Come evidenzia la nostra recensione di Bullet Train, la nuova pellicola interpretata da Brad Pitt incarna la quintessenza dell'intrattenimento puro privo di alcun sottotesto, un po' troppo vuoto per soddisfare i palati più raffinati. La pellicola ambientata su un treno ad alta velocità giapponese, il pionieristico Shinkansen, che unisce Tokyo e Kyoto, è un susseguirsi di battute salaci, giochi di parole, pugni, spari, colluttazioni e continui colpi di scena. A scandire i vari capitoli del racconto, adattamento del romanzo omonimo di Kôtarô Isaka firmato da Zak Olkewicz, è la comparsa dei vari assassini al centro della storia, tutti rigorosamente interpretati da star di Hollywood, le cui missioni si intrecciano sul treno proiettile.
Bullet Train, diretto dall'ex stuntman e co-creatore di John Wick David Leitch, guarda a modelli "alti" come Guy Ritchie e Quentin Tarantino, il tutto condito con un pizzico di Snowpiercer, ma innestandovi una qualità giocosa di fondo che invita il pubblico a non prendere troppo sul serio ciò che sta vedendo. Il sangue scorre a fiumi, i coltelli volano, le pistole sparano, ma spesso e volentieri i morti sono meno morti di come appaiono. Brad Pitt sguazza in questa festosa sagra dell'omicidio che corre sui binari, fornendo un'interpretazione divertita e rilassata. Il suo Ladybug è un killer motivato a dire addio al suo lavoro visto che tutte le missioni, che peraltro porta brillantemente a termine, sono costellate di orribili incidenti collaterali. Nelle prime sequenze del film lo troviamo alle prese con le sue due guide spirituali: Maria, di cui sentiamo la voce al telefono, è la sua datrice di lavoro, ma Ladybug ha perennemente sulle labbra i motti del suo terapista che lo invita a deporre le armi per cercare la pace interiore. "Porta la pace nel mondo e riavrai la pace" è l'insegnamento che cerca di far digerire a una scettica Maria.
Un cast divertito per una trama rompicapo
Sullo Shinkansen viaggiano anche i due assassini britannici Tangerine (Aaron Taylor-Johnson) e Lemon (Brian Tyree Henry), uno bianco e l'altro, uniti da un legame fraterno nonostante i continui battibecchi sul loro nomi vegetali che alimentano un umorismo nonsense. Il duo deve riconsegnare a un boss della mala il figlio che era stato rapito (Logan Lerman) e una valigetta piena di contanti, la stessa valigetta che Ladybug ha il compito di prelevare in un lavoro pulito e senza spargimenti di sangue, almeno sulla carta. Ma è l'incipit del film a calarci nell'ambientazione giapponese con il piccolo criminale Kimura (Andrew Koji) che si trova in ospedale al capezzale del figlioletto, che è stato spinto volontariamente giù da un tetto. Il nonno del piccolo, interpretato da un minaccioso Hiroyuki Sanada, lo mette davanti alle sue responsabilità costringendolo a vendicarsi del colpevole, che non deve restare impunito, ed è questo il motivo che lo spinge a salire controvoglia sul treno proiettile sulle note di una cover giapponese di Staying Alive.
Gli assassini si celano anche sotto mentite spoglie di scolarette indifese: è questo il caso di Prince, personaggio interpretato da una Joey King tutta lipstick, fiocchi nei capelli e minigonne che è in realtà figlia di un temibile killer, ma anche l'esperta di veleni The Hornet (Zazie Beetz in un ruolo breve, ma scatenato) ha da dire la sua in fatto di omicidi. Sul treno c'è spazio anche per il temuto boss della malavita russa noto White Death con la sua squadra di sicari, e c'è perfino un serpente velenoso sottratto da uno zoo che sarà protagonista di un divertente siparietto insieme a Brad Pitt.
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Un treno che corre verso il nulla
Con una trama particolarmente intricata, fitta di colpi di scena, apparizioni a sorpresa e flashback talvolta gratuiti, Bullet Train si regge sulle interpretazioni di un supercast, di cui non citiamo tutti i nomi per non rovinare la sorpresa, e su uno stile visivo dirompente. "Sotto la superficie niente", parafrasando il titolo di un celebre thriller degli anni '80. David Leitch sembra usare la bella forma e le inquadrature studiate come stampella per compensare la vuotezza della trama. Bullet Train è privo sia della consapevolezza citazionista tarantiniana che della capacità di Guy Ritchie di fotografare spaccati del ruvido universo criminale britannico con surreale ironia. Anzi, a dirla tutta la scelta di far propria una storia ambientata in Giappone innestandovi un cast quasi interamente caucasico e internazionale farà storcere il naso ai puristi. Di giapponese nel film resta ben poco al di là della sottotrama di Kimura e di qualche accenno alla cultura locale più kitsch (come i pupazzi che si scorgono qua e là sul treno).
Il trio composto da Brad Pitt, Aaron Taylor Johnson e Brian Tyree Henry, quest'ultimo alle prese con un buffo accento londinese, tira la carretta in questa pellicola corale sfruttando ironia e presenza scenica aprendo la strada al divertimento del pubblico anche se non tutti i ruoli sono così centrati (la scolaretta lasciva di Joey King e il padre tormentato di mancano di carisma e convinzione), ma in questo mix di assassini che non fanno paura a nessuno risulta difficile parteggiare per qualcuno vista la natura macchiettistica dei personaggi. Chi ama il genere action si accontenterà di godere di evoluzioni e combattimenti girati con grande perizia, ma anche del look vivace e colorato di Bullet Train. Chi cercava qualcosa in più resterà deluso di essere salito su un treno che corre veloce come il vento, ma non approda in nessuna stazione.
Conclusioni
La recensione di Bullet Train loda le interpretazioni convincenti di Braad Pitt e del duo composto da Aaron Taylor Johnson e Brian Tyree Henry che guidano un cast di stelle in una scatenata pellicola d'azione che pecca di manierismo. Sequenze impeccabili e ritmo adrenalinico per un film dalla trama contorta e costellata di colpi di scena che si configura come puro divertissement privo di alcun sottotesto.
Perché ci piace
- Le interpretazioni divertite del cast capitanato da Brad Pitt.
- Il colpi di scena e i camei che si susseguono a ripetizione.
- Lo spirito goliardico che affianca i bagni di sangue e la spettacolarità delle scene d'azione.
Cosa non va
- La sceneggiatura vuota e poco ispirata.
- Il whitewashing sul Giappone, che risulta troppo artificiale e popolato da personaggi non asiatici.
- Alcune performance, come quella di Joey King e Andrew Koji, risultato troppo stereotipate.