Da Argentina, 1985 a La storia ufficiale: i migliori film sulla dittatura di Videla

Argentina, 1985 di Santiago Mitre, in lizza agli Oscar, si inserisce nel filone dei film che hanno raccontato gli anni della dittatura militare e il dramma dei desaparecidos.

Da Argentina, 1985 a La storia ufficiale: i migliori film sulla dittatura di Videla

Il ritorno alla libertà da parte di uno Stato implica necessariamente dover fare i conti con il passato: perché se la strada in apparenza più semplice conduce spesso a una sorta di rimozione collettiva (quel che purtroppo è accaduto in Italia, almeno in parte, dopo il crollo del fascismo), è impossibile debellare del tutto il virus della dittatura senza una reale presa di coscienza e il riconoscimento delle responsabilità di un regime. E quest'ultima è appunto la sfida rievocata dal regista e sceneggiatore Santiago Mitre in Argentina, 1985, il dramma giudiziario sul processo istituito, a un anno e mezzo dalla fine della dittatura, contro i membri della giunta militare a capo del Processo di Riorganizzazione Nazionale: il nome con cui, dopo il golpe del 24 marzo 1976 per spodestare la Presidente Isabelita Perón, fu definito il progetto repressivo attuato dal Generale Jorge Rafael Videla.

L'Argentina di Jorge Videla: dal terrorismo di Stato ai desaparecidos

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I dittatori argentini Emilio Eduardo Massera, Jorge Rafael Videla e Orlando Ramón Agosti

Affiancato all'interno della giunta militare da Orlando Ramón Agosti ed Emilio Eduardo Massera, Jorge Rafael Videla poté contare sul sostegno dell'alta borghesia imprenditoriale e della Chiesa Cattolica in patria, ma pure sulla segreta collaborazione della loggia massonica di Licio Gelli e dei servizi segreti statunitensi nell'ambito della famigerata Operazione Condor di Henry Kissinger, volta a sradicare i governi socialisti in Sud America. I sette anni che seguirono sarebbero stati contrassegnati dalla soppressione dei diritti civili e del pluralismo politico, dall'attuazione del "terrorismo di Stato" per mettere a tacere qualunque forma di dissenso e dal tragico fenomeno dei desaparecidos: il sequestro, la tortura e l'uccisione di un totale di trentamila persone fatte sparire nel nulla, in molti casi scagliandole nell'oceano durante i cosiddetti "voli della morte".

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Un corteo delle Madres de Plaza de Mayo

Proprio per denunciare gli orrori del regime e il dramma dei desaparecidos, in Argentina si sviluppò il movimento delle Madres de Plaza de Mayo, destinate a diventare il concreto simbolo dell'opposizione contro la dittatura di Videla e degli altri esponenti della giunta militare. A dispetto dell'iniziale compiacenza della comunità internazionale (si pensi ai vergognosi Mondiali del 1978), la rabbia crescente della popolazione e la sconfitta nella Guerra delle Falkland avrebbero portato, nell'autunno del 1983, al ritorno alla democrazia e agli eventi raccontati in Argentina, 1985, in cui ci viene offerto il punto di vista di Julio César Strassera, interpretato da Ricardo Darín: il procuratore della Corte federale che guidò l'accusa a Jorge Videla e ai suoi seguaci in un pubblico processo per crimini contro l'umanità.

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Argentina, 1985: un'immagine di Ricardo Darín

Presentata alla Mostra di Venezia 2022 e premiata con il Golden Globe, l'opera di Santiago Mitre fa ora il suo debutto nei cinema italiani sull'onda della nomination all'Oscar come miglior film internazionale: un'occasione per approfondire, mediante il cinema, un capitolo importante della storia contemporanea. Un capitolo a cui in precedenza erano già state dedicate altre pellicole, di cui vi proponiamo di seguito una selezione in ordine cronologico: oltre alla cronaca processuale diretta da Mitre, ecco dunque altri cinque film sulla dittatura argentina e sulle sue funeste conseguenze.

