Quello di Black Mirror è un mondo futuristico, un mondo iper-tecnologizzato, un mondo di utopie e distopie più o meno lontane dal presente; al tempo stesso, però, il mondo di Black Mirror è anche e soprattutto un riflesso della realtà, quella realtà di cui la serie britannica ha saputo mettere in luce contraddizioni, storture e derive potenzialmente catastrofiche. Se dunque da un lato Black Mirror è proiettato verso un prossimo futuro, dall'altro rimane saldamente ancorato alla nostra società e al nostro immaginario collettivo.
E in termini di immaginario, uno degli elementi recuperati spesso e volentieri dalla serie di Charlie Brooker è senza dubbio la musica. Con sempre maggior frequenza da una stagione all'altra, Black Mirror ha pescato a piene mani dagli archivi del pop internazionale con le funzioni più diverse: talvolta per la semplice evocazione di una certa atmosfera, in altri casi invece con una precipua funzione narrativa, arrivando ad assegnare ad alcuni brani un ruolo fondamentale sul piano drammaturgico. Quella che segue, pertanto, è una rassegna di nove canzoni che, fin dalle origini, hanno accompagnato la storia di Black Mirror, contribuendo a scriverne alcune delle pagine più intense e memorabili...
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Hannah John-Kamen, I Have a Dream
Nel secondo episodio della prima stagione, 15 milioni di celebrità, l'inizio della giornata di Bing Madsen è scandito dalle note di un successo degli Abba del 1979, la ballata I Have a Dream, proposta in Black Mirror in una cover eseguita da Hannah John-Kamen (la quale fra l'altro compare come attrice nel medesimo episodio). La dolcezza e l'ottimismo un po' naïf del pezzo degli Abba anticipano il sentimento di speranza che unirà Bing ad Abi Khan, una ragazza con il sogno di partecipare al fittizio reality show intitolato Hot Shot grazie alle proprie doti canore, ma destinata a una cocente disillusione.
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I have a dream, a song to sing/ To help me cope with anything
Bee Gees, How Deep Is Your Love
È in Torna da me, episodio inaugurale della seconda stagione, che la musica pop assume per la prima volta una specifica valenza narrativa all'interno di Black Mirror. All'inizio della puntata, Martha ed Ash stanno ascoltando all'autoradio If I Can't Have You di Yvonne Elliman, un pezzo della colonna sonora de La febbre del sabato sera, ed Ash dichiara di essere un grande fan dei Bee Gees; per convincere la sua incredula fidanzata il giovane intona i primi versi di How Deep Is Your Love, celeberrimo pezzo composto dal terzetto britannico nel 1977. L'indimenticabile evergreen dei Bee Gees non solo suggella un simpatico momento di romanticismo fra Martha ed Ash, ma tornerà verso la fine dell'episodio per sancire ancora di più la differenza tra il defunto Ash e il proprio clone.
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I know your eyes in the morning sun/ I feel you touch me in the pouring rain
Radiohead, Exit Music (for a Film)
Composto per la colonna sonora di Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann nel 1996 e inserito l'anno seguente nella tracklist dell'album capolavoro dei Radiohead, OK Computer, Exit Music (for a Film) è uno dei brani più suggestivi e struggenti della rockband inglese. E il pathos sprigionato dalla voce di Thom Yorke, soprattutto nell'intensità dei versi finali, accompagna con potenza innegabile l'epilogo dell'episodio Zitto e balla: è il momento in cui il giovane Kenny, dopo essere sopravvissuto a una dolorosa serie di prove, realizza che il suo atroce segreto è stato diffuso senza pietà, così come gli scheletri dell'armadio degli altri personaggi. Un contrappunto musicale impeccabile per uno degli episodi più drammatici della terza stagione di Black Mirror.
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Now we are one in everlasting peace/ We hope that you choke, that you choke
Belinda Carlisle, Heaven Is a Place on Earth
San Junipero occupa un posto speciale nella storia di Black Mirror, così come nel cuore di tantissimi fan; e a contribuire a renderlo l'episodio probabilmente più tenero e coinvolgente della serie è ovviamente il suo leitmotiv musicale, Heaven Is a Place on Earth, irresistibile tormentone portato in vetta a tutte le classifiche nel 1987 da Belinda Carlisle, ex vocalist delle Go-Go's, avviata a una fortunata carriera da solista. Heaven Is a Place on Earth contribuisce infatti a ricreare il mood degli anni Ottanta in un episodio che include una ricchissima selezione di hit della seconda metà degli Eighties; ma nel finale di San Junipero, la power ballad della Carlisle sottolinea anche il trionfo del rinnovato sentimento fra Yorki e Kelly, segnando il loro ritorno a un "eterno presente".
