Nel pomeriggio di Italia1, accanto alle consolidate famiglie dei Simpson, dei Griffin, della Modern Family, de La vita secondo Jim e di Due uomini e mezzo ne è arrivata a sorpresa un'altra, per la prima volta in chiaro: la "work family" del Distretto 99 della città di New York, Brooklyn Nine-Nine, la comedy di FOX (e poi di NBC) con protagonista Andy Samberg del Saturday Night Live. Un nuovo spazio di visione per una delle comedy più originali e divertenti degli ultimi anni, ancora forse poco conosciuta in Italia, nonostante sia presente anche in catalogo su Netflix con le prime cinque stagioni (negli Usa siamo arrivati alla settima, e un'ottava è in arrivo). Perché recuperare questo gioiellino di comicità? Vi diamo 5 motivi per vedere Brooklyn Nine-Nine se non lo avete ancora fatto, una comedy forse ostica all'inizio, ma che se la abbraccerete siamo certi saprà conquistarvi e farvi sentire parte del Distretto in men che non si dica!
1. SCUOLA DI POLIZIA
Uno degli aspetti più difficili per Brooklyn Nine-Nine è proprio il plot di partenza, ovvero far ridere in un distretto di polizia, solitamente scenario di casi e di sequenze drammatici, come è tipico nei procedurali. Se la celeberrima saga cinematografica di Scuola di Polizia puntava tutto sulla comicità più semplice e becera se vogliamo, al Distretto 99 ci si "eleva" a un nonsense più ricercato, tipico delle comedy prodotte da Universal. Battute al fulmicotone, ritmo vivace e frenetico com'è tipico del genere poliziesco ma declinato sapientemente in salsa comedy, per ridere in modo intelligente non del mestiere ma dell'ufficio dove accade "la magia". Un po' come faceva The Office con le piccole grandi lotte quotidiane dei suoi protagonisti. Il numero del Distretto è anche ironico, dato che oltre ad essere fittizio sta ad indicare l'ultimo, vicino al 100, presentando già l'essenza dei protagonisti a cui ci si andrà ad affezionare: speciali nella loro mediocrità e eccezionali per l'assurdità con cui spesso si approcciano alle indagini.
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2. NON C'È "IO" NELLA SQUADRA
All'inizio dell'articolo abbiamo presentato la serie come "la comedy con protagonista Andy Samberg" ma in realtà, anche se slogan del genere hanno aiutato a pubblicizzarla all'inizio negli Usa, dove Samberg era un comico apprezzato del SNL, la forza di Brooklyn Nine-Nine, come nella storia che racconta e come nella vita di polizia di tutti i giorni, sta nella squadra, non nel singolo. Si tratta in fondo di una comedy corale in cui tutti i protagonisti sono importanti (sì, anche Hitchcock e Scully). La forza di Samberg, grazie al quale ha conquistato un Golden Globe nel 2014, è che il suo Jake Peralta è uno che si atteggia ma allo stesso tempo è uno "sfigato" come tutti gli altri, che non vince veramente e che per questo lo spettatore può sentire più vicino a se, oltre ad avere un buon cuore. Inoltre una nave procede a vele spiegate se ha un valido capitano, e dietro Brooklyn Nine-Nine ci sono due delle penne più affilate e affiatate del piccolo schermo, Dan Goor e Michael Shur (l'uomo dietro Parks and Recreation e la più recente The Good Place), garanzia di comicità di qualità.
3. IL CUORE SONO I PERSONAGGI
La forza dello show non si incentra - o non troppo - sui casi di puntata ma appunto sui caratteri dei personaggi, sulla loro evoluzione e sulle relazioni interpersonali nel distretto e fuori dallo stesso, soprattutto per chi come i poliziotti è spesso "sposato col proprio lavoro". E su come col passare delle stagioni le loro vite si intrecceranno in modo inaspettato. Il capitano Holt (Andre Braugher) è irreprensibile fin dalla statica mimica facciale; Jeffords, secondo in comando di Holt, è sposato con due figlie (che si chiamano Cagney e Lacey come le due protagoniste della serie New York New York) e ha una fissa per gli yogurt; Amy Santiago (Melissa Fumero) è una detective ordinata, precisa, affidabile, che cerca continuamente l'approvazione di Holt; Charles Boyle (Joe LoTruglio), detective migliore amico di Jake nonché suo fan numero uno, è sempre pronto ad adularlo; Rosa Diaz (Stephanie Beatriz) è la detective più badass del distretto, che odia i sentimenti e le chiacchiere inutili; infine la segretaria di Holt, Gina Linetti (Chelsea Peretti), amica d'infanzia di Jake, è colei che ha sempre una visione tutta sua della vita e del proprio lavoro. A loro si aggiunge la "coppia" di detective più sedentaria mai vista, che ama il lavoro d'ufficio e ancorato alla scrivania anziché l'azione "là fuori", Hitchcock e Scully (Dirk Blocker e Joel McKinnon Miller), i cui nomi potrebbero o non potrebbero essere un omaggio al maestro del brivido e alla scettica dottoressa co-protagonista di X-Files.
