Per aprire questa recensione di Black as Night, parte della seconda tranche di film del ciclo Welcome to the Blumhouse (distribuiti su Prime Video), non possiamo che partire dal suo titolo, che pone l'accento sul vero focus dell'horror comedy diretta da Maritte Lee Go: le comunità nere d'America, in particolare quelle del profondo Sud che più delle altre sentono il legame con il passato schiavista del luogo in cui vivono, e l'impossibilità di affrancarsi da un destino di povertà ed indigenza. Maritte Lee Go, qui all'esordio alla regia, e Sherman Payne, alla sceneggiatura, parlano di temi che chiaramente gli stanno a cuore sfruttando i topoi legati ad una delle creature del terrore in assoluto più popolari al cinema: il vampiro. Nel loro film un gruppo di vampiri (neri) trova il terreno di caccia ideale nelle comunità (nere) più svantaggiate delle periferie di New Orleans, in cui l'abuso di droga imperversa. Facile passare sopra alla scomparsa di un senza tetto con problemi di dipendenza, cosa che rende l'operato della gang di vampiri particolarmente semplice.
Gli spunti interessanti da cui far partire una storia che sfrutti il genere per fare critica sociale (come tanto spesso accade nel cinema horror più recente) ci sono tutti, peccato che l'esecuzione di Black as Night sia carente su più fronti: in primo luogo c'è un forte disequilibrio tra horror e commedia, tutto a favore di quest'ultima (cosa che potrebbe scontentare chi cerca atmosfere più dark), inoltre la recitazione dei membri del cast risulta fin toppo amatoriale, facendo perdere ulteriormente di verosimiglianza a quello che stiamo vedendo. Un film con un scheletro interessante - la critica sociale che evoca - ma che non è stato realizzato al meglio: Black as Night è divertente e veicola spunti di riflessione sempre attualissimi, peccato che a tratti sembri un prodotto televisivo dal bassissimo budget (che per di più non riesce mai nemmeno ad inquietare lo spettatore).
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Shawna, la nuova Buffy di New Orleans
Shawna (Asjha Cooper) è una teenager che vive a New Orleans e si divide tra i genitori separati, la mamma infatti ha lasciato la casa di famiglia per affrontare i suoi problemi di dipendenza, esplosi in seguito alla devastazione (anche personale ed emotiva) lasciata dal passaggio dell'uragano Katrina, ed ora vive in una delle comunità più povere della città. Shawna è una giovane donna con forti problemi di autostima e in difficoltà nel socializzare con i suoi coetanei: una sera, a disagio, abbandona una festa dove era stata trascinata dal suo migliore amico Pedro (Fabrizio Guido), ma durante il tragitto per tornare a casa viene aggredita da un gruppo di vampiri. Dopo essere stata morsa - ma appuriamo presto che questo da solo non basta per avviare la trasformazione in creatura della notte - quasi per miracolo riesce a scappare. A seguito della traumatica disavventura lei e Pedro inizieranno ad indagare sui vampiri che infestano la loro città, scoprendo che le loro vittime ideali sono gli abitanti della comunità povera di Ombreux. La limitazione geografica delle loro incursioni mette però subito in allerta Shawna, preoccupata per il destino della madre: quando scoprirà che per lei è ormai troppo tardi, la giovane e Pedro, insieme al compagno di scuola Chris (Mason Beauchamp) (per cui lei ha una cotta) e alla nuova amica Grania (Abbie Gayle), appassionata di storie di vampiri, decideranno di farsi vendetta da soli e di proteggere la loro città, costi quel che costi.
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Spunti di riflessione importanti
Come dicevamo in questo film trovano spazio temi molti importanti, che si intrecciano perfettamente con il racconto sovrannaturale. Il cuore del film è il disagio delle comunità nere che non riescono ad affrancarsi dalla loro condizione di miseria e cadono nella prigione delle dipendenze, in questo caso ha giocato un ruolo molto importante anche la devastazione causata dall'uragano Katrina e ci vengono raccontate le difficoltà di una collettività ben specifica. Abbiamo trovato molto interessante, poi, come viene inserita una tematica ancora non molto esplorata al cinema ed in televisione, il cosiddetto colorismo. Il razzismo è un fenomeno molto presente anche all'interno delle stesse comunità di colore, in cui si viene sempre e comunque giudicati per il colore della pelle: più si è scuri, più si incorre in discriminazione, anche da parte dei propri pari. Nel corso del film il fenomeno del colorismo torna in più occasioni: Shawna si sente in svantaggio rispetto alle sue coetanee proprio per il colore molto scuro della sua pelle, sente di non poter avere altrettanto successo - sia amoroso ma anche lavorativo - proprio per questo suo tratto. Shawna acquisterà fiducia in se stessa e nelle sue capacità, e sul finale assisteremo ad un completo ribaltamento del discorso, in cui il colore della pelle inizia a rappresentare un vantaggio, piuttosto che il contrario (peccato, però, che questo non venga meglio approfondito).
La ricchezza di spunti di riflessione capaci di stimolare un'interessante conversazione non riesce a salvare un film con una sceneggiatura tutt'altro che perfetta ed un cast che non brilla per capacità interpretative. Inoltre, il fatto che - come già vi anticipavamo - Black as Night non sia mai veramente spaventoso potrebbe scoraggiare quella fetta di pubblico che da una produzione della casa di Jason Blum si aspetterebbe altro.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Black as Night sottolineando come si tratti di un film che veicola spunti di riflessione importanti partendo però da una sceneggiatura che non sempre funziona. Il fatto che non spinga l’acceleratore sul lato horror della storia potrebbe scoraggiare parte del pubblico.
Perché ci piace
- Gli spunti che danno il via alla storia e i temi che vengono inseriti man mano che procede.
- Certi momenti sono molto divertenti.
Cosa non va
- La recitazione non particolarmente matura del cast.
- Il film non riesce mai a spaventare.
- La sceneggiatura - soprattutto i dialoghi - zoppica parecchio.