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They say in heaven love comes first/ We'll make heaven a place on earth
Enya, Orinoco Flow
Sono di tono completamente diverso sia l'ultimo episodio della terza stagione di Black Mirror, Odio universale, sia la scena in questione: una sequenza in cui la giornalista Jo Powers, oggetto di una gogna mediatica dopo aver pubblicato un articolo al vetriolo contro una donna invalida, osserva con amara rassegnazione la valanga di insulti che le sono stati scagliati via Twitter. Una scena inquietante, preludio a una svolta profondamente tragica, a cui fa da sottofondo l'incantevole voce di Enya con il suo cavallo di battaglia, l'inconfondibile Orinoco Flow, tratta nel 1988 dall'album Watermark: una scelta musicale contrastiva, a simboleggiare la calma prima di una tempesta di proporzioni bibliche.
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Let me sail, let me sail/ Let the Orinoco Flow
Pretenders, I'm a Mother
Dalla voce angelica ed eterea dell'irlandese Enya a quella grintosa e ruggente dell'americana Chrissie Hynde, leader dei Pretenders, che riecheggia sui titoli di coda di Arkangel, secondo episodio della seconda stagione di Black Mirror.
Questa volta, il legame fra narrazione e musica è puramente tematico: alla dolorosa separazione fra Marie Sambrell e la figlia Sara, liberatasi una volta per tutte dal giogo opprimente della madre, segue la ballata rock I'm a Mother, un brano meno noto del repertorio dei Pretenders, datato 1994.
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You wanna suck on my breast, it's no surprise you do/ I'm the source and the force you owe your life to, brother
Irma Thomas, Anyone Who Knows What Love Is (Will Understand)
Composta da Randy Newman, Anyone Who Knows What Love Is (Will Understand) è una ballata incisa nel 1964 dalla cantante soul Irma Thomas, e la cui melodia è risuonata in più occasioni nel corso di Black Mirror; ma una funzione di particolare rilievo è stata assunta da questa canzone nell'episodio Crocodile. Anyone Who Knows What Love Is (Will Understand) è infatti il brano usaro da Shazia Akhand, detective di un'agenzia assicurativa, per 'stimolare' i ricordi delle persone a cui si rivolge nel corso delle proprie indagini; e il pezzo di Irma Thomas avrà l'effetto di uno sgradito richiamo mnemonico anche per Mia Nolan, una donna con un oscuro segreto da nascondere... un segreto rievocato, suo malgrado, proprio dalla musica, in una delle sequenze di maggiore suspense della quarta stagione.
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You can blame me, try to shame me/ And still I'll care for you
Smiths, Panic
"Hang the DJ", il verso ripetuto ossessivamente da Morrissey nel travolgente ritornello di Panic, segna l'emozionante climax di uno degli episodi più teneramente romantici di Black Mirror, Hang the DJ, quarta puntata della quarta stagione. Se infatti, nell'epilogo di San Junipero, Heaven Is a Place on Earth serviva a celebrare l'amore fra Yorki e Kelly, qui è invece Panic, meraviglioso pezzo del 1986 degli Smiths, ad accompagnare il primo incontro nella "vita reale" tra i giovani Frank ed Amy, pronti a scoprire e a condividere i propri sentimenti dopo aver già lottato per stare insieme nella realtà virtuale: a fuoco la discoteca, impiccate il dee-jay, il panico è finito!
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Burn down the disco, hang the blessed DJ/ Because the music that they constantly play/ It says nothing to me about my life
Dionne Warwick, (There's) Always Something There to Remind Me
La memoria, i legami con il passato e l'impossibilità di liberarsi dei rimorsi e dei pesi che gravano sulla nostra coscienza: sono fra le tematiche alla radice di molti episodi di Black Mirror, esplorate di volta in volta dalle più svariate angolazioni. La quarta stagione della serie si conclude proprio con un episodio, Black Museum, in cui errori ed orrori del passato sono cristallizzati a uso e consumo dei curiosi, in un sinistro gioco fra vittime e carnefici. E a questo proposito, c'è una macabra ironia nella scelta musicale che apre e chiude la puntata: (There's) Always Something There to Remind Me, classico scritto da Burt Bacharach e Hal Davis e riproposto tramite un'autoradio in una delle sue registrazioni più note, quella incisa da Dionne Warwick nel 1967... perché anche nella canzone, in fondo, ogni cosa si trasforma nell'impietoso memento di una sofferenza che è impossibile cancellare.
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Oh, how can I forget you when there is/ Always something there to remind me/ I was born to love you and I will never be free