Berlino 2012: Angelina star impegnata 'In the Land of Blood and Honey'

Il Festival di Berlino tiene a battesimo il debutto registico di una delle dive più amate di Hollywood, che per il suo esordio ha scelto di raccontare la guerra nei Balcani; 'Dopo questo film sarà difficile tornare a lavorare a qualcosa di diverso', ci ha raccontato la Jolie.

Il suo arrivo nel gelo di Berlino ha scaldato gli animi della Berlinale come solo Angelina Jolie può fare. Prototipo della diva moderna, bellissima, invidiata da mezzo mondo per la relazione con Brad Pitt, impegnata in prima linea in una lunga serie di iniziative umanitarie, Angelina ha voluto aggiungere la regia alle sue molteplici attività. E lo ha fatto scegliendo di raccontare da un insolito punto di vista la tragedia della guerra nell'ex Jugoslavia, ed in particolare la barbarie degli stupri etnici subiti dalle donne bosniache da parte dei soldati serbi. In In the Land of Blood and Honey, presentato nella sezione Berlinale Special della 62.ma edizione del Festival di Berlino, racconta la storia d'amore tra Ajila, una giovane pittrice bosniaca, e Daniel, militare serbo che pur istigato da un padre rancoroso ad odiare con ferocia i 'nemici' musulmani, non riesce a sottrarsi a quella passione, vivendola però con senso di colpa e senza mai abbandonarsi completamente. Affiancata dagli intensi protagonisti Zana Marjanovic e Goran Kostić e da gran parte del cast, comprendente Rade Serbedzija, Vanesa Glodzo, Nikola Djuricko, Boris Ler e Alma Terzic, la Jolie ha più volte rimarcato durante l'affollatissima conferenza che si è tenuta oggi la sua ferma volontà di lavorare a progetti che le stiano particolarmente a cuore, proprio come il suo esordio registico.

Signora Jolie, perché ha scelto questo argomento così delicato e fonte di continue discordie per il suo debutto registico? Angelina Jolie: il tema mi ha sempre appassionato molto, ma non pensavo certo che ne avrei tratto un film. Avevo 17 anni quando la guerra in Ex Jugoslavia è cominciata e i miei coetanei non ne sapevano assolutamente nulla, in un certo senso mi sono sentita in dovere di colmare quel vuoto di informazione senza però voler puntare il dito contro l'una o l'altra parte, forse solo contro i grandi del mondo che allora rimasero in silenzio. E' stato bello scrivere una storia che parlasse di quanto sia importante conoscersi reciprocamente, senza pensare alle differenze etniche, ma soffermandosi solo su quanto si possa cambiare profondamente a causa di una guerra. Ed è stato coinvolgente condividere tutto questo con coloro che sono sopravvissuti, con la meravigliosa gente di quella parte del mondo, con le loro straordinarie donne, che mi hanno arricchita e con tutti questi grandi attori.

Una domanda per il cast, potete raccontarci le sensazioni che avete provato quando siete stati chiamati a partecipare al film della Jolie e qual è stata la cosa più bella dell'aver lavorato con lei? Goran Kostić: ho fatto una lunga serie di provini, sono stato impegnato per circa 2 o 3 settimane. Prima mi hanno fatto un'audizione a Londra, senza darmi alcuni punto di riferimento su quello che avrei dovuto fare, mi hanno dato carta bianca. Solo dopo questo primo approccio ho potuto leggere la sceneggiatura del film. Qualche giorno dopo mi hanno chiuso in una stanza con questo manoscritto e quando mi hanno chiesto cosa ne pensassi, ho risposto che avrei avuto bisogno di più tempo. Mano a mano che andavo avanti nella lettura la storia mi ha letteralmente preso e riuscivo ad entrare sempre più in profondità. Alla fine quando sono riuscito a parlare con Angelina ero orgoglioso ed emozionato che mi avesse scelto. E' stata l'esperienza artistica più difficile che potessi attendermi ed è sempre così quando ci metti tutta la passione che hai in corpo. E io questo ho fatto e nei momenti di difficoltà ci hanno pensato Angelina e Zana a rassicurarmi.
Zana Marjanovic: quando la guerra è scoppiata nel mio paese ero molto giovane. Ero una ragazzina come tante che suonava il piano e giocava a tennis, poi è scoppiato il conflitto e mi sono trasferita a New York. Quando ho compiuto 18 anni ho sentito la necessità di tornare a casa. I miei amici mi dicevano che ero pazza, che una donna che vuole essere un'attrice non se ne va in Bosnia-Erzegovina. Grazie ad Angelina Jolie invece ho capito che questo è possibile e l'esperienza di questo film rimarrà per molto tempo nel mio cuore. Io le ho conosciute le donne che sono state stuprate, ed è importante che un film possa mostrare al pubblico quello che è successo.

