Curioso il destino di due personaggi come Angelina Jolie e Billy Bob Thornton. Entrambi attori di grande successo, stella del firmamento di Hollywood lei, volto d'elezione del cinema indie il secondo, un tempo coniugi felici (ma decisamente sopra le righe) e oggi registi di opere entrambe presentate al 62.mo Festival di Berlino. Dopo la guerra di Bosnia raccontata dalla Jolie, oggi tocca all'America di fine anni '60 che fa da sfondo al film di Thornton Jayne Mansfield's Car, in lizza per l'Orso d'oro. Ambientata in Alabama, la quarta opera cinematografica diretta da Thornton, racconta la vicenda del vegliardo Jim Caldwell, lo straordinario Robert Duvall, e della sua famiglia sui generis. Abbandonato dalla moglie Naomi, fuggita in Inghilterra dove si è innamorata di un altro, l'uomo ha cresciuto da solo, non senza qualche problema, i suoi quattro figli; Donna (Katherine LaNasa), infelicemente sposata ad un bifolco, Jimbo (Robert Patrick), il più posato della famiglia, Skip (lo stesso Thornton), ex asso dell'aviazione, devastato psichicamente e fisicamente dalla Seconda Guerra Mondiale, così come Carroll (Kevin Bacon), diventato un hippy. Quando la donna muore, esprimendo come ultima volontà quella di essere seppellita negli Stati Uniti, Jim è costretto ad incontrare l'uomo che gliel'ha portata via, Kingsley Bedford, l'altrettanto bravo John Hurt, che si presenta negli Stati Uniti accompagnato dai figli avuti dal precedente matrimonio, Phillip e Camilla (Frances O'Connor). Quella che avrebbe dovuto essere una scomoda riunione in ricordo di una persona cara scomparsa, diventa una sorta di scontro culturale tra Vecchio e Nuovo mondo e, soprattutto, un modo per fare i conti con le ferite aperte lasciate dalle guerre combattute nel tempo. Applauditissimo in conferenza stampa, Billy Bob Thornton ha incontrato i giornalisti assieme a John Hurt, fresco vincitore a Londra del Lifetime Achievement Award per la carriera, Ray Stevenson e Katherine LaNasa e al produttore Alexander Rodnyansky.
Signor Thornton cosa l'ha spinta a dirigere questo film? Billy Bob Thornton: ho passato la vita a lamentarmi dei brutti film che vedevo in giro, pellicole interpretate da modelle e da gladiatori e commedie di poco conto e soprattutto della facilità con cui venivano finanziati. Invece di continuarmi a lamentare ho deciso di lavorare direttamente a qualcosa di diverso. Sono un regista migliore quando posso utilizzare materiali totalmente miei, inoltre avevo in mente questa storia da molto tempo. Ho avuto la fortuna di incontrare un produttore come Alexander che mi ha dato la massima libertà di scelta, dagli attori al montaggio del film. Questo è un film che parla di americani ed inglesi, che nessuno nel mio paese avrebbe finanziato, e lo ha fatto un russo.
Il suo film è presentato a Berlino in World Premiere, anche questo immaginiamo possa avere un grande valore per lei. Pensa che Jayne Mansfield's car possa spingerla a dirigere film con una frequenza maggiore? Billy Bob Thornton: Partiamo dalla prima considerazione, reputo un onore e un privilegio essere qui a Berlino. Per me sarebbe già stato bello solo sedermi in sala e vedere il film sul grande schermo. Francamente non mi importa quello che succederà, se vincerà qualche premio o meno, mi sento già orgoglioso ad aver diretto un film del genere e ad averlo prodotto in maniera indipendente. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda dico che vorrei dirigere più film, lo spero molto. Finché ci sarà in giro gente come Alexander credo che la cosa si possa ripetere più spesso. Quelli come lui hanno un'idea molto chiara del cinema, qualcosa che non è legato al numero di star che riesci ad inserire nel cast. I produttori come Alexander non cercano di mettere un attore in un ruolo che non gli calza a pennello, solo perché hanno bisogno del grande nome a tutti i costi. Nel cast ci sono grandi, grandissimi attori, come Robert Duvall, Kevin Bacon e John Hurt che è al mio fianco, ma non ci sono delle celebrità. Per farla breve, se potrò continuare a lavorare in questa maniera allora continuerò a dirigere film.
