Dopo la premiere romana tenutasi lo scorso ottobre durante il Festival Internazionale del Film, che lo ha visto gareggiare in concorso, L'industriale arriva nei cinema. Il film, attualissimo, esce in 85 copie distribuito da 01 Distribution, forte della scelta di affrontare il tema della crisi economica dal punto di vista, inedito, dei ricchi industriali in difficoltà. A dirigere la pellicola è il veterano Giuliano Montaldo che si diverte ad alimentare le polemiche sulla ricezione della sua opera, ottimamente interpretata da Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini e Francesco Scianna. L'ambientazione, in una pellicola di questo tipo, è un elemento fondamentale visto che il ritratto dell'alta borghesia messo in piedi da Montaldo è sì algido come ci si attenderebbe, ma ben più vivo e dettagliato del nebuloso Io sono l'amore. La regia sicura e lievemente barocca di Montaldo, le scenografie di Francesco Frigeri e l'ottima fotografia di Arnaldo Catinari, gelida come il cuore della gran parte dei personaggi che popolano il film, creano una serie di ambienti che segnano il distacco netto tra l'habitat dell'alta borghesia industriale, che si sposta tra lussuose ville, uffici ipermoderni e sontuosi palazzi torinesi, e la gente comune. A contribuire al forte impatto scenografico del film vi è un elemento di sfondo a cui solitamente si presta scarsa attenzione, ma che in un'opera come questa è essenziale per generare la giudsta atmosfera. Si tratta di un serie di quadri realizzati da Antonio Acuc, pittore torinese di origine francese 'prestato', per una volta, al cinema.
Come è entrato in contratto con la produzione de L'industriale?Antonio Acuc: La mia partecipazione è stata del tutto casuale. Per svariati motivi l'equipe della scenografia del film ha visionato una mia opera importante esposta presso un noto notaio di Torino. Hanno chiesto chi fosse l'artista dell'opera e mi hanno contattato. La scelta delle mie opere nel film, invece, non è stata affatto casuale, ma è scaturita da un'accurata visita effettuata presso il mio studio/laboratorio dall'equipe degli scenografi. Alla fine lo staff ha selezionato sette opere che sono state utilizzate durante le riprese.
Questa è la sua prima esperienza nel mondo del cinema?
Sì, è la prima volta che le mie opere vengono esposte nella scenografia di un film. Anche per scelta personale. Molte sono state le offerte negli anni ma per vari motivi ho sempre rifiutato.
Però lo staff di Giuliano Montaldo lo ha convinto ad accettare.
Io vivo a Torino, ma sono di origine francese. Apprezzo molto il made in Italy e sono contento che le mie opere possano essere viste per la prima volta in un film tutto italiano. In generale amo il cinema, lo seguo molto in tutte le sue sfaccettature e spesso consulto le recensioni prima di addentrarmi nella scelta del film giusto.
Le persone con le quali mi sono relazionato fanno sempre parte dello staff della scenografia, ho collaborato con lo scenografo, con l'architetto dei set e così via.
Secondo lei quali aspetti del suo stile hanno convinto la produzione a utilizzare i suoi quadri ne L'industriale?
Nei miei quadri affronto diversi temi in base alle suggestioni esterne e allo stato d'animo del momento. Non disegno, ma dipingo, identificandomi in un'arte libera e spontanea, e nello stesso tempo strutturata nell'uso del colore. Negli ultimi anni ho spaziato molto per necessità di ricerca, oltre la figura, passando dal dettaglio domestico al paesaggio urbano, all'oggetto. Mi diverte affrontare temi diversificati e credo che lo staff de L'industriale abbia scelto le mie opere perché vi ha trovato la raffinatezza e l'eleganza necessarie a definire gli ambienti del film.