Biancaneve e l’indignazione social. È veramente questo il mondo che vogliamo?

Dal live action Disney a The Electric State, ovunque guardiamo non vediamo altro che odio e attacchi. Ma quando abbiamo smesso di sognare (almeno al cinema)?

I nani di Biancaneve

Si può criticare un film senza odiarlo? Si può evidenziare un problema senza sparare a zero e senza criterio? A guardarsi intorno oggi diremmo di no, che non è possibile, che le dinamiche social ci costringono a opinioni polarizzate, a essere divisivi, a puntare l'indice e far fuoco senza pensare. Non lo scopriamo oggi, perché questa dinamica di divisione netta tra bianco e nero, capolavoro o disastro, va avanti da tempo e a tutti i livelli. La spiacevole novità è di notare una netta predominanza dell'odio rispetto all'amore, di un rancore infiammabile e senza limiti nei confronti del nemico di turno senza che ci sia altrettanta passione nel sostenere ciò che invece ci piace e amiamo, come se quell'impegno virato in positivo non desse uguale soddisfazoine emotiva. Come se avessimo smesso, tutti, di sognare.

The Electric State e i soldi rubati alle nostre tasche

The Electric State Millie Bobby Brown
The Electric State: Millie Bobby Brown e il suo robot giallo Cosmo

320 milioni. Questa la cifra che si dice Netflix abbia investito su The Electric State dei fratelli Russo, accusati di averli buttati nella spazzatura facendo un film che, a detta di molti, tale è: immondizia, per usare un termine più gentile di quello che viene spesso spiattellato nei post social da chi urla che il cinema è altro e che queste produzioni uccidono la Settima Arte. Non sarà così e la cinematografia continuerà a vivere, perché già in passato ha dimostrato di avere le spalle abbastanza larghe da reggere l'impatto di cattivi registi. E per di più non riteniamo The Electric State il disastro che tanti annunciano: un film leggero, che punta a divertire lo spettatore e lo fa. Troppo poco per 320 milioni? Questo lasciamo che sia Netflix a deciderlo, da produttore del progetto; sarà l'azienda a decidere se quell'investimento è stato fruttuoso o meno, a tirare le somme e valutare.

Qui ci preme soltanto evidenziare un punto e rispondere a chi si indigna perché "con quei soldi si potevano risolvere tanti problemi". E deve farlo Netflix? Un'azienda privata che sceglie come investire i propri soldi? Ci si dimentica spesso che il cinema e l'audiovisivo sono un business e in tal senso operano i diversi interlocutori di questo mercato, investendo in modo da rafforzare la propria posizione in modi differenti. Non è Netflix, né nessun'altra realtà del mondo del cinema, dello streaming o della televisione, a dover rattoppare strade, salvare vite, investire in opere pubbliche o anche soltanto nella cultura. Giusto o sbagliato che sia un investimento, saranno loro a trarne beneficio o pagarne lo scotto. I treni continueranno ad arrivare in ritardo anche se non si producesse un film come The Electric State.

Biancaneve, senza nani e senza una difesa

Biancaneve Rachel Zegler
Rachel Zegler è Biancaneve

Diverso il caso della rabbia diffusa, incontrollata e, ahinoi, preventiva nei confronti del remake di Biancaneve di casa Disney. Attacchi iniziati sin dal casting di Rachel Zegler e poi esplosi alla prima immagine dal set che fu diffusa quasi due anni fa, che lasciavano pensare che i sette nani sarebbero stati sostituiti da creature di sesso, etnia e dimensioni diverse

. I nani, quelli a cui siamo abituati sin dal primo Classico Disney, ci sono (seppur realizzati con una CGI discutibile, va detto), ma le accuse dalle frange anti-woke sono continuate e sono montate nel tempo, nel nome di un politicamente corretto da condannare nei confronti di una Disney accusata di "rovinare la fiaba della nostra infanzia", che ha costretto la stessa major a ridimensionare tutta l'attività promozionale del film e la premiere.

