Brady Corbet: “Il mio prossimo film sarà lungo, violento e divisivo. Il sogno americano? Non è mai esistito"

Le pellicole che cercano di accontentare tutti e i budget da milioni di dollari che non lo interessano, l'equilibrio nella regia e la precarietà degli Stati Uniti: l'intervista al regista di The Brutalist ospite de Il Cinema in Piazza

Brady Corbet a Il Cinema in Piazza. Foto di Luca Dammicco

Occhiali da sole specchiati e una camicia grigia con il collo alla coreana, alle spalle un poster di Titane e sul tavolo un bicchiere con dei cubetti di ghiaccio che fino a poco prima freddavano uno spritz. Incontriamo Brady Corbet in una saletta del Cinema Troisi a ridosso della proiezione di The Brutalist che il regista ha presentato al pubblico insieme all'architetto Daniel Libeskind. Solo tre giorni prima aveva anche accompagnato la proiezione di Angst di Gerald Kargl al Parco della Cervelletta per Il Cinema in Piazza. Un horror ispirato alla storia vera di uno dei serial killer più brutali mai esistiti in Austria, Werner Kniesek.

Brady Corbet Cinema Troisi
Brady Corbet e il poster di Titane. Foto di Luca Dammicco

E dopo l'epopea dell'architetto ebreo ungherese László Tóth con il volto di Adrien Brody da 10 nomination e 3 premi Oscar vinti, il regista tornerà dietro la macchina da presa proprio con un horror western. Un film ambientato negli anni Settanta che affronterà ancora una volta il tema dell'immigrazione. Ma questa volta dalla Cina alla California arrivando fino alla Silicon Valley. Tra le pellicole ispiratrici per il film, girato nel formato 8-perf 65mm, anche un classico come Non aprite quella porta. Mentre con la compagna e collaboratrice Mona Fastvold ha scritto la sceneggiatura del musical storico Ann Lee, da lei diretto, che vede Amanda Seyfried nei panni della fondatrice della setta religiosa degli Shakers.

Brady Corbet: la nostra intervista

Brady Corbet Damiano D Innocenzo
Brady Corbet e Damiano D'Innocenzo al Parco della Cervelletta. Foto di Luca Dammicco

Ha dichiarato che il suo prossimo film farà incazzare tutti, ma che questo è un bene. Crede che oggi troppo cinema sia innocuo?
"La mia preoccupazione è che c'è così tanto lavoro creato per cercare di accontentare tutti. Ma è impossibile farlo. Non è l'ambizione corretta per un progetto. Lavoro sempre per realizzare progetti che siano avvincenti per me stesso, perché devo guardarli più di chiunque altro. Non è che i miei film non siano rivolti al pubblico. Non gli volto le spalle, ma penso sia salutare che siano divisivi. È qualcosa che dovremmo apprezzare e non evitare. È molto interessante quando tutti nel pubblico discutono. È qualcosa che apprezzo quando mi ci ritrovo io stesso. La maggior parte dei film tra i nostri più grandi successi, sono quelli che hanno davvero diviso il pubblico".

Un esempio?
"Penso a Birth di Jonathan Glazer. Ora è considerato una sorta di capolavoro moderno, ma all'epoca fu molto divisivo. Una cosa che faccio fatica a credere perché è un film così classico e bello. Le persone che lo odiavano erano davvero irragionevoli e credo abbia toccato un nervo scoperto. Stava semplicemente facendo qualcosa che altri film all'epoca non facevano. Lo stesso si potrebbe dire di molti film di Kubrick, Visconti, Antonioni, Tarkovsky e Larisa Shepitko. Potrei continuare all'infinito (ride, ndr)".

Dopo il successo di The Brutalist ha sentito pressione per il suo futuro professionale?
"È stato molto divertente. Ricevevo molte domande del tipo: 'Farai il tuo prossimo film con 100 milioni di dollari?'. E, naturalmente, la mia risposta è: 'Assolutamente no'. Perché se fai un film con quel budget hai l'obbligo di proiettarlo per un pubblico di prova e affrontare un processo che non mi interessa affatto affrontare".

Perché il suo prossimo film "farà incazzare tutti"?
"Sfida il genere. Non ce n'è uno solo. Sarà vietato ai minori. Il film è molto radicale e anche molto lungo. Dura quattro ore. Penso che la combinazione di tutte queste cose significhi che sarà un film divisivo. Ma va bene così. E si spera che qualcuno ci si connetta. Ritengo sia importante non iniziare un processo sperando e pregando di raggiungere un pubblico vasto. Non è un bene per la qualità del lavoro.

