"In piedi campeggiatori, camperisti e campanari!". Se ricordate questa frase vuol dire che anche voi siete fan del cult movie di Harold Ramis, Ricomincio da capo, che vedeva un irresistibile Bill Murray bloccato in un loop temporale e costretto a rivivere all'infinito il Giorno della marmotta in un innevato e noiosissimo paesino della Pennsylvania. Se non sapete di che film stiamo parlando, il nostro consiglio è di rimediare al più presto perché, ahinoi, commedie del genere non se ne fanno più.
Che poi noi la definiamo commedia e ci divertiamo come matti a vederlo e rivederlo, ma a pensarci bene dal punto di vista del protagonista quel film era già un horror in piena regola. Cosa può esserci di peggio che ripetere in continuazione le stesse identiche cose senza via d'uscita? Ci voleva il geniale produttore Jason Blum per rendere questa situazione infernale un incubo ancora peggiore, perché se il povero Bill Murray doveva vedersela con una marmotta e con colleghi e concittadini fin troppo espansivi e sempliciotti, qui la protagonista del film è braccata da un feroce e spaventoso serial killer.
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"E se non ci fosse un domani? Oggi non c'è stato!"
Immaginate quindi uno slasher come tanti altri: il solito setting universitario, la solita protagonista carina e i soliti amici che nascondono chissà quali segreti e gelosie. Se questo Auguri per la tua morte fosse un film come tanti altri, finiremmo col chiederci quale volto si celi dietro la maschera del killer e in che modo riuscirà mai la nostra protagonista a sfuggire alla morte. E invece qui succede l'esatto contrario, perché la bella Tree (intepretata da Jessica Rothe, già vista in La La Land) muore nei primi minuti della pellicola. Ma soprattutto continua a farlo molte, molte volte, fino a che non riuscirà a scoprire l'identità dell'assassino e chiudere così questo spaventoso loop temporale.
Jason Blum con la sua Blumhouse ha dimostrato più volte negli ultimi di anni di avere un grande fiuto in campo horror. Da Paranormal Activity in poi difficilmente ha sbagliato un colpo al botteghino e quasi sempre l'ha fatto collezionando buone, se non ottime, idee e sfruttandole il più possibile con sequel spin-off e rivisitazioni di ogni tipo. Anche questa volta l'idea geniale c'è, anche se vecchia di quasi 25 anni, e basta quella per garantirsi un nuovo successo, ma questa volta quello che manca è proprio l'horror. Perché questo Happy Death Day, nonostante il titolo, rappresenta una versione veramente molto light dei film a cui ci ha solitamente abituato.
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L'inferno è ripetizione. O forse era il boxoffice?
Nonostante le morti della protagonista siani innumerevoli e anche varie, il concept è probabilmente troppo forte per essere adattato con facilità ad un altro genere ed infatti alla fine del film viene spontaneo chiedersi se in fondo non si sia assistito anche qui ad una sorta di rom-com sui generis. E facciamo francamente fatica a credere che fosse questo il vero scopo degli autori, ma sta di fatto che gli spaventi siano davvero minimi, la parte mistery banale e telefonatissima e la continua ripetizione molto più noiosa che appassionante.
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Quello che rimane alla fine è soprattutto la voglia di riprendere in mano il DVD di Ricomincio da capo e poi magari, finito quello, godersi anche un bell'horror vero. O quanto meno un horror divertente e metacinematografico tipo Scream, un film dove il ripetersi di certi luoghi comuni e schemi narrativi era parte integrante del gioco. Qui c'è solo il tentativo di fare soldi con una buona idea altrui e con il minimo sforzo. Chapeau a Blum per esserci riuscito anche questa volta, ma da lui ci aspettiamo comunque di meglio.
Movieplayer.it
2.0/5