Raoul Bova è uno sciupafemmine; questa è la notizia del giorno. Attenzione, però, a non lasciarsi trarre in inganno dalle apparenze. In realtà non si tratta di uno scoop da prima pagina, ma dell'ultimo ruolo interpretato dall'attore romano nel film Buongiorno papà, seconda commedia di Edoardo Leo dopo l'esordio con 18 anni dopo, distribuito da Medusa in 450 sale dal 14 marzo. Marito fedele e padre attento nella vita, questa volta Raoul si misura con il ruolo di Andrea, creativo per una ditta di product placement e uomo dedito alle avventure di una sola notte. Una vita, questa, che sembra calzargli a pennello, almeno fino a quando nella sua quotidianità non compare Layla, una stravagante diciassettenne pronta a riconoscerlo come padre. A sostenere la tesi c'è anche nonno Enzo, un ex rockettaro deciso a far valere le ragioni della ragazza e a stabilirsi nella casa di Andrea per impartire pillole di saggezza al ritmo dei Rolling Stones o dei New Trolls. Come reagirà questo scapolo d'oro di fronte a tanto stravolgimento? A raccontarcelo sono, oltre allo stesso Bova, il regista e il resto del cast formato da Marco Giallini, Nicole Grimaudo e la giovane Rosabell Laurenti Sellers.
Raoul, per questo ruolo hai vestito i panni di un padre inconsapevole e totalmente impreparato all'arrivo di una figlia adolescente. Quanto hai utilizzato della tua esperienza personale per costruire il personaggio di Andrea? Raoul Bova: Onestamente ben poca, visto che nella vita reale ho avuto tutto il tempo per prepararmi al compito di padre. Nel caso del mio personaggio, invece, l'impatto con questa condizione è del tutto diversa. Andrea e Layla cominciano un percorso di conoscenza dove entrambi provano a ritrovarsi come padre e figlia, manifestando anche le proprie fragilità e il non saper fare. Credo che questo sia un particolare molto tenero, capace di aprire un nuovo dialogo tra generazioni diverse creando dei rapporti più ampi non solo basati su regole ed educazione. Dimostrarsi un po' più umani e veri con i figli aiuta moltissimo. Per quanto riguarda il lavoro sul set, poi, questo film è stato una delle esperienze più facili della mia vita. Tutto è avvenuto in modo molto naturale. L'unica cosa difficile era tenere buono Leo che si divertiva troppo e non riusciva a stare fermo. Il tutto in un clima molto carico di energia dove si passava dalle risate alle scene di sentimenti con grande facilità.
Nel film troviamo molti riferimenti alla cultura musicale e cinematografica degli anni sessanta/settanta. Da cosa nascono questi omaggi così specifici? Edoardo Leo: Credo che la musica degli anni Sessanta sia incredibilmente adatta per il cinema soprattutto per il modo con cui venivano usati fiati e piatti. Si tratta di composizioni che si prestano facilmente ad essere montate su immagini. Inoltre mi sono confrontato con Marco Giallini sia sui brani da scegliere che per lo stile dei vestiti da far indossare al suo personaggio, il rocker Enzo. Altri elementi, poi, erano già inseriti nel soggetto originale e non ho fatto altro che adattarli al mio stile.A proposito del soggetto originale, raccontaci come nasce il progetto di questo film. Edoardo Leo: Dopo il mio primo film Diciotto anni dopo, ero alla ricerca di una storia diversa che mi portasse verso una commedia dai toni un po' più commerciali. A quel punto è intervenuta la produttrice Federica Lucisano proponendomi il soggetto di Massimiliano Bruno. Me ne sono innamorato fin dalla prima lettura, così ho chiesto la possibilità di lavorare sulla prima stesura della sceneggiatura apportando dei cambiamenti che fossero più nelle mie corde. I Lucisano mi hanno dato completa libertà e quello che avete visto è proprio il prodotto nato da un intenso lavoro di squadra. Inoltre, in fase di revisione, ho avuto la possibilità di fare dei cambiamenti avendo già la configurazione del cast. E non avete idea di quanto sia stimolante scrivere un personaggio sapendo perfettamente a chi fare riferimento. Per quanto riguarda l'idea di inserire il personaggio di Andrea nel mondo del product placement, era già nel soggetto originale, quindi non ho fatto altro che ampliare nel migliore dei modi facendo delle ricerche piuttosto approfondite sull'argomento sia nell'ambito italiano che in quello internazionale.
Dopo molti film come Agata e Ulisse, Ex, Femmine contro maschi e Gli equilibristi, sei approdata al personaggio di Layla, figlia inaspettata con la necessità di inquadrare le persone attraverso la sua macchina fotografica. Come sei stata coinvolta nel progetto di Leo? Rosabell Laurenti Sellers: Avevo lavorato con i Lucisano più volte e a propormi l'incontro con Edoardo è stata proprio Federica. Ci siamo piaciuti immediatamente, così ho iniziato a lavorare sulla sceneggiatura con Raoul in fase di lettura. In quegli giorni ho avuto la possibilità di affrontare e risolvere proprio le scene più complesse, in modo tale che, una volta arrivati sul set, tutto si è svolto nel migliore dei modi. Inoltre, confrontarmi con un cast così è stato veramente fico. Tutti erano molto divertenti e giocosi, ma anche incredibilmente professionali. Posso dire di aver imparato molto.Edoardo Leo: Per trovare la mia Layla mi ero preparato ad un lavoro incredibile con casting interminabili nelle scuole e non. Un giorno, però, Federica mi ha proposto d'incontrare questa ragazzina così talentuosa. Io ho accettato e appena l'ho vista arrivare con i suoi capelli rosso fuoco ho capito di aver trovato quello che stavo cercando. Mi sono fermato a lei e non ho voluto vedere nessun altra ragazza.
Rosabell, ad appena diciassette anni hai già un curriculum artistico di tutto rispetto che racchiude molte esperienze sia negli Stati Uniti, dove sei nata, che in Italia. Quanto ti ha aiutato fino ad ora vivere tra queste due diverse realtà artistiche? Rosabell Laurenti Sellers: Moltissimo. Ho iniziato a lavorare a New York a soli otto anni in teatro con La Mama Theater, poi sono arrivata in Italia e sono stata coinvolta in molte produzioni televisive. Oggi, però, vorrei andare a Londra per continuare a studiare teatro e scoprire nuove caratteristiche di questo mestiere.
Un'altra figura femminile centrale è quella di Lorenza, insegnante di scienze motorie che, oltre a educare Layla al gioco di squadra, dovrà anche revisionare il comportamento discutibile di Andrea. Nicole Grimaudo: Attraverso il personaggio di Lorenza ci piaceva raccontare una donna umile e normale ma, allo stesso tempo, incredibilmente concreta. Credo che il cinema debba iniziare a dare voce a queste figure femminili positive che, lavorando, sono alla ricerca di un'autonomia materiale e sentimentale. In questo caso Lorenza è cosciente di aver in parte timore dei sentimenti ma è anche consapevole di ciò che non vuole. Almeno fino a quando non si trova a confronto diretto con un uomo che incarna tutti i suoi timori. Tutto questo, però, per scoprire che si può scoprire un Ufficiale e Gentiluomo anche dietro l'uomo più imperfetto.