Carlo Freccero chiude il RFF 2014: "Un festival che è luogo dell'avanguardia"

Si chiude oggi, l'ottava edizione del festival romano dedicato alla fiction: nella conferenza stampa di chiusura, facendo un bilancio, Carlo Freccero e Marco Follini hanno parlato dell'evoluzione della manifestazione, e delle sue prospettive future.

L'ottava edizione del Roma Fiction Fest, che si chiude oggi, è stata anche la prima della gestione Carlo Freccero. Una manifestazione che ha già preso l'impronta, votata all'eclettismo e alla sperimentazione, del suo direttore artistico: la fiction televisiva, territorio da cui sono fuoriuscite, nel corso degli ultimi anni, le opere più interessanti e innovative dell'audiovisivo, trova nel festival romano la sua miglior vetrina di esibizione. Come dichiarato oggi dallo stesso Freccero, coadiuvato dal presidente dell'Associazione Produttori Televisivi Marco Follini, e dal presidente della giuria Alberto Sironi, nell'incontro stampa di chiusura del festival, c'è molto ancora da fare; specie sul versante del collegamento del festival romano con il mercato internazionale, e sulla sua reale possibilità di essere "vetrina" per i prodotti televisivi italiani nel mondo.

Ma è indiscutibile la direzione tracciata dalla manifestazione, in linea con le peculiarità di un medium (il piccolo schermo) che è cambiato radicalmente nel corso degli ultimi anni, e che continua ad ibridare il suo linguaggio con quello dei media a lui affini (in primis il cinema). Su questi argomenti, oltre che su un bilancio di una settimana di proiezioni ed incontri, e sulle prospettive future della manifestazione, si è incentrato l'incontro stampa di oggi; che ha visto un Freccero come sempre vulcanico, una fucina di idee e suggestioni che lascia presagire (se verrà riconfermato alla guida del festival) ulteriori innovazioni e sorprese nelle edizioni a venire.

RFF 2014: Carlo Freccero con Sergio Salvi e Mario Gianani al convegno Presente e futuro della fiction italiana
RFF 2014: Carlo Freccero con Sergio Salvi e Mario Gianani al convegno Presente e futuro della fiction italiana

Una manifestazione che costruisce l'immaginario

"Crediamo di essere riusciti nell'intento di offrire più cose", ha dichiarato Follini, "e di lanciare inoltre due messaggi: il primo è che, nell'universo audiovisivo, la fiction ha un valore che tende a crescere, il secondo è che la scrittura, e la 'fabbrica delle idee', hanno anch'esse un peso che tende a crescere. L'ottima partecipazione ai panel, e a iniziative come quella di Agorà (forum internazionale, dedicato agli addetti ai lavori, sulle serie di genere factual, ndr) ci confortano. Le presenze sono state in linea con le altre edizioni. Già dalla prossima, valuteremo se anticipare l'appuntamento di qualche settimana, intorno a luglio: potrebbe essere quello il periodo più adatto, ma è una discussione ancora da fare". A prendere la parola è stato poi Freccero. "Quando si fa un festival, ci sono un progetto, un piano editoriale e degli obiettivi", ha spiegato il direttore artistico. "A me il lavoro su questo festival interessava come lavoro intellettuale: l'obiettivo era mettere al centro una discussione su cosa sia produrre fiction, e capire cosa sarà la tv del futuro. Sull'audience, personalmente, credo di avere il passaporto in regola: io, in tanti anni di lavoro per la tv generalista, ho sempre fatto audience. Ma un festival dev'essere una cosa diversa: oggi l'idea stessa di festival sembra antiquata, ma in realtà questo dev'essere un luogo dell'avanguardia. Questa è una manifestazione rivolta a un pubblico specializzato, agli addetti ai lavori; e lo dico io, che ho sempre dovuto lavorare sulla quantità, sulla massa. La tv è ora un medium complesso, che non deve solo creare quantità, ma articolarsi in più discorsi. La fiction è il terreno su cui si crea lo scontro tra la tv di conservazione e quella di rottura, di innovazione. Questo è un tema politico-culturale. Noi abbiamo posto a confronto tre modelli: quello della fiction italiana, quello europeo, che a sua volta consiste in più modi di creare fiction (tra cui quello "industriale" inglese, quello francese di serie come 3 x Manon, e quello dei prodotti dei Paesi Bassi) e quello americano, che è fondamentale. Saranno anche mancate le star, ma noi abbiamo avuto un'idea editoriale forte: abbiamo creato giornate a tema, tra cui quella queer, quella del political drama, ecc. I festival lasciano tracce, e tra le loro tracce ci sono i cataloghi: in questi c'è una lettura, un archivio, in cui emerge tutto il lavorio che viene fatto nel festival. Questo festival è appunto una serie di appunti: su cosa sia scrivere e pensare la fiction, e su cosa significhi costruire l'immaginario."

