Bianco e Nero: le sfumature di Cristina Comencini

Nella vita non è sempre tutto bianco o nero... esistono le sfumature. Parola di Cristina Comencini, che presenta il suo nuovo film, una commedia sull'amore tra uomini e donne di razze diverse con Fabio Volo e Ambra Angiolini.

Dopo la candidatura all'Oscar come Miglior Film Straniero nel 2006 de il suo La bestia nel cuore, Cristina Comencini torna nei cinema dall'11 gennaio con un genere completamente diverso, una commedia romantica d'attualità, molto politicamente scorretta, sulle coppie miste. Protagoniste due coppie di bravi attori, quella formata da Fabio Volo e Ambra Angiolini e quella composta da due fascinosi volti noti del cinema internazionale, entrambi di origini africane ma cresciuti e vissuti in Francia, parliamo di Aissa Maiga e di Eriq Ebouaney.
Prodotto da Rai Cinema e dall'azienda di famiglia, la Cattleya, Bianco e Nero sarà nelle sale italiane in oltre 250 copie ma con pochissimi sponsor all'attivo legati ai costumi dei due attori africani, come ha dichiarato apertamente e non senza un pizzico di polemica la stessa regista durante la conferenza stampa di presentazione del film. Presenti all'appuntamento presso la Casa del Cinema di Roma tutti i protagonisti accompagnati dalla Comencini e dalle due sue giovani co-sceneggiatrici.

Al centro del film della Comencini un amore extraconiugale tra Carlo, un Fabio Volo nei panni dell'italiano medio, e una bellissima donna nera sposata con Bertrand (Ebouaney) un collega di lavoro di sua moglie Elena (Ambra Angiolini). Carlo ed Elena sono felici, hanno una splendida bambina e una vita serena. Quando però Carlo incontra Nadine (Aissa Maiga) qualcosa cambia per sempre nelle loro vite e nulla sarà più come prima. L'amore che nasce tra i due fa precipitare le due famiglie nel caos più totale e fa emergere rancori e pregiudizi radicati nel profondo della cultura del nostro paese.

Come le è venuta in mente l'idea di fare questo film?

Cristina Comencini: La mia è una riflessione nata dopo aver stretto importanti rapporti d'amicizia con alcuni miei collaboratori e con le loro famiglie durante le riprese in Africa del mio documentario Il nostro Rwanda. Tutte coppie miste che poi ho frequentato anche qui a Roma, abbiamo mangiato insieme, ho visto le loro case, ho conosciuto i loro bambini e tutti loro, ridendo, mi hanno raccontato i luoghi comuni e le piccole grandi difficoltà che devono affrontare nella loro quotidianità.

Perché ha scelto i toni della commedia?

Cristina Comencini: Mi hanno raccontato di episodi tragicomici a scuola, nei negozi di giocattoli, alle feste di compleanno dei bambini. Ho pensato che per la prima volta avevo degli amici neri e che sarebbe stato bello raccontarli in una storia d'amore, fuori dal pietismo e dai cliché in cui la nostra società si nasconde da decenni. Alla base del film c'è la domanda che ad un certo punto si pone il personaggio di Fabio Volo nel film: 'perché non abbiamo nessun amico nero?'

Una scelta coraggiosa e difficile la sua...

Cristina Comencini: Ci vuole leggerezza per raccontare certe storie, ed è per questo che non ho voluto fare un film drammatico o maggiormente introspettivo (la Comencini ha risposto così ad un'aspra critica ricevuta in sala in questo senso, ndr.). Solo affrontando questi argomenti con la dovuta levità si può cogliere e raccontare qualcosa di profondamente vero.

La sua è anche una critica all'italiano medio e alla mentalità un po' retrograda che c'è nel nostro paese?

Cristina Comencini: Come avrebbe detto mio padre 'solo raccontando storie di persone normali si riesce a raccontare una storia che è un po' di tutti'. Mi sembrava assurdo che non si fosse mai fatto un film del genere in un paese in cui l'immigrazione di neri africani avviene ormai da decenni. Le statistiche dicono che in Europa le relazioni e i matrimoni misti fanno paura e sono considerate quasi sconvenienti.