Si è ritagliato il ruolo di Skip, il personaggio che più di ogni altro soffre per le conseguenze della Guerra. Ha subito pensato che l'avrebbe interpretato lei e poi come ha scelto gli altri attori? Billy Bob Thornton: Quando scrivo un film ho già in mente tutti gli attori che vorrei interpetassero i personaggi e anche in questo caso è andata così. Ci sono un paio di ruoli in cui non è stato possibile scritturare coloro che avevo in mente, ma alla fine posso dire che il risultato finale è andato oltre le mie aspettative. Per quanto concerne la prima parte della domanda, è una cosa che mi chiedono tutti dai tempi di Lama Tagliente. E' normale che uno pensi a sé stesso quando si scrive un film, in fondo nessuno domanda a Bruce Springsteen se vorrebbe che qualcun altro interpretasse le sue canzoni. A parte gli scherzi, in questo caso ogni attore è perfetto per il suo ruolo.Il film parla molto di guerra... Billy Bob Thornton: Il cuore del film è proprio questo, come generazioni differenti vedono la guerra, come le loro famiglie siano toccate da questa tragedia e come, per un qualche motivo strano, non si è in grado di imparare dagli errori del passato. E' un film sul romanticismo della tragedia. Abbiamo fatto partire tutto dalla morte della madre, perché se avessimo fatto un film concentrato solo ed esclusivamente sulla guerra, all'estero certe tematiche avrebbero potuto non essere colte pienamente.
Poi c'è il discorso sulla paternità... Billy Bob Thornton: Mio padre era un irlandese di quelli veraci, era un tipo tosto e non mi ricordo di aver mai avuto una conversazione con lui su un qualunque argomento. E' un'esperienza che traspare dalla scena del dialogo tra il mio personaggio e Robert Duvall. Skip continua a chiedere a suo padre di raccontargli un avvenimento di quando era piccolo e lui, naturalmente, non rispondeva nulla. L'unico momento in cui riusciva a stabilire in contatto con me e mio fratello era quando ci portava a vedere gli incidenti stradali. Se ne stava lì per due ore a fumare le sue Lucky Strike, mentre mio fratello era semplicemente inorridito. 'Cosa ci facciamo qui, è orribile!', continuava a dirmi. Posso dire senza timore di aver passato tutta la vita a cercare la sua attenzione, l'approvazione di gente più anziana di me. Robert Duvall è stato il mio mentore dagli anni '80, gli voglio bene, è quasi come una padre, ma sono terrorizzato da lui e ogni volta ho bisogno che lui mi dia la sua benedizione. Lo stesso vale per John Hurt e per tutti gli altri attori con cui ho lavorato negli anni. Mio padre è morto quando io avevo 17 anni e col tempo ho capito che gli volevo molto bene e che lui semplicemente non era in grado di comunicare con me. Anche questo sentimento è stato uno stimolo per scrivere e dirigere il film.Cosa avete provato ad essere diretti da un collega?
Katherine LaNasa: Me la sono proprio goduta, ecco com'è andata! Vengo dalla Louisiana, sono una donna del sud e mi sono divertita un mondo a girare il film dalle mie parti, con la stessa autenticità. Di Billy Bob, poi, ho poco da dire. Sapeva esattamente come voleva che fossero le scene, usando allo stesso tempo un tocco pesante e leggero. Sul set mi sentivo davvero al sicuro perché sapevo Bob e il suo entourage stavano lavorando al meglio. Ho lavorato senza esitare ed è stato meraviglioso.
John Hurt: Lui conosce il linguaggio del cinema e ha a cuore ogni singolo personaggio del film. Credo che sia un privilegio per il pubblico assistere ad un film come non se ne vedono in giro. In più Billy è riuscito a mettere insieme diverse culture.
Ray Stevenson: Ho ricevuto la sua chiamata mentre stavo accompagnando mio figlio a scuola, è stata una vera sorpresa. Billy Bob ha il dono raro di vedere cose di te che nemmeno sai di possedere e ti incoraggia ad esprimerle in maniera molto libera. Sono orgoglioso di questo film, un'opera che parla da sola.
E' contento che anche il film di Angelina Jolie sia stato presentato a Berlino? Vi siete già visti per parlarne? Billy Bob Thornton: Ok, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la domanda sulla mia ex moglie, capita quando si è stati sposati con una star. Vi dirò la verità, Angelina è una grande donna ed è una grande amica, così come lo è Brad Pitt. L'amerò per sempre come un'amica. Non l'ho ancora vista, ma credo proprio che succederà oggi.