"Finchè gli uomini non lotteranno per i diritti delle proprie figlie e madri, non ci sarà parità", ne è convinta Valentina Lodovini parlando della commedia di cui è protagonista: Cambio tutto!, un film di Guido Chiesa disponibile su Prime Video dal 18 giugno. Il titolo è uno dei tanti rimasti bloccati dalla chiusura delle sale, ora che si riparte la scelta è stata comunque quella di farlo sbarcare online.
Al centro un racconto che con leggerezza e una buona dose di realismo mette alla berlina alcuni stereotipi femminili e solleva contemporaneamente una questione maschile: "Ho scoperto molto su come le donne si sentano nei confronti degli uomini, che perdono sempre più in virilità e mascolinità, incapaci di decidere. - dice il regista - È come se continuassimo a sfruttare le donne, ma in modo diverso, nuovo: non facendoci carico delle responsabilità". Le stesse che non vogliono prendersi il compagno della protagonista del film, Giulia, un pittore squattrinato con tanto di figlio adolescente al seguito, il capo inesperto e un ex fidanzato zerbino. Nella vita Giulia ha imparato a essere paziente, a resistere stoicamente, ad ascoltare le lamentele delle amiche e a farsi scivolare addosso le battute insolenti degli uomini sconclusionati che la circondano. Fino a quando non deciderà di ribellarsi al pensiero dominante, scatenando uno tsunami che travolgerà tutto il suo mondo.
Una storia verosimile
Scritto dal regista insieme a Nicoletta Micheli e Giovanna Bognetti, Cambio tutto! è l'adattamento di un remake, per la precisione il rifacimento spagnolo del film cileno Sin filtro (2016), ma racconta Chiesa, "abbiamo cercato di evitare il grottesco della tradizione spagnola che come pubblico siamo poco avvezzi a recepire. L'obiettivo è stato renderlo più realista possibile ispirandosi a una certa commedia americana e italiana, per quanto riguarda ritmi e alternanza di comico e drammatico". A partire da un copione "che non era stato pensato per Valentina, e che abbiamo riscritto tenendo conto delle sue emozioni rispetto a un personaggio distante da lei, ma per certi versi molto vicino. Dentro forse ci sono aspetti di tutte le donne".
L'archetipo di donna rappresentata da Giulia rispolvera la questione di genere rivelando una profonda verosimiglianza: "Chiunque si riconoscerà in ciò che accade a Giulia, anche io mi ci sono ritrovata molto. È una storia verosimile, rispecchia i tempi che viviamo. - spiega Valentina Lodovini - Ci sono momenti in cui sei più vulnerabile e fragile, e come Giulia finisci per aggrapparti a ogni cosa a prescindere dal credo: il guru, gli incensi, gli oli essenziali, una vaschetta di gelato". Dentro c'è anche la fobia del femminile "sia tra donne che tra uomini e donne, ed è proprio quello che subisce Giulia. A un certo punto però dice basta, non le interessa più dover piacere a tutti i costi, è stanca di non essere ascoltata e di essere giudicata. Per sopravvivere si concentra su se stessa; è una donna che si ribella a una mancanza di parità".
Che siamo ancora lontane dal raggiungere: "Se un'attrice fa un commento, seppur costruttivo, passerà per 'l'attrice capricciosa', se lo fa un collega maschio sarà uno con una forte personalità. Forse sbaglio nel mondo di dire le cose, ma questa differenze si sentono", continua l'attrice.
Cambio tutto!, la recensione: La rivincita delle donne?
Tra stereotipi sul mondo femminile e voglia di ribellarsi
Cambio tutto! smonta con ironia alcuni degli stereotipi più diffusi sul femminile, come quello della donna multitasking: "Lo siamo tutti in varia misura perché la vita ce lo chiede. Ma dipende molto dal sistema culturale in cui viviamo: alle bambine si regala la cucina o la bambola di cui prendersi cura e al maschio le macchine. - commenta la Lodovini - Non la capisco la paura di non dare una cucina a un bimbo, forse diventerebbe un bravo casalingo e allora uomini e donne potrebbero occuparsi insieme delle cose di casa, ci si potrebbe interscambiare i ruoli. Continuo a pensare che sia una questione di paura, viviamo in una società che giudica una donna da come si presenta, e giustifica la violenza sessuale in base a come sia vestita".
Molti di quei luoghi comuni li ha vissuti in prima persona: "Forse la battuta sul ciclo è in assoluto quella che mi sono sentita dire più spesso, come pure il fatto di non essere ascoltata, ma ho capito che dipende dall'intelligenza di chi hai davanti, le persone più intelligenti di solito chiedono al tua opinione".
"La mia parte femminile - le fa eco il regista - ha vissuto tutti questi stereotipi sulle donne, abbiamo scritto la sceneggiatura a sei mani e avere una donna nel team è stato importante perché ha messo in gioco anche le proprie esperienze. Ci siamo ispirati alla realtà". A non somigliargli sono invece i personaggi maschili di questa storia, figure deresponsabilizzate e incapaci di adeguarsi al cambiamento delle donne. Il motivo? Guido Chiesa se lo spiega così: "Il modello del maschio autoritario che in famiglia decideva tutto è entrato in crisi a partire dagli anni '60, perché non reggeva più l'evoluzione e il cambiamento della società. Il femminile si è messo molto in gioco, il maschile invece lo ha solo subito non facendosi domande e non elaborando questa sorta di lutto della perdita del ruolo dell'autorità, cercando a tentoni una nuova identità che non riesce ancora a trovare".
Ma qual è il posto della donna nell'immaginario maschile? È forse questa l'ultima domanda che dovremmo porci nella questione dell'uguaglianza uomo-donna: "Si dovrebbe lavorare molto sul rispetto: credo il maschio ne abbia ancora poco della donna. Finché si userà l'immagine di una modella per vendere una macchina o un detersivo, si continuerà a intendere la donna in un certo modo".
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