Lo stato dell'arte della fiction italiana

Una foto di Alberto Sironi
Una foto di Alberto Sironi

Qualcuno chiede come mai, tra i premi, non sia stato assegnato quello al miglior canale dell'anno per la programmazione italiana. "Il motivo è stato la mancanza di un canale capace distinguersi per le scelte editoriali", ha detto Alberto Sironi. "Le reti generaliste erano lontane dalla qualità e dalla creatività necessarie, ancora troppo ancorate a un gusto medio; mentre Sky, nonostante il grande coraggio dimostrato con una serie come Gomorra - La Serie, è ancora lontana da una scelta di carattere continuativo. Vediamo comunque questo mancato premio come uno stimolo alle reti a fare di più." Rispetto a un comparto italiano ancora poco vivo, e all'assenza di un mercato, all'interno del festival, Freccero ha spiegato: "I tempi erano ridotti, per cui ho cercato di concentrarmi soprattutto sui prodotti europei. Il problema della produzione italiana è il fatto che ha solo due committenti, obbligati entrambi a produrre in un certo modo. Io ho una grande esperienza di lavoro nella tv generalista, e so che lavorarci significa operare per un'audience, puntare a costruire quantità. Rispetto molto la tv generalista, l'ho fatta per tanti anni, ma in questo festival volevo evidenziare altro. Rivendico l'importanza del focus sulla Turchia, in cui abbiamo visto cose davvero interessanti. Ci sono state delle manchevolezze, nessuno lo nega, in particolare riguardo ai prodotti provenienti dal Sud America e dall'Asia, ma tutto è migliorabile". Marco Follini ha voluto comunque sottolineare la funzione di stimolo, per la visibilità dei prodotti nostrani, di un festival come questo. "Alcuni buoni prodotti, comunque, sono stati visti, e avranno buone possibilità di mercato. È vero che, forse, nella fiction esportiamo poco e importiamo troppo, e ciò non va d'accordo con le regole del mondo globalizzato: è un problema che dovremo affrontare. Qualsiasi festival deve ragionare anche sulle criticità. In Italia abbiamo una legge che prevede che una certa quota di prodotto, nell'audiovisivo, sia destinata alla produzione indipendente: questa legge è stata finora disattesa. Dobbiamo chiederci, quindi: cosa vogliamo fare? Possiamo decidere di applicarla, e farla rispettare, oppure decidere che è meglio dare la precedenza al mercato: ma allora occorre cancellare la legge. Restare in questo limbo è la cosa peggiore che possiamo fare, dal punto di vista artistico e sociale." "L'immaginario televisivo attuale, comunque, mi ricorda molto quello cinematografico", ha concluso Freccero. "Non a caso, l'equipe che lavora con me è composta prevalentemente da cinephile. Io, col mio lavoro in televisione, sono diventato cinephagus, che è una cosa diversa: quest'ultimo si nutre di tutto, mentre il cinephile seleziona, è elitario. Quando si fa un lavoro, bisogna sempre che ci sia un erotismo, una seduzione: almeno per me, questa componente è fondamentale. Ciò è possibile solo in un lavoro intellettuale."

RomaFictionFest 2014: tutti i vincitori