Recensione La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler (2004)

Il film non vuole affrontare discorsi retorici né vuole dare giudizi ma semplicemente offrire una visuale diversa (ma mai compiaciuta) di personaggi tristemente noti.

Auf Wiedersehen Führer

Con oltre cinque milioni di biglietti venduti dallo scorso settembre, Der Untergang (La caduta il titolo italiano) è stato il più grosso successo stagionale in tutti i paesi di lingua tedesca e anche il film che ha fatto più discutere, scatenato dibattiti e diviso l'opinione pubblico, non tanto per la qualità dell'opera in sé ma per i suoi contenuti. Tratto da un bestseller in parte autobiografico (tra gli autori c'è l'ex segretaria persona di Adolf Hitler, Traudl Junge), il film, candidato all'Oscar 2005 come miglior film straniero, racconti gli ultimi giorni del Führer e dell'intero Terzo Reich. Il film è prevalentemente ambientato nel bunker in cui Hitler e i suoi generali si erano rifugiati (anche se non mancano esterni nella città devastata dai bombardamenti) e non vuole affrontare discorsi retorici né vuole dare giudizi ma semplicemente offrire una visuale diversa (ma mai compiaciuta) di personaggi tristemente noti.

Non le motivazioni che portano alla disfatta, quindi, ma le reazioni e la psicologia che hanno portato ai suicidi, alla resa e alla caduta del più potente "impero" che abbia mai visto luce nel ventesimo secolo. E' questa la vera scommessa del film, ed è qui la vera forza della sceneggiatura che traccia profili perfettamente delineati e ben caratterizzati da tutti gli attori, con una menzione più che speciale per Bruno Ganz che, nei panni di Hitler, regala l'interpretazione della vita con tic, espressioni, voce e scatti di rabbia che sono quanto di più vicino si possa immaginare alle realtà, almeno per quanto ci è dato di sapere.

Il film funziona anche perché riesce a indurre lo spettatore alla piena immedesimazione senza per questo trasmettere alcuna simpatia nei confronti dei protagonisti: semplicemente riesce a farci sentire assediati e vittime dei bombardamenti, a inquietarci per la follia crescente di Hitler e i suoi alti ufficiali, a terrorizzarci per la sua presenza scenica e i suoi rabbiosi scatti e soprattutto ad emozionarci per la triste fine di persone che non sono certamente né da compatire né da piangere, ma che sono talmente ben rappresentate da non poter lasciare nemmeno indifferenti.

Un film importante, maestoso nella messa in scena e duro nei dialoghi, che merita fino in fondo il clamore suscitato e le lodi ricevute, un'opera coraggiosa che speriamo possa avere degno seguito anche da noi e che possa magari dare spunto ai nostri cineasti per un lavoro altrettanto sincero e spietato sulla storia di casa nostra. Senza riabilitazioni o revisioni, ma semplicemente con i fatti.

Movieplayer.it

4.0/5