Guardando Apples (in originale Mila) abbiamo pensato immediatamente a Memento di Christopher Nolan. Ma se lo avesse diretto Paul Thomas Anderson. Persino l'attore protagonista, Aris Servetalis, ricorda un po' Daniel Day-Lewis, che con Anderson ha lavorato molto. Invece è il bellissimo esordio del regista greco Christos Nikou, presentato lo scorso anno alla 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, e ora disponibile on demand su MioCinema dal 31 marzo (la pellicola è distribuita in Italia da Lucky Red).
Scritto insieme a Stavros Raptis, Apples vede come produttrice esecutiva, con la sua Dirty Films, Cate Blanchett ed era il candidato della Grecia a miglior film straniero (anche se non è entrato nella rosa dei film scelti). Incredibile ma vero ha intercettato il presente in modo quasi inquietante: il protagonista, Aris, deve ricostruirsi un'identità dopo aver perso la memoria. Una pandemia ha infatti cancellato i ricordi di chi si ammala.
I ricordi e la memoria sono al centro di Apples che è girato in 4:3, come le polaroid o le foto di Instagram. Abbiamo parlato del film al Lido di Venezia proprio con il regista Christos Nikou, che, a telecamere spente, ci ha confessato due cose: la prima è che il protagonista, Aris Servetalis, somiglia davvero a Daniel Day-Lewis, glielo dice sempre anche lui, ma, a differenza dell'attore inglese, non parla bene la lingua e quindi per il momento non pensa di andare a Hollywood (anche se secondo Nikou sarebbe perfetto). La seconda è che spera di poter convincere Cate Blanchett a essere la protagonista del suo prossimo film.
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Apples: tra Christopher Nolan e Paul Thomas Anderson
Quando ho visto il film ho pensato a Memento di Christopher Nolan e Paul Thomas Anderson: mi è piaciuto molto. Quanto sono importanti i ricordi per te? Come persona e come regista.
Sicuramente sono molto importanti, ho una memoria di ferro: penso che in un certo senso noi siamo i nostri ricordi. Senza ricordi perdiamo la nostra esistenza. A volte dobbiamo pensare ai nostri errori del passato per migliorare il nostro futuro. L'idea per questo progetto mi è venuta circa otto anni fa, quando ho dovuto affrontare la perdita di mio padre. Ho un'ottima memoria e non capisco come facciano le persone attorno a me invece a dimenticare così facilmente. Mi sono chiesto come mai la nostra memoria sia selettiva e come si possa dimenticare qualcosa che ci ha ferito. Forse noi siamo le cose che non dimentichiamo.
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Hai trovato una risposta alla tua domanda facendo il film? Perché le persone dimenticano così facilmente?
Sono sicuro che i nostri ricordi siano condizionati dalla tecnologia: l'aumento dell'uso della tecnologia ha reso più pigro il nostro cervello, non c'è più bisogno di conservare qualcosa nella nostra memoria. Per esempio se devi andare da qui alla Sala Grande probabilmente userai Google Maps. È davvero strano: non ci ricordiamo un sacco di cose, affidiamo molti dei nostri dati ai cellulari. E molti di questi dispositivi sono della compagnia Apple.
Quindi il titolo Apples rimanda a una nota compagnia di cellulari?
In un certo senso.
Apples e l'importanza del ballo
Mi è piaciuta molto la scena del ballo: è bellissima, ho avuto i brividi quando l'ho vista. Come sei arrivato a quella scena? Come hai lavorato con l'attore? Perché il ballo, perché quella musica?
Prima di tutto amo il ballo: in passato avevo una lista di tutte le scene di ballo che amo di più dei film. Per esempio adoro quella di Bande à part di Jean-Luc Godard con Anna Karina. Non credo che dirigerei mai un film che non abbia una scena di ballo. Per me in quel momento il protagonista si dimentica dei suoi problemi. È tutto nella sua testa, è come se non fosse sulla terra in quel l'istante. Il protagonista poi è un attore, ma ha studiato come ballerino.
Infatti è davvero bravo!
Ho cercato quindi un modo per inserirlo nel film. All'inizio volevo usare un'altra canzone, non Let's twist again. Nella sceneggiatura c'era scritto Billie Jean di Michael Jackson, per poter fare il moonwalk. Ma i soldi che ci volevano per i diritti di quella canzone erano di più del budget dell'intero film! Quindi abbiamo cercato qualcosa che fosse più accessibile.
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Apples e il formato 4:3
Mi è piaciuto molto anche il formato che hai scelto, il quattro terzi: è come se fossimo nella mente del protagonista. Perché hai scelto proprio questo formato? E amo il fatto che tu lo abbia giustificato con l'architettura. Vediamo il personaggio attraverso una porta e le due strisce laterali nere è come se fossero la porta stessa. È fantastico. Come hai lavorato sulle scene e sul formato?
Il formato è un riferimento diretto alle Polaroid: hanno quasi lo stesso formato, sono quadrate. L'ho scelto perché è l'Academy ratio, ma è stato quasi dimenticato. E poi perché è un formato che usiamo soprattutto per i ritratti: ultimamente è stato riscoperto, soprattutto in film come quelli di Andrea Arnold, in cui sta attaccata ai personaggi, alle persone. Volevo mostrare il mondo attraverso gli occhi del protagonista. Abbiamo scelto questo modo per far identificare le persone con lui, fargli sentire le sue emozioni. Per avvicinarci a lui. E poi non avevo ancora visto un film distopico con questo formato. È stata una sfida per noi e l'abbiamo affrontata.
Apples e il gadget più bello di sempre
Come gadget del film hai realizzato un memory card game: ami i giochi da tavolo, ti piacciono giochi come Tetris, che permettono di esercitare la memoria?
Gioco in continuazione, soprattutto giochi che implicano una strategia. Vinco quasi sempre. Amo giocare. Penso che la vita sia un gioco in un certo senso. Amo tutto ciò che è giocoso.