Argentina, 1985, la recensione: la parola alla giustizia

1. La storia ufficiale

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La storia ufficiale: un primo piano di Norma Aleandro

È quasi un instant movie il lungometraggio d'esordio del regista e sceneggiatore Luis Puenzo, che già nel 1985 porta sullo schermo un vibrante atto di denuncia dei soprusi commessi durante il regime. Ne La storia ufficiale la prospettiva è affidata al personaggio di Alicia Maquet, interpretata da un'icona del cinema latino-americano, Norma Aleandro, premiata per questo ruolo come miglior attrice al Festival di Cannes. Alicia, insegnante di storia in un liceo di Buenos Aires, è sposata con un funzionario governativo, Roberto Ibañez (Héctor Alterio), assieme al quale ha adottato la piccola Gaby; ma mentre le convinzioni politiche della donna cominciano a incrinarsi, in lei si insinua l'atroce dubbio che Gaby possa essere la figlia di una desaparecida. Titolo fondamentale nell'ambito della divulgazione della cruda realtà della dittatura argentina, La storia ufficiale è stato insignito del Golden Globe e del premio Oscar come miglior film straniero, il primo attribuito a una pellicola del Sud America.

2. Il bacio della donna ragno

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Il bacio della donna ragno: un'immagine di William Hurt

Coevo a La storia ufficiale è un film dal successo perfino maggiore, Il bacio della donna ragno, diretto dal regista argentino Héctor Babenco a partire dal celebre romanzo omonimo scritto nel 1976 dal suo connazionale Manuel Puig. L'ambientazione indefinita del film riflette il clima di violenza e di repressione dei regimi al potere in Sud America alla metà degli anni Settanta e mette a confronto il vissuto di due compagni di cella: Valentin Arregui (Raul Julia), dissidente politico di sinistra, e Luis Molina (William Hurt), omosessuale incarcerato con l'accusa di corruzione di minore. Nei dialoghi fra i due uomini, l'impegno civile di Valentin si intreccia alla passione di Molina per il cinema e al suo talento di narratore. Per la sua intensa performance, William Hurt si è aggiudicato l'Oscar, il BAFTA Award e il premio come miglior attore al Festival di Cannes 1985.

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3. La notte delle matite spezzate

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La notte delle matite spezzate: un'immagine del film

Con l'espressione "guerra sporca" si intende il sanguinario programma di repressione con cui, all'alba del Processo di Riorganizzazione Nazionale, Jorge Videla puntò a eliminare ogni forma di contestazione, soprattutto da parte dell'attivismo giovanile. La notte delle matite spezzate, diretto da Héctor Olivera nel 1986, fa luce su un episodio avvenuto dieci anni prima, il 16 settembre 1976: l'arresto a La Plata di sei studenti minorenni, a cui se ne aggiunsero altri nei giorni successivi, tenuti prigionieri e torturati dalle autorità argentine. Adottando i codici del dramma carcerario, il film di Olivera descrive la brutalità della polizia verso queste giovanissime vittime (la maggior parte delle quali non sarebbero più tornate a casa) e l'improvvisa privazione di diritti nell'Argentina del regime golpista.

4. La morte e la fanciulla

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La morte e la fanciulla: Sigourney Weaver e Ben Kingsley

Dalla ricostruzione storica ci spostiamo verso la rielaborazione drammaturgica con La morte e la fanciulla, trasposizione datata 1994 per la regia di Roman Polanski dell'omonimo testo teatrale realizzato quattro anni prima dall'autore argentino Ariel Dorfman. Sigourney Weaver si cala nella parte di Paulina Escobar, protagonista di un crudele gioco fra vittima e carnefice con il dottor Roberto Miranda (Ben Kingsley), il presunto aguzzino che aveva torturato e stuprato la donna durante il precedente regime, e che ora rischia di subire la sua vendetta. Tesissimo thriller declinato secondo i codici del Kammerspiel, La morte e la fanciulla è ambientato in un contesto geografico imprecisato, ma che rimanda sia al Cile di Augusto Pinochet, sia all'Argentina della dittatura militare.

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5. Garage Olimpo

Garage Olimpo
Garage Olimpo: un'immagine del film

Nato nel 1955 a Santiago del Cile ma di origini italiane dal ramo paterno, il regista e sceneggiatore Marco Bechis ha fatto riferimento alla propria esperienza personale quando, nel 1999, ha diretto Garage Olimpo. Il titolo del film riprende il nome di uno dei centri di detenzione in cui nel 1977 fu rinchiuso lo stesso Bechis, e che qui fa da teatro al calvario vissuto da Maria (Antonella Costa), una giovane attivista schierata con gli oppositori della dittatura e per questo sequestrata e sottoposta a torture fisiche e psicologiche. Contraddistinto da una rigorosa durezza, senza mai scivolare nella spettacolarizzazione gratuita del dolore, Garage Olimpo sarebbe stato seguito nel 1999 da Figli/Hijos, in cui il regista ha spostato il focus del racconto sulla generazione dei neonati strappati ai desaparecidos e dati clandestinamente in adozione: un'altra pagina nerissima nel capitolo più terribile della storia dell'Argentina.