Aspromonte - La terra degli ultimi, la recensione: un film che racconta la forte identità del Sud Italia

La recensione di Aspromonte - La terra degli ultimi, il film di Mimmo Calopresti con Valeria Bruni Tedeschi e Marcello Fonte, che racconta la storia dei paesani di Africo per raccontare il Sud.

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Aspromonte, la terra degli ultimi: una scena del film

Per sapere chi siamo, dobbiamo andare alla ricerca delle nostre radici, scovare le nostre origini e servirci della memoria storica per comprendere il nostro presente e il nostro passato. È così che cominciamo la nostra recensione di Aspromonte - La terra degli ultimi, il nuovo film scritto e diretto da Mimmo Calopresti e interpretato, tra gli altri, da Valeria Bruni Tedeschi e Marcello Fonte.

Tratto dall'opera letteraria Via dall'Aspromonte di Pietro Criaco, questo film vuole raccontare la storia di un paese, quello di Africo (situato nella valle dell'Aspromonte), che verso la fine degli anni '50 ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per la propria sopravvivenza. Una storia che diventa una cartina tornasole delle condizioni del Sud sempre tenuto lontano dal progresso a causa di diversi fattori, tra cui la politica e la criminalità.

Il sogno di una realtà diversa, tutta da costruire

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Aspromonte, la terra degli ultimi: un momento del film

Aspromonte, la terra degli ultimi si apre con lo scenario di Africo, un paesino sperduto e completamente isolato, arroccato nell'Aspromonte. Ambientato alla fine degli anni '50, il film segue la storia di un paese pronto a dare tutto sé stesso per vivere in maniera dignitosa e non per sopravvivere. Un sogno, questo, che per diventare reale ha bisogno di supporto: tra i fattori fondamentali per concretizzare questo sogno - che non è altro che un diritto sacrosanto - si necessita, prima di tutto, di un medico. Una professione normale e di cui ogni paese dovrebbe disporre: eppure, ad Africo non se n'è mai visto uno e, nel momento in cui una donna del paese muore di parto, una massa inferocita scende dal paese alla valle per contestare il loro legittimo disappunto alle autorità.

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Aspromonte, la terra degli ultimi: una sequenza del film

Perché il problema non sta tanto nel non avere un medico e nel non avere una strada per raggiungere la Marina: il problema sta nel fatto che Africo è un paese rimasto volutamente isolato dai poteri forti, un paese che sembra popolato da dei reietti senza cognizione di causa e tenuto in condizioni di isolamento ed ignoranza dalle autorità e dal bandito locale, Don Totò. In quello stesso frangente di tempo, ad Africo arriva una maestra che dal profondo nord ha deciso di trasferirsi al profondo sud, in un paese che deve rinunciare all'istruzione, anche e soprattutto dei più piccoli, per poter mangiare la sera.

Il racconto di un paese per raccontare il Paese

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Aspromonte, la terra degli ultimi: un'immagine del cast

L'intento di Mimmo Calopresti, che ha diretto il film ed è anche co-autore della sceneggiatura, insieme a Monica Zapelli (con la collaborazione di Fulvio Lucisano), è quello di mostrare la storia di un paese per raccontare il Paese, quel Sud che ha sempre dimostrato di sapersi tirare su le maniche e di mostrare un'identità forte. Uomini, donne e bambini che sono sempre stati fieri della loro forza, orgogliosi della propria voglia di fare e di sognare in grande. Ma è anche l'occasione per dimostrare che sempre quel Sud, così affascinante e genuinamente intrecciato alla natura, ha sempre vissuto nell'emarginazione. La sua è sempre stata una condanna all'abbandono: una terra di sogni, ma anche di tante, tante sconfitte.

Una situazione sia storica che molto attuale: uno stato che non c'è o, peggio, che ha mancato promesse fatte in precedenza, infrangendo sogni, desideri ed energie di quel Sud che non voleva altro che ottenere i propri diritti, tra cui l'essere rispettati in quanto esseri umani, nonché l'istruzione e la richiesta di identità, di riconoscimento civile.

Un racconto individuale e collettivo

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Aspromonte, la terra degli ultimi: una foto del film

In Aspromonte - La terra degli ultimi la storia dei singoli individui confluisce nella collettività dei paesani di Africo. Il film di Mimmo Calopresti si serve delle linee tratteggiate dei personaggi per realizzare un film corale, fatto di sentimenti e sogni collettivi, dove al singolo non corrisponde l'individualismo, bensì la condivisione. Perché, per uscire da condizioni di arretratezza e arrivare a concretizzare i propri sogni, gli abitanti di Africo compiono un'azione che non è così scontata: mettere sulle proprie spalle il destino degli altri, pensare al futuro altrui prima ancora di pensare al proprio.

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Aspromonte, la terra degli ultimi: Marcello Fonte in una scena del film

Il cast del film, non a caso, è stato pensato proprio in quanto coralità, con protagonisti che cercano di trasmettere agli altri le proprie caratteristiche e qualità. Tra loro, spiccano Valeria Bruni Tedeschi - nei panni della maestra comasca che raggiunge Africo per educare i bambini (ma non solo) che sono costretti a mettere da parte la loro infanzia e la loro istruzione per vivere, anzi, sopravvivere - e Marcello Fonte. È proprio lui che, calabrese doc, riesce a dare uno sguardo di speranza al popolo di cui fa parte: il suo personaggio, soprannominato Poeta, è quello che riconosce il valore dell'istruzione e della memoria, aiutando i suoi compaesani a non mollare e a vedere il futuro con ottimismo.

Conclusioni

In conclusione alla recensione di Aspromonte - La terra degli ultimi, sottolineiamo come questo film si soffermi sulla rivolta del popolo di Africo, desideroso di ottenere i propri diritti e la propria identità di cittadino italiano, per descrivere la condizione dell'intero Sud Italia che ha sempre vissuto in un contesto di abbandono. Luoghi tanto affascinanti e pieni di sogni, quanto protagonisti di sconfitte e di emarginazione.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Il fatto di raccontare eventi e sfaccettature per nulla scontate.
  • Le interpretazioni dei protagonisti, profonde, sincere e genuine.

Cosa non va

  • Le storie individuali, appena accennate, generano un interesse che, però, non viene soddisfatto.