Le difficoltà maggiori che ha incontrato strada facendo?

Cristina Comencini: Indubbiamente trovare gli sponsor per i costumi di tutti gli attori e il tarlo del politically correct. Se ci fate caso spesso nelle campagne pubblicitarie i modelli di pelle nera vengono associati a messaggi di tipo erotico/sessuale, strumentalizzati in questa direzione. Un altro problema è stato quello della chiave con cui affrontare le storie senza offendere né infastidire nessuno.

Ci spiega questa storia degli sponsor?

Cristina Comencini: E' una cosa assurda quella che si è verificata, ce la siamo tenuti dentro per mesi durante la lavorazione ma ora voglio denunciarla. Nessuno sponsor italiano ha voluto griffare i due attori africani protagonisti, mentre per i due attori italiani ho trovato marchi pronti ad offrire tutto, nei minimi particolari. Questo dimostra come sia ancora molto lontana l'immagine degli africani da noi. Anche Armani, che ha fotografato tutto il cast con i suoi abiti, alla fine ha fornito soltanto i vestiti per Ambra.

Abbiamo visto che nel film è citata l'AMREF...

Cristina Comencini: Quello con l'AMREF (African Medical and Research Foundation, ndr.) è un vero e proprio sodalizio, non una sponsorizzazione. E' un'associazione per i diritti degli africani che ha creduto nel progetto, che la pensa come noi sui luoghi comuni tra bianchi e neri e che ha messo a disposizione i locali della propria sede a Roma per la realizzazione di alcune scene del film. Un messaggio importante lanciato anche con leggerezza contro il razzismo e a favore dell'integrazione.

Come è avvenuta la scelta degli attori?

Cristina Comencini: Ambra e Fabio li avevo visti al cinema nei loro film precedenti e mi erano piaciuti molto, oltre che per le loro capacità recitative, soprattutto per la profondità d'animo che avevano saputo trasferire ai loro personaggi. Più difficile è stata la scelta degli attori neri. Per i ruoli secondari ho trovato alcuni attori nella comunità senegalese in Italia, come la cantante di professione che nel film recita nei panni della sorella di Nadine. Non c'è una grossa offerta di bravi attori e allora ho deciso di fare dei provini in Francia. Aïssa ed Eriq sono stati bravissimi, hanno recitato il copione alla perfezione.

Signor Volo, nella vita perde la testa e si innamora così facilmente come avviene nel film?

Fabio Volo: Carlo è un uomo comune che, come me nella vita reale, fa fatica ad arrabbiarsi come ad innamorarsi. E' più uno che preferisce mediare. Quando incontra Nadine decide di buttarsi e di lasciarsi andare completamente ai sentimenti. Nella vita devo ammettere che all'ubriachezza dell'innamoramento preferisco relazioni basate sul trasporto della bellezza fisica e dell'attrazione.

Signora Angiolini, quali sono le sue esperienze personali riguardo all'interrazzialità e al perdono?

Ambra Angiolini: Essendo cresciuta in un quartiere multietnico di Roma non ho potuto fare a meno di aprirmi all'integrazione razziale. Il personaggio che mi assomiglia di più del film è però quello di Fabio Volo e non il mio. Sono una che si butta, che non si ferma di fronte alle difficoltà quando c'è da fare nuove esperienze.

Come ha vissuto questa sua seconda esperienza da attrice?

Ambra Angiolini: Sono molto grata a Cristina di avermi dato la possibilità di replicare con un film così importante e pieno di significato. Mi sono buttata con tutta me stessa in questa nuova esperienza, in un personaggio per fortuna diverso da quello di Saturno contro di Ozpetek. Quando vai bene in una parte di solito ti fanno fare sempre la stessa cosa e recitare la parte della tossica fino a cinquant'anni non sarebbe stato per niente divertente (ride). Ho acquisito maggiore fiducia in me stessa dopo questa nuova opportunità, anche se ammetto di non capire ancora bene tutti i termini tecnici del set. Ho fatto del mio meglio, questo è sicuro.