L'afflato ecologico della pellicola ha conquistato Bozzetto che, dopo la visione, ha ceduto concedendosi alla telecamera di Bonfanti. Il risultato è un ritratto pieno di humor e leggerezza. Bozzetto non troppo si allontana dalla struttura rigida del documentario tradizionale aprendosi con il viaggio di Bozzetto negli USA, per la mostra a lui dedicata, e raccontando tanti gustosi aneddoti sulla sua ricchissima carriera, dalla vendicativa genesi del signor Rossi, nato come caricatura di un direttore di festival che aveva rifiutato un suo corto, ai simpatici Vip e MiniVip. Ma Bonfanti privilegia il lato umano del regista, disegnatore e animatore mostrandolo nella sua casa immersa nel verde, dominata da un'enorme pecora che si crede un cane e costringe tutta la famiglia a entrare in casa dalla finestra o scavalcando una barriera per impedirne l'accesso e la relativa devastazione.
"Il film è molto bello... se non ci fossi io" scherza Bozzetto. "Quando mi vedo non mi piaccio, è imbarazzante. Ho passato la mia vita stando dall'altra parte della macchina da presa. Era difficile essere l'oggetto della ripresa, soprattutto quando mi veniva chiesto di ripetere le scene. Una vera tortura".
Marco Bonfanti, però, definisce Bozzetto "un ottimo attore. E' vero che ogni tanto ripetevamo le scene, ma sono avvenuti anche eventi che hanno del miracoloso, come la sequenza finale in cui il cavallo segue Bruno nel bosco. Il risultato finale del film è che Bruno si è dimostrato molto sciolto, è un attore dotato. La difficoltà registica è stata un'altra. I cartoni di Bruno Bozzetto sono carichi a livello di colori e io non potevo desaturare le inquadrature. L'idea portante di tutto il film è stata trasformare Bruno stesso in un cartone animato". Di seguito la videointervista completa.