Assassin Club, la recensione: un action-thriller dove uccide bene chi uccide ultimo

Protagonista di Assassin Club è un esperto sicario che vorrebbe prendersi una pausa, salvo finire coinvolto in un intrigo che lo vede contrapporsi ad altri sei esperti colleghi pronti a tutto. Disponibile su Netflix.

Un'immagine promozionale di Assassin Club

Morgan Gaines, un ex operativo dei Royal Marine lavora da tempo come implacabile sicario e all'inizio di Assassin Club viene incaricato dal suo superiore, Caldwell, di assassinare un trafficante europeo di prima grandezza, Luka Lesek. Durante i preparativi, finisce per essere vittima di un'imboscata da parte di un altro cecchino, che elimina l'obiettivo al posto suo. Morgan pensa allora di "staccare" da quell'ambiente criminale per trascorrere del tempo con la sua fidanzata Sophie, ma Caldwell gli offre sei nuovi contratti altamente remunerati.

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Henry Golding in una scena di Assassin Club

Il protagonista rifiuta ma viene preso di mira da un altro attentato da parte di un collega e riesce a uccidere lo scomodo rivale. Scopre allora che altri sei killer verranno ora sulle sue tracce e la sola speranza per sopravvivere e chiudere per sempre quel cerchio mortale è quello di completare la missione e arrivare lui per primo quale nera mietitrice.

Assassin Club: mirino fuori fuoco

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Una scena romantica di Assassin Club

Difficile trovare qualcosa di più sconclusionato di Assassin Club, un film che sin dai primi minuti sballa l'ago della bussola e inanella una serie di insensatezze che cercano di aggiornare in maniera ben più che confusionaria gli stilemi del thriller spionistico, con un gruppo di assassini che si sfidano in una battaglia senza esclusione di colpi. Una trama che forza le relazioni tra i personaggi, resa dei conti finale inclusa, e non ha nemmeno una vera conclusione, lasciando le porte spalancate ad un sequel che quasi certamente non sarà mai realizzato dato il flop al botteghino di questa prima installazione. Installazione che si muove in giro per l'Europa, con tanto di capatina a Torino e nel nostro BelPaese: non poteva essere altrimenti, dato che il film è frutto di una co-produzione tra Italia e Stati Uniti.

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Facce giuste al posto sbagliato

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Assassin Club: una scena del film

La sceneggiatura tenta di delineare la personalità del protagonista, ossessionato dai dettagli e capace nella sua ispirazione voyeuristica di individuare vizi e virtù delle persone che incrocia; un'abilità che gli tornerà assai utile nel suo lavoro, ma anche in questo caso buttata lì per caso senza un approccio verosimile. Assassin Club ha poi il grande demerito di aver compiuto alcune delle scelte di casting più sbagliate che si potessero fare. Henry Golding nelle vesti principali non ha infatti il necessario carisma per il ruolo, ma è soprattutto nella gestione di Sam Neill e Noomi Rapace che la pellicola sbaglia tutto. Il popolare attore di Jurassic Park e tanti altri cult ha infatti l'anonimo ruolo del mentore / boss del Nostro, ma è l'affascinante attrice svedese a vestire un personaggio scult, in una sorta di doppio ruolo che lascia con l'amaro in bocca, sprecando il suo versatile talento.

Un azione senza virtù

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Noomi Rapace è una villain sui generis

Dal punto di vista spettacolare, Assassin Club non eccelle per personalità, proponendo un immaginario risaputo del filone. Inseguimenti automobilistici - che vedono impegnati anche ambulanze e macchine della polizia del nostro Paese - sparatorie, fucili da cecchino e salvataggi dell'ultimo minuto caratterizzano un impianto ludico che non raggiunge mai i necessari livelli di tensione, finendo per rendere assai monotone e noiose le varie disfide tra questo gruppo di assassini messi uno contro l'altro senza sapere nemmeno bene il perché. Dopo il frettoloso prologo con tanto di evento scatenante infatti il racconto propone una carrellata di figure in serie senza esplorarne appieno motivazioni e psicologie, limitando l'insieme a una sorta di infinita ed estenuante resa dei conti tra le due principali nemesi. Errori da dilettante che non ti aspetteresti da un assassino di grande esperienza e ingenuità altrettanto gravi da villain che non sbagliano un colpo per tutto il film salvo peccare di superbia nella rocambolesca fase clou sono l'emblema di un titolo ben più che approssimativo, una sorta di b-movie con budget più elevato della media e un cast sulla carta di peso, che finisce paradossalmente per risultare una pallida copia di titoli dai valori produttivi assai inferiori ma più coerenti e animosi.

Conclusioni

Sembrerebbe un killer implacabile Morgan, ovviamente stanco di uccidere e pronto ad un prossimo ritiro. Come tradizione impone, la sua pensione anticipata viene messa in sospeso da un intrigo che vede un gruppo di colleghi dargli la caccia, per la serie "alla fine ne resterà soltanto uno", o forse no... Assassin Club fin dal titolo esprime la sua superficialità di fondo e con il procedere dei minuti la narrazione si muove su una crescente inverosimiglianza, sia nella gestione dei personaggi e dei relativi interpreti - Sam Neill e soprattutto Noomi Rapace vittime e complici di uno scandaloso miscasting - che nella gestione delle dinamiche action, anonimo copia / incolla di un immaginario di genere consolidato.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Un cast sulla carta eterogeneo...

Cosa non va

  • ...vittima di personaggi dozzinali e mal caratterizzati.
  • Sceneggiatura ricca di soluzioni improbabili.
  • Una regia anonima che ricicla situazioni viste e riviste senza particolare inventiva.