Bella ciao - Per la libertà, la recensione: Canti, memoria e libertà

La recensione di Bella ciao - Per la libertà, un documentario di Giulia Giapponesi, che con un certosino lavoro di selezione e ricostruzione prova a raccontare i misteri, la genesi e le trasformazioni della canzone diventata simbolo di lotta per tutti i popoli oppressi.

Bella Ciao Per La Liberta 12
BELLA CIAO - Per la libertà: un'immagine d'archivio

Le mondine la cantavano nelle risaie, i partigiani durante la resistenza, e alle generazioni recenti è arrivata attraverso le rivisitazioni di artisti di mezzo mondo o tramite riadattamenti post-moderni, come quello che negli ultimi anni ne ha fatto la colonna sonora della serie Netflix La casa di carta, diventata cult. Ma probabilmente Bella Ciao viene da molto più lontano, una melodia che ha viaggiato nel tempo diventando l'inno di ogni popolo oppresso; e ora Giulia Giapponesi prova a ricostruire la genesi, i misteri e la storia di una canzone "che vuol dire sempre libertà in tutto il mondo e in tutte le lingue", come potete leggere nella recensione di Bella Ciao - Per la libertà. Il film in sala per soli 3 giorni (dall'11 al 13 aprile) grazie a I Wonder Pictures e in onda su Rai Tre il 22 aprile, è un minuzioso excursus tra remote registrazioni audio, le memorie dolorose degli ultimi partigiani rimasti, le testimonianze di militanti e attivisti di Cile, Turchia, Iraq, le teorie e le ricerche di storici ed etnomusicologi che da anni ne seguono le tracce non senza entrare spesso in conflitto.

Bella ciao, inno della resistenza

Bella Ciao Per La Liberta 2
BELLA CIAO - Per la libertà: Vinicio Capossela in un'immagine

In apertura Vinicio Capossela dal Museo della Resistenza a Reggio Emilia, la definisce "una canzone antifascista"; per "il cantautore, ritrovatore", che nel 2021 durante il lockdown ne fece una versione con il musicista greco Dimitris Mystakidis, Bella Ciao è "un anticorpo", un salvavita che scatta e ci soccorre ogni volta che lottiamo contro una qualsiasi privazione di libertà, che "è preziosa e va difesa sempre". Dopo un breve prologo, che ha il compito di presentare alcuni dei protagonisti che ci faranno compagnia con i loro ricordi, la narrazione di BELLA CIAO - Per la libertà prosegue tra testimonianze e indagini a caccia di un'origine non ancora del tutto chiara, che si perde nei ricordi di chi l'ha cantata, addirittura nelle note di una vecchia canzone Klezmer del 1919 e nell'ostinazione di chi prova a rintracciarla tra le migliaia di ore di canti popolari registrati ovunque in Italia.

Bella Ciao Per La Liberta 3
BELLA CIAO - Per la libertà: un'immagine del documentario

A prendere per mano lo spettatore in questa lunga disamina che ha la struttura di un puzzle, ci pensano i racconti delle persone intervistate, usati come contrappunto alle immagini di repertorio, avanti e indietro sulla linea del tempo e della Storia. Ed ecco allora Floriana Diena Putaturo, una maestra minuta, gli occhi umidi al ricordo di quando la cantò per la prima volta Bella ciao: era ad Alba nel giorno della sua liberazione. Quando prova a intonarla, si commuove. Poi ci sono le memorie dei rastrellamenti e di chi ha combattuto e sparato, come Giacomo Scaramuzza, comandante partigiano di 98 anni, nome di battaglia Giorgio. Ci tiene a precisare che preferisce definirsi "ribelle", la parola partigiano non lo ha mai entusiasmato; all'epoca della guerra era un alpino e con i suoi uomini decise di fuggire sulle montagne e unirsi alla resistenza, a cui il destino di Bella ciao è tradizionalmente legato. Se ha ucciso? Giacomo questo non lo sa, perché quando combatti e spari non puoi saperlo. Si continua a parlare di resistenza e di quello che fu, mentre le immagini d'archivio sfilano sulle parole di Aimaro Isola, architetto torinese e partigiano a sedici anni.