Rade Serbedzija: Ho letto tante sceneggiature dedicate alla guerra nei Balcani, alcune delle quali davvero brutte, ma quando mi è capitata tra le mani quella scritta da Angelina me ne sono innamorato. Questo non è semplicemente un documentario di quanto avvenuto in quei giorni, ma il racconto di una storia d'amore tra due persone che probabilmente sarebbero state felici per tutta la vita se quel conflitto non ci fosse stato.
Vanesa Glodzo: Angelina ha avuto il merito di mostrare esattamente tutto quello che ho provato durante la guerra ed è stato meraviglioso accettare il ruolo di Leila, la sorella di Ajila.
Nikola Djuricko: quando mi hanno detto che avrei partecipato ad un film di Angelina Jolie ho cominciato a ridere, naturalmente non ci credevo. Invece sono stato davvero fortunato a poter lavorare con lei. Sa capirti, sa quali sono le necessità di un attore. A livello emotivo, poi, è stato meraviglioso poter collaborare con attori di etnie diverse ad un film che parla di un argomento così difficile come la guerra.
Branko Djuric: mio padre ha origini serbe, mentre mia madre è bosniaca. In No man's land interpretavo la parte di un soldato bosniaco, qui invece mi è toccata quella del militare serbo. Mi piace pensare di aver fatto i film per accontentare tutti e due i miei genitori.
Boris Ler: Io ho trovato straordinario che a scrivere una storia tanto intensa sia stata una donna che non è nata nei Balcani. Questo vuol dire che se si vuole si può davvero approfondire ogni argomento.
Alma Terzic: Angelina è stata materna con tutti noi. Ricordo perfettamente che mi ero preparata un monologo lunghissimo per poterle dire quanto ero felice che mi avesse scelta, ma quando ci siamo incontrate a Budapest l'unica parola che è uscita dalla mia bocca è stata 'ciao!'. Mi ha dato libertà assoluta di azione e mi ha dimostrato che la storia può essere più grande di tutti noi attori messi insieme.

strong>Nulla da dire, signora Jolie, li ha conquistati tutti. Forse non sarà così con quella parte di pubblico che ritiene il suo film un'opera contro i serbi...
Angelina Jolie: e sono liberi di pensarlo, anche se non è chiaramente così che è stato concepito. Infatti molte persone pensano esattamente il contrario. Naturalmente, però, quando si vede un film il giudizio è influenzato dal proprio background. Dal punto di vista storico la ricostruzione, che pure non è documentaristica, è molto accurata. Volevo trovare il giusto equilibrio nel tono del racconto. Ho letto tutto quello che potevo sulla guerra, ma mi rendo perfettamente conto che ci sono tante altre sfaccettature e questa può essere parziale, visto si dà molto spazio alla resistenza dei bosniaci di etnia musulmana.

Questo è un progetto decisamente ambizioso, possiamo dire che rappresenta una sorta di spartiacque della sua carriera, spingendola a scegliere opere più impegnate? Angelina Jolie: Faccio quello che posso per cercare di comprendere il mondo nei suoi aspetti più complessi, come ad esempio quei conflitti che letteralmente mi dilaniano. Mi sforzo quanto più possibile per informarmi sempre di più e meglio e sono felice di poter parlare con voi di cose che mi stanno davvero a cuore e sì credo che sarà davvero difficile tornare a lavorare a qualcosa di diverso dopo aver passato due anni della mia vita a costruire un progetto così importante, completamente scritto da me, in cui ho creduto dal primo secondo, praticamente incollato al mio cuore. Forse adesso avrei bisogno di un film Disney per ritrovare un po' di equilibrio.

Una delle sequenze più dure del film è quella in cui si vede l'uccisione del piccolo figlio di Leila. Immaginiamo che lei, da madre di sei bambini, abbia scelto di con ponderatezza di inserire la scena... Angelina Jolie: Certo, proprio perché sono madre di sei figli ho deciso che andasse inserita. Quando si girano i film di guerra si discute sempre molto su quanto sia lecito mostrare e quanto invece vada nascosto. Purtroppo un film è solo una piccola parte di quello che successo realmente e se la scena riesce davvero a sconvolgere il pubblico vuol dire che avrà raggiunto il suo scopo. Noi abbiamo anche la responsabilità di far vedere gli aspetti più orribili di un conflitto. Deve essere duro da vedere, deve rimanere impresso nella tua mente. Non mi trovo affatto a mio agio quando vedo un film di guerra troppo 'neutro'. E comunque il corpo del bambino non si vede mai, la tragedia si intuisce solamente, ci tengo a sottolinearlo. Come madre, ripeto, vedere un figlio morire è il peggior incubo che si possa avere.