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Sentire un'aria familiare, come quella di Vacanze romane, all'interno di un film molto particolare, una sorta di musical, o meglio di dance movie, che vede in scena dei ragazzi di oggi, non è una cosa da dare per scontata. Merito di Cosimo Alemà, uno che ha attraversato alcuni decenni di musica italiana come regista di videoclip, e di musica ne capisce tanto. Nella recensione di Backstage, il suo nuovo film, in streaming su Prime Video dal 13 ottobre, vi parleremo anche di questo. È un film che vuole provare a fare quello che gli americani fanno da tempo: raccontare sogni e paure dei ragazzi attraverso il canto e il ballo, con musica e movimenti e non solo con le parole. Il risultato è passionale ed energico. La storia è di quelle semplici, ma non troppo, e in scena ci sono dei corpi e dei volti che bucano lo schermo.
Ne resteranno soltanto quattro
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Un gruppo di ragazzi si presenta alle audizioni per un musical. Un regista li provina, e la sua risposta è quasi sempre la stessa: "il prossimo". Da 111 restano in 9. E vengono mandati in una stanza, dove vengono lasciati in piedi per quaranta minuti. Fino a che una ragazza esce dalla fila e tutti vengono mandati a casa. Quando vengono riconvocati, viene detto loro che, di quei nove, ne resteranno soltanto 4 e lavoreranno in un musical del teatro Sistina, a Roma. Mentre qualcun altro, il vero regista, li segue di nascosto, da una videocamera di sorveglianza. È una cosa che aggiunge suspense a una storia comunque classica, quella dei ragazzi che hanno un sogno e ce la mettono tutta per farcela. Così c'è chi viene da una famiglia altoborghese e che i genitori vorrebbero avvocato, chi è invece orfana di madre e di padre, o almeno così dice; c'è che invece ha due madri e chi, nel provino, con sé ha la sua fidanzata come compagna ma anche come rivale. C'è la barista che sogna di cantare ma che fuma e beve troppo, e il ragazzo che vive con il padre in una casa piuttosto modesta. C'è la cantante che canta con una voce sicura, e che ha una vita sentimentale che lo è un po' meno, essendo legata a un uomo sposato.
Un grande casting per una storia che racconta un casting
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Quello di provare a disegnare i personaggi come dei tipi, degli stereotipi, prima che come veri personaggi, stando attento a tutte le categorie e gli orientamenti da includere (ma d'altra parte, in America ormai si fa sempre così) è davvero l'unico, piccolo limite, di un film che, nonostante parta da dei personaggi fissati in delle categorie, vola piuttosto libero, sfrenato. La prima, grande forza del film, è proprio - curioso, per un film che racconta un lungo, durissimo casting - nel casting stesso. Perché Cosimo Alemà ha saputo scegliere dei protagonisti con dei volti che bucano lo schermo, con dei corpi che fanno altrettanto, e che riescono davvero a trasmettere la loro gioventù, la loro passione e la loro grande voglia di arrivare. E che, i loro personaggi ce lo ricordano continuamente nel film, hanno dovuto essere bravi in tutto: nella recitazione, nel canto e nel ballo. E non è affatto facile. I nove giovani protagonisti sono Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi.
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Dall'autore di Sul più bello
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L'altro grande merito del film è quello di averci provato. Il merito è di Roberto Proia, sceneggiatore che lo ha fatto di nuovo. È riuscito a fare uno di quei film che gli americani fanno benissimo e che noi non facciamo mai. Lo aveva fatto con la rom-com drammatica Sul più bello, un vero gioiello, e lo ha fatto ora con il dance movie, o musical, se vogliamo inserirlo in un contesto più ampio. I modelli di Backstage - Dietro le quinte sono dichiarati: Chorus Line su tutti, per la spietatezza quasi marziale del casting, per quella linea dove vengono messi gli artisti. Ma anche Fame - Saranno famosi e Flashdance, che non a caso campeggia sulla parete della camera di una delle protagoniste. Anche qui, però, si è voluto farlo all'italiana, cioè con le nostre canzoni: della bellissima Vacanze romane dei Matia Bazar abbiamo detto (provate a dire a qualcuno di cantarla nella tonalità di Antonella Ruggiero). Ma ascoltiamo anche Quelli che bempensano di Frankie Hi NRG e Parole di burro di Carmen Consoli. Cosimo Alemà e produzione hanno scelto in questo modo di fare un regalo alle giovani generazioni, di raccontare, a chi vedrà il film, quella che è stata la musica italiana, invitarli a scoprire delle canzoni che altrimenti non scoprirebbero da soli. Se Stranger Things è servita a far scoprire ai giovani Kate Bush, ben venga Backstage.
Cosimo Alemà, lo specialista
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L'ultimo, e forse più grande punto di forza di Backstage è proprio lui, Cosimo Alemà, che se seguivate la musica negli anni Novanta e primi Duemila, avrete visto firmare decine di video, perché li dirigeva tutti lui, e tutti alla grande. La sua palestra nei videoclip è tornata utile in un film come questo, dove spesso si comunica con musica, versi e movimenti, con le canzoni e con il ballo, e non solo con le parole. C'è una scena, in particolare, in cui i protagonisti si passano il testimone, grazie al montaggio, eseguendo una canzone, che è un ottimo esempio di quello che diciamo. Ma tutto il film è pervaso da un amore per la musica, che solo un regista che viene da lì, come Cosimo Alemà, può rappresentare.
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Conclusioni
Nella recensione di Backstage vi abbiamo parlato di un film che vuole provare a fare quello che gli americani fanno da tempo: raccontare sogni e paure dei ragazzi attraverso il canto e il ballo, con musica e movimenti e non solo con le parole. Il risultato è passionale ed energico. La storia è di quelle semplici, ma non troppo, e in scena ci sono dei corpi e dei volti che bucano lo schermo.
Perché ci piace
- L'idea di fare un tipo di film che gli americani fanno da sempre, e da noi non si fa quasi mai.
- Il cast, con nove volti che bucano lo schermo, nove attori bravi a ballare, cantare recitare.
- La regia "musicale" di Cosimo Alemà, e la scelta di ascoltare canzoni italiane del recente passato.
Cosa non va
- Alcuni personaggi vengono creati più come "tipi" o stereotipi che come personaggi a tutto tondo.