What would we do baby, Without Us? Se lo chiedeva l'opening di Casa Keaton, così incentrata sui legami familiari (d'altra parte il titolo originale Family Ties parlava chiaro), ma attingiamo a quel verso per chiederci cosa saremmo stati noi ragazzi di quegli anni senza avere quella sitcom. La serie con Michael J. Fox è stata una vera pietra miliare della televisione, simbolo degli anni '80 in cui è nata e si è sviluppata, fortemente legata al suo protagonista ma capace di costruire attorno a lui un gruppo e dinamiche uniche, interessanti e, perché no, divertentissime. Andata avanti per sette stagioni, la sitcom NBC non si è limitata a consolidare l'appeal presso il grande pubblico del suo protagonista, ma ha anche accolto e lanciato tantissimi interpreti che si sono affermati negli anni successivi, alternatisi come Guest Star nel corso della serie, come spesso capitava alle principali produzioni televisive americane, da Tom Hanks a River Phoenix e Courteney Cox.
1. Alex P. Keaton, ovvero Michael J. Fox
Non possiamo far altro che partire da lui, da quello che tutti consideriamo il protagonista assoluto di Casa Keaton, e non a torto. Ma in realtà non è stato così da subito, perché Michael J. Fox è diventato Alex P. Keaton solo dopo che ha rinunciato al ruolo Matthew Broderick. Una curiosa coincidenza, visto che nello stesso periodo l'attore si è trovato a sostituire anche Eric Stoltz sul set di Ritorno al futuro e che i due titoli, il film di Robert Zemeckis e la serie NBC, sono stati girati in contemporanea: Michael J. Fox si è trovato a lavorare di giorno a Casa Keaton e di notte al cult che l'ha reso la star che tutti amiamo. In ogni caso Alex P. Keaton è di fatto diventato il protagonista della sitcom, inizialmente pensata per raccontare i genitori Steven ed Elyse Keaton, quando gli autori si sono resi conto del successo presso il pubblico del ruolo di Fox, durante le registrazioni dal vivo del quarto episodio. Il risultato è che il giovane repubblicano di casa Keaton è diventato una vera e propria icona televisiva di quegli anni, uno dei ruoli che hanno contribuito a consolidare la fama dell'allora giovanissimo attore.
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2. La riflessione sul contesto socio-politico americano
Alex è un giovane repubblicano, perfettamente inserito nelle logiche dell'America rampante degli anni '80 e del periodo di Ronald Reagan. Uno spunto molto interessante sul quale gli autori di Casa Keaton hanno ricamato per raccontare un cambiamento importante in atto nella società statunitense di quegli anni, che veniva dal movimento culturale hippie degli anni '60 e '70, di cui i genitori Keaton facevano parte, per andare verso una nuova generazione che apriva a dinamiche socio-economiche di tipo diverso. Lo scontro sinistra-destra, democratici-repubblicani, è messo in scena nelle dinamiche familiari e generazionali dei Keaton e lascia più di uno spunto di riflessione, oltre a generare gag e situazioni in grado di divertire il pubblico. Si racconta la divisione, pur in un ambito di legami affettivi profondi come quello familiare, mettendo in scena un piccolo microcosmo in cui rispecchiare un contesto più ampio.
3. La (a)tipica famiglia televisiva americana
In questo modo l'operazione messa in piedi da Gary David Goldberg è in qualche modo simile e diversa da quella di altre sitcom similari del periodo: si racconta una famiglia con i suoi problemi e le tipiche situazioni da affrontare nel quotidiano, ma senza rinunciare a mettere in scena qualcosa di più ampio e profondo in quanto a sguardo sulla realtà contemporanea, come d'altra parte l'autore di Casa Keaton aveva già fatto in precedenza con Arcibaldo. Un approccio al racconto familiare diverso da quanto fatto da I Robinson un paio d'anni dopo, per esempio, o da Genitori in blue jeans del medesimo periodo, che ha saputo sfruttare la sua idea forte senza lasciarsi andare alla tentazione di affidarsi esclusivamente alla star in ascesa che aveva tra i protagonisti, dando il giusto spazio a tutti i componenti della famiglia.
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4. La scrittura di Gary David Goldberg
Merito della scrittura di Gary David Goldberg e i suoi autori, capaci di tratteggiare ogni personaggio in modo puntuale, sia in quanto caratteristiche del singolo che in quanto a storia da costruirgli attorno, sia ancora in quanto a ruolo all'interno della famiglia Keaton. I family ties del titolo diventano così fondamentali nel mettere in scena situazioni capaci di conquistare il pubblico, appassionarlo e divertirlo di settimana in settimana, senza ripetersi e sfruttando le età diverse dei tre ragazzi di Casa Keaton per proporre una varietà di problematiche e gag adatta a un pubblico ampio. E senza rinunciare anche a proporre la giusta evoluzione per ognuno di loro, introducendo anche un ulteriore figlio nelle stagioni successive, un matrimonio e altri sviluppi capaci di mostrare la crescita individuale di ogni membro della famiglia Keaton.
5. Le guest star
Una crescita sviluppata su sette stagioni e 176 episodi (+ un film), un percorso lungo e articolato che è stato arricchito, come detto in apertura, di un numero elevato di personaggi di contorno capaci di aggiungere e creare dinamiche nuove per il gruppo base. Non sorprende quindi che siano transitati in Casa Keaton molti attori noti all'epoca o che sarebbero diventati famosi a seguire. Qualche nome? Un impagabile Tom Hanks nel ruolo dello zio Ned, fratello di Elyse, o Courteney Cox nelle ultime stagioni nel ruolo di Lauren Miller, fidanzata e poi moglie di Alex, o ancora River Phoenix, Scott Valentine, Martha Plimpton, Corey Feldman, Geena Davis, Maura Tirney, Crisping Glover, Christina Applegate o Julia- Louis-Dreyfus. Una parata di star o future star che rappresenta anche un piacevole gioco nel rivedere la serie oggi, a 40 anni dal suo debutto.
Un +1 bonus tutto italiano
Abbiamo voluto aggiungere una nota finale, un bonus in tutti i sensi, che riguarda la programmazione italiana della serie, un plus coraggioso che purtroppo ha trovato poco seguito negli anni successivi (quindi, immaginiamo, un riscontro da parte del pubblico inferiore alle aspettative): intorno alla metà degli anni '80 Italia 1 trasmise la serie anche in versione originale sottotitolata, nel primo pomeriggio. Un tentativo coraggioso di sdoganare lingua originale e sottotitoli in tempi non sospetti, ben prima che i DVD ci offrissero la possibilità di accedere a contenuti non doppiati con più semplicità (per non parlare dello streaming in anni ancora successivi). Peccato che sia stato un tentativo pressoché isolato, che avrebbe meritato un'attenzione maggiore. Chi scrive ha avuto la fortuna di fruire di quella versione, di apprezzare Michael J. Fox in lingua originale, e forse è uno degli elementi che hanno contribuito a formare la predilezione per le versioni originali di film e serie.