Bronx, la recensione: un poliziesco senza speranza

In Bronx la città di Marsiglia è scossa dalla violenza delle gang e due divisioni rivali della polizia, chiamate a indagare, si ritrovano impegnate in una spietata resa dei conti, tra corruzione e tradimenti. Su Rai4, RaiPlay e Netflix.

Un'immagine di Bronx

Nel nord di Marsiglia, la banda di Bastiani compie un brutale massacro. Le indagini sono guidate da due agenti rivali, Vronski e Costa. Il primo è il leader della squadra anti-gang, messa su dalla polizia francese appositamente per affrontare questi criminali fuori controllo; il secondo è a capo della Divisione Narcotici. I due, incompatibili tra loro, devono confrontarsi non soltanto con la violenza che sta sconvolgendo la città, ma anche con l'arrivo di un nuovo direttore, Angel Leonetti, deciso a rimettere in riga i vari team sotto il suo comando e sospettoso di potenziali contatti compromettenti.

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I membri della squadra anti-gang in Bronx

In Bronx la situazione si complica ulteriormente quando la figlia di Leonetti, anch'essa un'agente di polizia, viene coinvolta personalmente nelle indagini e un testimone chiave viene ucciso, gettando la squadra nel caos. Vronski e Costa dovranno guardarsi non soltanto l'uno dall'altro ma anche dai propri uomini, in un contesto dove la corruzione tra le forze dell'ordine sembra una prassi consolidata.

Bronx: nel cuore nero di una città

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Claudia Cardinale è una spietata capo-famiglia nel film poliziesco

Non poteva che esserci Olivier Marchal dietro la macchina da presa di un film come Bronx, che rivisita per l'ennesima volta il polar francese in un'ottica ancor più moderna e violenta, in un ambiente dove giustizia e criminalità sono quanto mai collimanti e "il più pulito ha la rogna". Il regista di grandi cult a tema torna a una delle dinamiche da lui preferite, ovvero la contrapposizione tra due tutori dell'ordine che si ritrovano invischiati entrambi in giri poco chiari, nella speranza di coltivare i loro interessi al di sopra della legge. Una sorta di aggiornamento, senza però raggiungere i medesimi livelli di profondità, del magnifico 36 Quai des Orfèvres (2004), dove erano due giganti come Daniel Auteuil e Gérard Depardieu a sfidarsi in una gara di bravura in una trama cupa e disperata, che sfruttava il fascino di Parigi per inscenare una resa dei conti senza esclusione di colpi.

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Nessuno mi può giudicare

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Bronx: una foto del film

Questa volta i due principali contendenti, almeno nelle fasi iniziali, sono interpretati da Lannick Gautry e da Moussa Maaskri, ma in realtà si comprende ben presto come la sceneggiatura intenda scatenare un "tutti contro tutti" dove nessuno può più fidarsi di nessuno, con risvolti alla Infernal Affairs / The Departed e una violenza, fisica e morale, sempre maggiore che prende progressivamente campo, nello scorrere di eventi sempre più drammatici e traumatici. La sceneggiatura risulta a tratti forse eccessivamente ridondante, quasi barocca nel tratteggio delle varie sottotrame, dove soffiano echi shakespeariani di tragedie imminenti e il pericolo è sempre in agguato, mantenendo una tensione costante per tutte le due ore di visione, agitate anche da una manciata di grintose sequenze action e da molteplici sparatorie / esecuzioni, all'insegna di una città dominata dal crimine.

Volti e luoghi

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Gérard Lanvin in una scena drammatica del film

Il numeroso gruppo di personaggi che fanno parte del racconto corale può contare su un cast delle grandi occasioni, con quel mix di caratteristi con le facce giuste al posto giusto e guest-star del calibro di Jean Reno, Claudia Cardinale e Gérard Lanvin in altrettanti ruoli chiave, con quest'intrigo al confine sempre più labile tra il Bene e il Male che caratterizza toni e umori di un racconto profondamente disilluso: basti dire che l'effettivo epilogo lascerà probabilmente sorpresi la maggior parte degli spettatori, per quanto inaspettato. Il romanticismo e l'idealismo non sono di casa in Bronx, conosciuto anche con il titolo alternativo di Rogue City e distribuito inizialmente nel catalogo di Netflix ai tempi della sua uscita nel 2020. Si calca forse la mano in una sorta di verosimiglianza al contrario, ma la rete di legami che uniscono le varie parti in causa e gli accordi sottobanco tengono vivo l'interesse del pubblico fino al giungere dei titoli di coda, anche quando la complessità dell'intreccio rischia di caricarsi di troppe suggestioni, con almeno un paio non sviluppate pienamente. Un difetto di poco conto per un titolo di genere più che solido e robusto, ideale per tutti gli appassionati del filone.

Conclusioni

Bronx è un film profondamente nichilista, che proprio nelle storture dei suoi personaggi trova un fascino noir ribelle e iconoclasta. Poliziotti corrotti e criminali spietati agitano le acque di Marsiglia, tingendole di rosso sangue, tra rese dei conti e tradimenti inaspettati. La rivalità tra due poliziotti a capo di distinti team complica le cose, mentre i boss fanno il buono e il cattivo tempo in una città dominata dalla violenza. Olivier Marchal, regista specializzato nel polar moderno e autore di diversi cult a tema, ha un passato da ex-poliziotto e riversa nella storia esperienze personali e disincanti romanzati, per due ore prive di speranza e improntate a una tragedia di corpi e anime, già (in)consapevolmente persi in un limbo senza via d'uscita.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Ottimo e numeroso cast, tra caratteristi e guest-star.
  • Una messa in scena solida e robusta.
  • L'accattivante sceneggiatura è all'insegna del puro nichilismo...

Cosa non va

  • ...a volte anche calcando troppo la mano.