Beetlejuice Beetlejuice, la recensione: il ritorno del cult di Tim Burton è un sentito omaggio

Il classico di Tim Burton degli anni '80 torna con parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, oltre alla new entry Jenna Ortega. Presentato a Venezia 81, è in sala dal 5 settembre.

Winona Ryder e Michael Keaton in Beetlejuice Beetlejuice

La musica incalzante di Danny Elfman, la camera che scivola sulla cittadina di Winter River. È con un brivido che accogliamo l'apertura di Beetlejuice Beetlejuice, da fan di vecchia data del cult di Tim Burton e da amanti della filmografia del regista. Perché capiamo subito che è a noi che parlerà in prima battuta il film, questo ritorno che si affida a buona parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, con delle new entry d'eccezione come Willem Dafoe, Jenna Ortega e, ovviamente, Monica Bellucci.

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Winona Ryder torna nel sequel

Cast in gran parte presente al Lido di Venezia per l'apertura dell'edizione numero 81 della Mostra Internazionale del Cinema, per un'anteprima di grande prestigio in attesa dell'uscita in sala a ridosso, prevista per il 5 settembre grazie a Warner. Un'anteprima accolta da meritati applausi al termine della proiezione stampa, perché l'omaggio funziona al di là di qualche problema di scrittura ed equilibrio.

Una trama (troppo?) elaborata per Beetlejuice Beetlejuice

Partiamo dallo spunto e l'intreccio, che ci hanno lasciato sensazioni contrastanti: ci è piaciuto lo spunto iniziale di tornare ai personaggi iconici di Beetlejuice a distanza di tanti anni, per ritrovare i Deetz e vedere come sono diventate le loro vite, dalla madre Delia che ancora insegue le sue pulsioni artistiche alla figlia Lydia la cui esistenza è ancora avvolta in quell'alone oscuro che avevamo amato negli anni '80, convogliato nella sua attività professionale. A loro si aggiunge una terza generazione di Deetz, rappresentata dalla figlia di Lydia, Astrid, tutte raccolte nuovamente a Winter River.

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Una sequenza di Beetlejuice Beetleuice

Lì la ragazza scopre il plastico dei Maitland ed entra in contatto con il mondo del soprannaturale in modi inaspettati, aprendo le porte al ritorno di Beetlejuice che è intanto alle prese con l'unico essere che riesce a spaventarlo: la sua ex moglie Delores. Più linee narrative che a tratti non trovano lo spazio e l'equilibrio necessario, come se la voglia di aggiungere idee e spunti avesse preso il sopravvento sulla compattezza narrativa. Un difetto che emerge soprattutto nel secondo atto, per poi sfociare con energia in un gran finale che rende giustizia alla potenza iconica dell'originale.

Winona Ryder: Nostra Signora del cinema anni Novanta

Un sequel tra evoluzione e omaggio

Abbiamo subito accennato a quello che ci è sembrato l'unico difetto di un film che nel complesso funziona: lo fa in quanto commedia macabra, con il gusto dark di Tim Burton che riemerge come in passato; lo fa in quanto omaggio in grado di parlare ai fan dell'originale, con richiami continui e sensati che i conoscitori sapranno identificare e amare; lo fa, ancora, come evoluzione di quei personaggi a cui ci sentiamo legati e che ritroviamo con emozione. In Beetlejuice Beetlejuice si nota, più che in altre produzioni recenti del regista, la voglia di costruire sequenze di grande impatto e nel divertimento che proviamo scorgiamo quello dello stesso Burton.

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Jenna Ortega è una delle new entry del film di Tim Burton

Parallelamente și percepisce la riflessione di un autore più maturo alle prese con personaggi che hanno abitato il suo passato e che esplora con curiosità a distanza di anni. Una riflessione che riguarda loro, ma in parallelo anche se stesso, un modo per ripensare alla sua vita e la sua carriera dal punto di vista privilegiato dell'autore più maturo.

La forza iconografica di Beetlejuice

È indubbio che il primo film abbia una forza iconografica incredibile, che abbia proposto al pubblico una sequenza da storia del cinema (la celebre, impagabile, cena/ballo) e il timore era che il sequel di Beetlejuice non riuscisse a rivaleggiare col suo predecessore su questo fronte. Seppur ovvio che qualcosa di quella potenza sia inarrivabile, non mancano i grandi momenti in questo nuovo film: una sequenza vede protagonista Monica Bellucci, un regalo di Burton all'attuale compagna, un altro è il gran finale, una cerimonia a ritmo di musica che vedremo girare molto anche sui social, TikTok in primis.

Beetlejuice Beetlejuice Danny Devito
Beetlejuice Beetlejuice: un'apparizione di Danny DeVito

Insomma un'operazione riuscita, un film compiuto al di là di qualche problema di gestione delle diverse linee narrative, ma soprattutto un film che i fan di Tim Burton e del primo Beetlejuice - Spiritello porcello apprezzeranno. Da estimatori non possiamo che esserne felici!

Conclusioni

Beetlejuice Beetlejuice è un sentito omaggio di Tim Burton al suo film degli anni ’80 e a quel pubblico che l’ha seguito sin dagli esordi. Il cast originale conferma il lavoro fatto sui personaggi e ne evolve la portata, le new entry completano il quadro in termini di evoluzione della storia. Qualche incertezza di scrittura, soprattutto nella parte centrale della storia, non rovina un film che diverte ed evoca quelle sensazioni che dal sequel di Beetlejuice ci saremmo aspettati.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • L’estetica di Tim Burton, che ritroviamo con piacere.
  • Quel gusto per la commedia dark, tipica dell’autore.
  • Michael Keaton, Winona Ryder e il cast originale.
  • Un paio di sequenze potenzialmente cult.

Cosa non va

  • Alcune storyline meno sfruttate.
  • Qualche problema di equilibrio tra vecchi e nuovi personaggi.