Il finale di The Brutalist: arte vs capitalismo nel capolavoro di Brady Corbet Il finale di The Brutalist: arte vs capitalismo nel capolavoro di Brady Corbet

La Statua della Libertà di The Brutalist

Brady Corbet Cinema In Piazza
Brady Corbet ospite de Il Cinema in Piazza

Nel film c'è una sequenza di stupro che esemplifica il rapporto di potere tra László Tóth e il suo mecenate, Harrison Lee Van Buren.
"Il film è un melodramma degli anni '50 e appartiene a quella tradizione. Non sono film particolarmente sottili. Stavo usando il linguaggio cinematografico di quel periodo nello stesso modo in cui stavo usando una macchina da presa che era stata progettata negli anni '50 per raccontare la storia. La sottigliezza e le sfumature sono qualcosa che viene valorizzato nel cinema contemporaneo. Qualcosa che apprezzo anche nei film neorealisti. Ma il Neorealismo non è quello che sto facendo o che mi interessa fare.

Cosa le interessa, invece?
"Per me c'è qualcosa nell'equilibrio dei momenti di un film che sono estremamente diretti e bilanciati con momenti più oscuri guidati da una logica più poetica. Gioco costantemente con la diffusione delle informazioni, quali dare in modo diretto e quali trattenere. La scena dell'aggressione sessuale avviene all'interno di una cava di marmo. Si trovano in un luogo mitico. Per me fare film non riguarda ciò che stai facendo, ma come lo stai facendo. Ed è questa la ragione per cui quella sequenza esiste. Perché avevo bisogno che si risolvesse nel modo in cui un film di Douglas Sirk o Powell & Pressburger si sarebbe risolto".

In una delle prime scene di The Brutalist vediamo la Statua della Libertà capovolta. In un momento storico in cui negli Stati Uniti l'amministrazione Trump deporta donna, uomini e bambini trattandoli come criminali, crede che il sogno americano stia quantomeno scricchiolando?
"Non credo sia mai esistito. Penso che ora i cittadini americani stiano iniziando a rendersi conto che tutto questo era molto più precario di quanto avessero realizzato. La ritengo una cosa salutare per il pubblico americano non romanticizzare il Paese in questo modo bizzarro".

A cosa si riferisce?
"A scuola, ogni singolo giorno, ti fanno giurare fedeltà alla bandiera e ripetono che l'America è il più grande Paese del mondo. E poi viaggi fuori dagli Stati Uniti - nemmeno molto lontano, basta andare in Canada - e scopri che ti hanno mentito per tutta la vita (ride, ndr). È singolare perché ora ho molto più interesse per il Paese di quanto ne avessi quando ero piccolo".

Europa e America

The Brutalist Adrien Brody Felicity Jones
Una scena di The Brutalist

Perché?
"Mia figlia ha 10 anni e ha passato molto più tempo in Europa che negli Stati Uniti. È stata solo a New York, Los Angeles e San Francisco. A Los Angeles è stata solo due volte, credo. Viaggiamo spesso in Norvegia per visitare i suoi nonni in Norvegia. Mi piacerebbe portarla in giro per il Paese, perché gli Stati Uniti sono davvero straordinari. Li davo per scontati quando ero bambino, anche se ci sono degli aspetti assolutamente folli.

Quali?
"Non importa quanto io stia bene finanziariamente, se sto avendo un anno buono o cattivo. Mi tolgono sempre l'assistenza sanitaria. Non ho alcuna sicurezza. A questo punto della mia vita, io e la mia famiglia apparteniamo alla classe medio-alta, eppure non abbiamo assolutamente alcuna sicurezza lavorativa, relativa alla nostra salute o alle nostre finanze. È piuttosto scioccante".

Nonostante il suo lavoro?
"Quando vedo come vivono in Europa occidentale rispetto a noi le persone che fanno il mio stesso lavoro, beh il contrasto è piuttosto netto. Non possediamo nulla e non mi aspetto di possedere nulla nella mia vita. È folle. Non abbiamo un conto deposito, non è un'opzione. Anche se lavoriamo molto. Negli ultimi 10 anni abbiamo scritto 30 sceneggiature. Non so quanti spot pubblicitari o simili ho diretto per guadagnare soldi tra un film e l'altro. Eppure, ancora viviamo alla giornata. Non riesco a immaginare di avere molto più successo di quando non ne abbia adesso. Quindi non vedo davvero cambiare le mie circostanze. Penso che questa sia semplicemente la mia vita".