4. LUNGA VITA AL DISTRETTO 99
Per fortuna la comedy è apprezzata da pubblico e critica negli Usa, nonostante gli ascolti non esaltanti come spesso capita soprattutto negli ultimi anni in cui questo genere sta soffrendo, e questo ha permesso alla serie dopo cinque stagioni in onda su FOX, in seguito alla cancellazione da parte di quest'ultima e grazie alla produzione Universal, di continuare il suo "naturale" corso su NBC "tornando a casa". Dopo sesta e settima, un'ottava stagione è già stata ordinata ed è in arrivo negli Usa, mentre in Italia le prime tre stagioni sono andate in onda su Comedy Central per poi trasferirsi dalla quarta su Netflix, su cui finora sono state caricate le prime cinque stagioni. Quindi avete un doppio modo per recuperarla, non avete più scuse! Nel corso degli anni la comedy ha creato come spesso capita tanti tormentoni, come il "Cool, cool, cool" di Peralta, l'annuale assurdo torneo interno organizzato dal Distretto per Halloween. Oppure personaggi ricorrenti, come "l'Avvoltoio", la nemesi di Peralta, interpretato da Dean Winters, o la nemesi di Holt, la perfida Madeline Wuntch (interpretata dall'ex protagonista di The Closer, Kyra Sedgwick, nella realtà moglie di Kevin Bacon). Hitchcock e Scully oltre a proporre numerose massime e freddure sono anche protagonisti di un episodio memorabile della sesta stagione, o ancora in uno della terza in cui Rosa vuole smascherarli per aver mangiato il suo pranzo. Ma ci sono anche i momenti topici come quando nella quinta stagione durante un riconoscimento da una parte di una testimone Peralta fa cantare ai sospettati I want it that way perché era il brano che intonava il colpevole al momento dell'aggressione.
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5. L'INCLUSIVITÀ E L'ATTUALITÀ PRIMA DI TUTTO
Diversità e inclusività sono state le parole d'ordine per Brooklyn Nine-Nine fin dagli esordi, dato che il capitano del distretto, Raymond Holt, è non solo afro-americano ma anche dichiaratamente gay e sposato, e ha dovuto fare coming out in polizia in un periodo particolarmente difficile come gli anni '80, come spesso racconta nello show. Anche il sergente Terry Jeffords è di colore - in un episodio della quarta stagione è vittima del pregiudizio razziale di un poliziotto bianco mentre è fuori servizio nel quartiere - e Diaz e Santiago hanno origini latine. Nella comedy ci sono stati casi più o meno ispirati alla "vita vera" ma sempre in funzione della storia dei personaggi che si andava a raccontare, più che il contrario. Di recente però, con la terribile morte negli Usa di George Floyd e il movimento del Black Lives Matter, la situazione per la polizia si è molto complicata, e quindi ironizzare su di essa in tv ancor di più. Ora che si stanno preparando per girare l'ottava stagione non appena sarà possibile, Terry Crews ha rivelato in un'intervista che lo showrunner Dan Goor ha deciso di cestinare le sceneggiature dei primi quattro episodi per riscriverle da capo, poiché come altre serie in onda, essendo ambientata e incentrata su una stazione di polizia, devono e vogliono fare i conti con quanto successo, raccontando qualcosa di significativo e importante per la comunità e per gli spettatori. "Abbiamo un'opportunità e dobbiamo usarla nel migliore dei modi". Inoltre dopo quanto accaduto Dan Goor a nome di tutta la produzione ha donato 100.000 dollari al National Bail Fund Network, condannando l'omicidio di Floyd e la brutalità della polizia.