Fa sorridere, ma anche tanta rabbia (questa sì, giustificata), che in buona parte ciò di cui si accusa il film nel film stesso non ci sia e che in definitiva Biancaneve non è un capolavoro, ma neanche un disastro, quanto piuttosto un film con dei problemi che prova anche a dire qualcosa di sensato sulla nostra società. E fa anche sorridere, questa volta con soddisfazione, che in fin dei conti gli incassi sono deludenti e nettamente inferiori ai grandi successi di altri remake, ma nemmeno il flop assoluto che in tanti avevano pronosticato e sperato. Almeno nel nostro paese, dove ha superato i 6 milioni nei primi due weekend.

Minoranza rumorose?

Disneys Snow White 2
Una scena del remake live action di Biancaneve

Pur se per motivi diversi e provenienti da ambiti diversi, queste indignazioni social inondano i nostri feed come degli tsunami di rabbia che monta di post in post, con utenti che si caricano a vicenda per far branco contro il nemico di turno. Ci diciamo che in fondo arrivano da minoranze rumorose, rese ancor più chiassose dalla cassa di risonanza delle nuove tecnologie, ma le tendenze sociali, culturali e politiche della nostra contemporaneità ci ammonisce a non minimizzare quelli che potrebbero essere sintomi di problemi più ampi, radicati e profondi. Se la reazione naturale è di ignorare e passare avanti, ci diciamo che forse non è il comportamento giusto. Ma cosa fare? Rispondere non ha senso per non incastrarsi in discussioni inutili quanto surreali, ma una possibile alternativa ci deve essere.

Yoshitaka Amano
Il maestro Yoshitaka Amano alla sua mostra

Siamo stati qualche giorno fa alla presentazione della mostra Amano Corpus Animae di Romae il maestro Yoshitaka Amano incoraggiava a essere "più puri e più bambini", a riprendere quella pratica che in tanti (ci includiamo colpevolmente anche noi) abbiamo accantonato: sognare. Come detto in apertura, diamo più spazio all'odio che al supporto, attacchiamo quel che non ci piace invece di sostenere quello che amiamo. Riprendiamo a farlo e cerchiamo di bilanciare l'indignazione con qualcosa di positivo, creando sui social degli spazi che non siano solo ricettacoli di negatività.

Il mondo che abbiamo creato

Una Scena Di Adolescence
Un'immagine di Adolescence

"Is This the World We Created..?" cantavano i Queen tanti anni fa, nel 1984, ce lo chiediamo anche noi scrivendo queste righe, sinceramente preoccupati. Ma pensiamo anche ad Adolescence, il suo successo e le discussioni che sta creando. Questo ci dà un pizzico di speranza, perché la preoccupazione che solletica e suscita è positiva, perché fa aprire gli occhi e spinge a informarsi e cercare di capire. Parla di altro, è vero, o almeno così sembra in apparenza, ma nel riordinare le idee per questo articolo è stato inevitabile chiedersi se sia proprio così o se sia solo un'altra faccia della poliedrica medaglia di feccia che è la realtà che ci circonda.

Adolescence: guida al linguaggio dei giovanissimi. Tra Manosfera, Incel, regola dell'80/20 ed emoji a fagiolo Adolescence: guida al linguaggio dei giovanissimi. Tra Manosfera, Incel, regola dell'80/20 ed emoji a fagiolo

Ma di questo, temiamo, ci sarà modo di parlare ancora. Alla prossima indignazione social, alla prossima esplosione di rabbia (preventiva o meno che sia), alla prossima produzione che sappia accendere i riflettori su un problema costringendoci a guardare e prenderne consapevolezza, anche se solo per un breve intervallo di tempo. Nel frattempo il nostro invito non può che essere uno e uno solo, facendo nostro l'invito di Amano: godetevi lo spettacolo per quel che è, lasciate che faccia quello per cui il grande cinema d'intrattenimento è pensato, farvi sognare a occhi aperti.