Da Fuocoammare a Strane straniere: 5 documentari italiani da (ri)vedere

Dalle origini alle evoluzioni contemporanee

Bella Ciao Per La Liberta 5
BELLA CIAO - Per la libertà: una scena

Una lunga esplorazione che dalla versione di Yves Montand del 1963 arriva alle contaminazioni più moderne, come quella che negli anni '90 grazie ai Modena City Ramblers intercettò una nuova generazione; attraverso un lavoro certosino di ricerca e ricostruzione Giulia Giapponesi insiste sulla natura di un brano inarrestabile, capace di viaggiare per oltre mezzo secolo travalicando i confini originari e diventando simbolo universale di resistenza. Nella storia recente è stato il canto di lotta dei curdi di Rojava e di Kobane, "nelle case di Rojava si beveva il tè e si cantava Bella Ciao" ricorda Hazal Koyuncuer, rappresentante della comunità curda a Milano, l'hanno cantata a squarciagola anche gli iracheni di Mosul durante l'occupazione dell'Isis, in un video diventato virale e realizzato dal giovane Mohammed Osamah Hameed.

Bella Ciao Per La Liberta 6
BELLA CIAO - Per la libertà: Moni Ovadia in un'immagine

Dice di averla sentita per la prima volta a 17 anni guardando un film sulla seconda guerra mondiale e confessa di non averne capito subito il significato, a rapirlo fu la sua melodia. La stessa che il 20 maggio del 2020 i minareti di ben 62 moschee a Smirne in Turchia fecero risuonare al posto del richiamo della preghiera; ne parla l'attivista politica e consigliera del Partito Popolare Repubblicano turco Banu Özdemir, che all'epoca dei fatti fu arrestata e processata (alla fine assolta) per aver diffuso il video dell'accaduto.
Le immagini dei vari testimoni, combattenti, resistenti da ogni angolo del mondo si sovrappongono alle teorie spesso discusse di chi sostiene che i partigiani non l'hanno mai cantata, come dichiara l'avvocato "con il pallino della storia",

Bella Ciao Per La Liberta 4
BELLA CIAO - Per la libertà: una sequenza

Luigi Morrone. Si rincorrono le parole di Marcello Flores D'arcais, storico della Resistenza, gli aneddoti di Cesare Bermani, ricercatore della cultura orale, fino al ricordo dell'evento che contribuì al lancio pubblicitario di Bella ciao: nel 1963 per la prima volta il Nuovo Canzoniere italiano salì sul palco del Festival di Spoleto per cantarla. Scoppiò un putiferio, che si concluse con le proteste degli ufficiali, una lunga bagarre sui giornali e la consacrazione definitiva del brano a inno della resistenza e della sinistra comunista.
Versioni pop, elettroniche, folk risuonano in tutto il mondo da Bogotà a Mumbai, da Beirut a Tel Aviv, Hong Kong, Genova, fino a diventare il canto intonato dai giovani del movimento ambientalista Friday for Future guidato da Greta Thunberg. Cambiano le parole, la lingua e il testo, ma non esiste paese che non abbia il suo adattamento per ricordare a tutti che "il cammino per la libertà è per sempre".

Conclusioni

La recensione di Bella ciao - Per la libertà non può non concludersi con un profondo apprezzamento per il compito che Giulia Giapponesi si è assunta l’onere di sostenere: un excursus sul brano simbolo della resistenza e sulla sua storia, ancora poco chiara. Con l’equilibrismo di un funambolo la regista riesce a mettere insieme aneddoti, testimonianze e immagini di repertorio, dando un senso alla mole di materiale a disposizione che in mani meno abili sarebbe diventato un racconto una anonima ricostruzione. Ma Bella ciao non è un brano qualsiasi e questo Giapponesi lo sa bene e lo dimostra, legandone indissolubilmente il cammino a storie di resistenza e libertà.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Un lavoro accurato e prezioso sull’importanza della memoria.
  • Un ritratto efficace sulla forza di un testo simbolo, che travalica le proprie origini e viaggia per il mondo, diventando ovunque manifesto di libertà e resistenza.
  • Un lavoro certosino e di equilibrio per creare un mosaico basato sull’alternanza di immagini di repertorio e testimonianze dirette, su e giù attraverso la Storia.

Cosa non va

  • Forse insistere sul lavoro d’archivio avrebbe reso il racconto più completo.