Il cinema è una questione di eredità. Eredità umana, spirituale, leggendaria nella sua creazione del mito. Un mito che resiste al tempo, che resiste alla morte. Una vena laconica, che arriva di getto, a pochi minuti dall'annuncio: Carl Weathers non c'è più. Uno che di eredità, qualcosa, se ne intende. Prima giocatore di football, poi attore. Attore decisamente sottovalutato, aggiungiamo noi. Perché poi, una certa litania, sembra stigmatizzare gli attori divenuti l'estensione del proprio personaggio simbolo (e viceversa). Simbolo, leggenda, eredità. Carl Weathers, "scomparso in pace mentre dormiva", ne è l'emblema, il paradigma.
Del resto, che male c'è ad essere ricordato e celebrato per il suo essere l'altro lato di Rocky Balboa? In fondo, il cult firmato da Sylvester Stallone, dietro la gigantografia di un pugile triste, è una saga molto più corale di quanto possa sembrare. Anzi, non può esserci Rocky senza l'Apollo Creed di Carl Weathers. Pugile narciso, dalla lingua lunga, borioso, arrogante. L'alter-ego perfetto, personalità esplosiva, un gancio micidiale. Perché Apollo è l'altro l'alto di Rocky, e Carl Weathers è l'altro lato di Sly Stallone. E Carl, guarda caso, prima di arrivare sul ring, sfidando Rocky, ha sfidato lo stesso Stallone. Come? Storico il provino, in cui Weathers criticà il regista per il suo modo di recitare. Sly non ci pensò un secondo in più: aveva appena trovato un perfetto Apollo Creed.
Carl Weathers e Apollo: come nasce la leggenda
Ma come nasce la leggenda di Apollo? Stallone voleva qualcuno che fosse sfrontato, ma al tempo stesso idealmente amato dal pubblico. Quindi, l'ispirazione diretta non poteva non arrivare dal più grande di tutti i tempi: Muhammad Ali. Come Ali, Apollo doveva essere "sfacciato, teatrale, chiacchierone". Un'ispirazione diretta, che poi si lega ad altri miti della boxe come John Arthur Johnson (attivo nell'Epoca Jim Crow), Sugar Ray Leonard e ancora a Joe Louis. Apollo Creed è un mix, dentro e fuori il ring. Se Muhammad Ali è la reference principale, nella tecnica e nel linguaggio, è stato poi Carl Weathers a rivederlo, facendolo suo.
"Le sceneggiature che ho letto erano tutte avvincenti", spiegava l'attore nel 2015, in occasione dello spin-off Creed - Nato per combattere con Michael B. Jordan. "Quei film, per me, non solo erano interessanti, per me valeva la pena prenderne parte e valeva la pena vederli al cinema. Con Rocky abbiamo realizzato qualcosa di magico". Magico, e nemmeno a dirlo, immortale. Del resto, l'uscita di scena di Apollo, in Rocky IV, oltre ad aver dilaniato emotivamente i fan, è stata propedeutica per l'evoluzione stessa di Balboa. Da rivale ad amico, in un percorso da manuale. Apollo, allora, diventerà opposto ma complementare a Rocky, formando con lui una delle coppie più influenti e memorabili del grande schermo.
Burt Young: perché Paulie Pennino è la scheggia impazzita della saga di Rocky
I miti, che non muoiono mai
Eredità, come scrivevamo all'inizio, e cambiamento. Il viaggio di Apollo, infatti, arricchisce e la saga di Rocky, portando l'enfasi e l'epica tipica dello storytelling sportivo. Se il Paulie di Burt Young è la scheggia impazzita dello show, l'Apollo di Carl Weathers rappresenta il motore, nonché lo scopo principale dello Stallone Italiano, restandogli fedele anche dopo Rocky IV. Prima come acerrimo rivale, poi come amico da vendicare. Appunto, l'epica della boxe al suo massimo, perfetta per il cinema. E mentre scriviamo, rintracciando i confini di un personaggio inimitabile, torna in rilievo il percorso artistico di Carl Weathers. Perché no, in carriera non è stato solo Apollo, ma se affronti un mito, di conseguenza l'immaginario collettivo finirà per sovrapporti al mito stesso. E i miti no, quelli non muoiono mai.