Dopo il fumettistico Kick Ass e l'epico Avengers: Age of Ultron, Aaron Taylor-Johnson è tornato a indossare i panni dell'action-man in un ruolo di natura completamente diversa. Nel corale Bullet Train di David Leitch lo ritroviamo, baffetti e completo gessato, nei panni di un killer britannico dalla lingua veloce quanto la pistola. Aaron Taylor-Johnson ha la fama di essere "difficile". Niente interviste con la stampa, niente domande dagli spettatori. Ma quando arriva in una Locarno caliente per l'incontro col pubblico del festival svizzero dopo aver ritirato l'Excellence Award Davide Campari vuol sapere tutto sugli usi del festival, sulla Piazza Grande che lo ha accolto nell'abbraccio di quasi ottomila spettatori e sui presenti. Attento, curioso, vivace, l'attore descrive in termini entusiastici l'esperienza sul set di Bullet Train, che ha aperto Locarno 2022 nonostante le riprese in piena emergenza sanitaria.
"Dopo che hai lavorato con tanti colleghi, cominci a stilare la lista di quelli con cui non vuoi lavorare mai più" ha raccontato divertito Aaron Taylor-Johnson. "Brad Pitt ha sicuramente quella lista, ma è una leggenda. Sul set è una persona davvero piacevole, supporta il resto del cast. Tutti noi abbiamo fatto del nostro meglio, Bullet Train è stato girato nella prima fase dell'emergenza, ma noi abbiamo deciso di divertirci". Pur essendo stata molto piacevole, l'esperienza non è andata come l'attore si immaginava: "Quando mi hanno proposto il lavoro ho pensato 'Wow, andremo in Giappone', invece è stato girato tutto a Hollywood. Hanno costruito quattro diversi scompartimenti del treno, hanno creato i paesaggi giapponesi e poi li hanno proiettati. Il mio Tangerine è un personaggio esplosivo, larger than life, ma non ne avevo davvero capito la sua natura fino a che non mi sono trovato a lavorare con Brian Tyree Henry per costruire la background story di questi gemelli diversi cresciuti insieme in una casa famiglia".
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Attore in erba
Prototipo dell'attore contemporaneo eclettico e capace di passare da blockbuster a piccoli ruoli indipendenti e progetti d'autore, Aaron Taylor-Johnson ha interpretato Quicksilver in Avengers: Age of Ultron, ma ha lavorato anche con autori come Tom Ford e come Sam Taylor-Johnson, sua moglie conosciuta nel 2009 sul set di Nowhere Boy. L'attore inglese svela che il lungo viaggio nel mondo della recitazione è nato quando aveva solo sei anni e Stephen Daldry lo ha scelto per una pièce nel West End. "Da ragazzino ero molto curioso, avevo un'immaginazione fervida, amavo la danza, amavo travestirmi e poi amavo la ginnastica" ricorda Taylor-Johnson. "Quando ho calcato le scene ho scoperto che non avevo paura, ero perfettamente a mio agio. Così ho iniziato a fare spot pubblicitari e a dieci anni sono stato scelto per il primo film".
All'epoca Aaron Taylor-Johnson pensava che avrebbe fatto l'atleta, ma l'aver superato il casting, dove era circondato da gemelli per via del ruolo in cui era chiamato a interpretare due fratelli, lo ha spinto a cambiare programma: "Mia madre mi ha spinto a cogliere l'opportunità perché avrebbe potuto essere l'unico film per me. Non è stata una decisione semplice, ma ho deciso di seguire il mio intuito. Ogni volta che non l'ho fatto mi sono trovato male".
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Da John Lennon allo stupratore di Animali notturni
Il ruolo che ha lanciato la carriera di Aaron Taylor-Johnson è stato però quello del giovane John Lennon in Nowhere Boy. Interpretare una leggenda come Lennon ha richiesto molta preparazione, come ammette l'attore: "Quando interpreti persone reali hai davanti due possibilità: l'imitazione oppure puoi provare a incarnare lo spirito del personaggio, come ha fatto Sam. Il film parla di John Lennon prima che diventi John Lennon e del rapporto con sua madre. Che musica ascoltava prima di fondare i Beatles? Chi erano i suoi modelli? Ho visto documentari, letto libri, ho imparato a suonare la chitarra per entrare nella sua mente. D'altronde non ho mai studiato recitazione. Ho imparato lavorando e ho sempre seguito il mio istinto".
Istinto che lo ha portato ad accettare il ruolo tutt'altro che rassicurante dello stupratore Ray Marcus in Animali notturni di Tom Ford, ruolo che gli ha fruttato un Golden Globe e una candidatura ai BAFTA. "Non so perché Tom abbia voluto me per il ruolo di uno stupratore psicopatico. Ho quattro figlie, sono un padre di famiglia, non ho idea del perché mi vedesse così" confessa l'attore. "Un po' come per Tangerine di Bullet Train, quando mi ha proposto il ruolo ero spaventato a morte, non credevo di poterlo fare. Era un personaggio imprevedibile, spaventoso, ma carismatico. Dovevo arrivare sul set preparatissimo, quindi per un paio di mesi ho approfondito il tema dei serial killer. La mia famiglia mi ha tenuto lontano per un po', alloggiavo da solo in un hotel in mezzo al deserto, fumavo e bevevo, volevo sentirmi sporco dentro per il ruolo. Ho studiato Ted Bundy, Jeffrey Dahmer, tutti costoro erano figure carismatiche, ma prive di empatia. Il mio lavoro non è giudicare i personaggi che interpreto, ma rendere ogni ciak fresco e differente".
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