino di quindici anni?
Sergio Castellitto: In realtà è stato lui a fare una dura preparazione per combattere contro di me. La sera a cena, poi, cercavo di intimorirlo psicologicamente, così che il giorno dopo sul set fosse in soggezione. A parte gli scherzi, quel duello è straordinario non solo per come è girato, ma anche per il suo significato: è la metafora dell'odio che gli adulti spesso hanno per la giovinezza. Per questo penso che sia una scena destinata a restare nella storia.
Come si lavora con i ragazzi?
Sergio Castellitto: Narnia è un film ricco di diversità. Tra queste c'era anche l'incontro tra recitazioni diverse perché noi siamo attori e gli altri ragazzi che si trovavano a confrontarsi con attori professionisti. I ragazzi hanno un'imprevedibilità, sono la punta del diamante e per questo sono spesso incontrollabili. Noi portavamo sul set la nostra esperienza, loro la brillantezza e quello scintillio tipico della loro età. Il set è un luogo di emozioni, dove si consumano delle emozioni che bisogna creare durante tutta la giornata di lavoro, perchè solo questo assicura dignità emotiva a ciò che fai.
Andrew Adamson: E' vero, è una lezione che ho imparato da Georgie nelle prime settimane di lavoro quella del set come luogo dove entrano in gioco le emozioni, quando ero profondamente preoccupato dal budget e dalla rigida tabella di marcia. Mi sono reso conto che Georgie non riusciva a entrare nel personaggio e così le ho chiesto se ci fosse qualcosa che non andava e lei mi ha risposto che non si sentiva a suo agio, perché se il primo capitolo di Narnia per lei era stato un gioco, adesso invece era un lavoro. Così mi sono reso conto delle sue esigenze, abbiamo aumentato il budget a disposizione, prendendoci tutto il tempo possibile per mettere gli attori nella condizione migliore per esprimersi.Cosa si prova a vestire i panni del cattivo?
Sergio Castellitto: I film sono ricordi, buoni o cattivi, e questo film per me è un ricordo bellissimo. L'ho fatto anche per i miei figli. Alla prima newyorchese, mia figlia si girava e mi tirava un pugno ogni volta che mi vedeva agire in modo cattivo sullo schermo. Credo che il cattivo abbia sempre le sue ragioni, spesso in loro c'è un'intelligenza, un'acutezza che fa la differenza.
Andrew Adamson: La cattiveria è una questione di prospettiva. Per qualcuno un personaggio può essere un cattivo, per altri un eroe.
Pierfrancesco Favino: I cattivi sono personaggi bellissimi perché hanno tante ombre interiori e vivono di contraddizioni. E' vero quello che dice Adamson, bisogna scollare il cattivo dal piano dell'etica, perché io mi comporto in modo corretto dove vivo, ma magari altrove c'è la necessità di agire in modo completamente diverso per perseguire certi obiettivi. E poi gli attori hanno l'obbligo di non giudicare mai i propri personaggi. Tra i cattivi della storia del cinema, sono sempre stato affascinato dal Dr. Jekyll e Mr. Hide di Spencer Tracy. In tutti i film, i protagonisti hanno un antagonista, in quel caso è la stessa persona ad avere dentro di sé il cattivo e l'eroe.Raoul Bova ha recentemente dichiarato che finalmente non si sente più solo a Hollywood. Questo significa che gli attori italiani hanno trovato finalmente lo spazio per sfondare anche oltre oceano?
Sergio Castellitto: Per quanto mi riguarda, non mi sono mai sentito solo né a Hollywood né a Centocelle e non ho mai avuto una fascinazione particolare per il mondo hollywoodiano. Mi considero sempre un privilegiato quando vengo contattato per prendere parte a un film e le avventure altrove sono un viaggio straordinario che uno accetta con entusiasmo e grande umiltà.