Antonia: La bellezza silenziosamente dolorosa della poetessa Antonia Pozzi

Antonia, film d'esordio di Ferdinando Cito Filomarino prodotto da Luca Guadagnino, racconta la vita di Antonia Pozzi, poetessa morta suicida a 26 anni e considerata una delle voci più importanti della poesia italiana.

Occhi intelligenti e curiosi, una penna sempre tra le mani, il cuore colmo d'amore e voglia di condivisione: per il suo film d'esordio Ferdinando Cito Filomarino ha scelto di raccontare la storia di Antonia Pozzi, poetessa milanese morta suicida a soli 26 anni, le cui opere sono state pubblicate postume e giudicate tra le più importanti e preziose della letteratura italiana da intellettuali del calibro Eugenio Montale. Fragile e incontenibile, la figura della giovane poetessa affascina il regista, che grazie ad Antonia può raccontare anche la città di Milano durante il periodo fascista, fotografata nei suoi interni signorili, nei parchi pieni di verde, talmente ordinati e puliti da essere quasi opprimenti, a differenza dei monti delle Grigne, luogo dell'anima della poetessa, che amava scalarle e immergersi nel loro silenzio. Presentato prima in concorso questa estate al Festival di Karlovy Vary, il film è arrivato anche al Torino Film Festival, dove è stato inserito nella sezione Festa Mobile.

Antonia: Linda Caridi in un'immagine tratta dal film
Antonia: Linda Caridi in un'immagine tratta dal film

Antonia Pozzi: parole, sogni e infelicità

Adolescente timida, fervente studiosa dei classici della letteratura greca e latina, amante della natura e dell'arte, fotografa e appassionata di musica, la figura di Antonia Pozzi che emerge nel film di Ferdinando Cito Filmarino è una giovane donna inquieta, desiderosa di esperienze e d'amore, uno spirito libero incatenato dal rigore formale di una famiglia prestigiosa che non ammetteva guizzi di eccentricità: figlia di Roberto Pozzi, importante avvocato, e della contessa Lina Cavaglia Sangiuliani, Antonia vide ostacolata la sua relazione con Antonio Maria Cervi, suo professore al liceo, a causa della differenza di classe, e si gettò sempre più nella scrittura, mezzo con cui elaborava la realtà e le sue emozioni, forma espressiva che aveva nel sangue, essendo nipote del poeta Tommaso Grossi. In preda alle angosce tipiche dell'adolescenza, Antonia riempì quaderni e diari interi, componendo versi, pubblicati soltanto dopo la sua morte, di una bellezza delicata e intima, pieni di sofferenza ma anche di entusiasmo per la bellezza, che la fanno immaginare come un delicato fiore cresciuto sull'orlo di un crepaccio, come quelli raccolti, e conservati sotto vetro, dalle montagne vicino alla sua casa di Pasturo, che tanto amava scalare.

Antonia: Linda Caridi in una scena del film
Antonia: Linda Caridi in una scena del film

Puntualmente abbandonata dalle persone con cui cercava di condividere le proprie emozioni, Antonia sembra un fiume in piena che avvolge, e forse sommerge, chi le è vicino, forse troppo intelligente e sensibile per la media delle persone che le stavano intorno, sintonizzate su una frequenza emozionale completamente diversa. Disperata nonostante la vita agiata e protetta, la poetessa perse la battaglia contro il suo male di vivere il 3 dicembre del 1938, all'alba della Seconda Guerra Mondiale, uccidendosi con una dose massiccia di barbiturici sul prato di fronte all'abbazia di Chiaravalle.

Ferdinando Cito Filomarino e Linda Caridi: splendida coppia di esordienti

Antonia: Linda Caridi e il regista Ferdinando Cito Filomarino al lavoro sul set
Antonia: Linda Caridi e il regista Ferdinando Cito Filomarino al lavoro sul set

A raccontare la bellezza di Antonia Pozzi è la splendida coppia di esordienti formata da Ferdinando Cito Filomarino e Linda Caridi: il regista, alla sua prima esperienza, mostra già un grande talento nella messa in scena, studiando ogni inquadratura fin nel minimo dettaglio, riempiendo ogni fotogramma di gusto ed eleganza, sia che si tratti degli interni grigi di Milano, sia che riprenda la maestosità delle montagne della provincia di Lecco. Ammirevole la scelta di non far decantare i versi della protagonista ad alta voce, ma di mostrare Antonia nell'atto della scrittura, permettendo così allo spettatore di leggere da sé i versi, stabilendo in questo modo un rapporto molto più intimo e forte con le parole di Antonia, a differenza di quanto invece spesso accade in altri film biografici, in cui il momento della recitazione dei versi suona quasi sempre falso e distante. Filomarino va però oltre: la sua attenzione alle mani, magnetiche, della protagonista e ai suoi movimenti, completamente diversi da quelli di una ragazza di oggi, fanno capire come il regista abbia una cura e un'accortezza fuori dal comune, che si riflette anche nella scelta precisa dei costumi, firmati da Fendi, e degli arredi, che rimanda a grandi autori del cinema come Luchino Visconti.

La messa in scena di Filomarino è inoltre impreziosita dalla fotografia di Sayombhu Mukdeeprom, già direttore della fotografia sul set del film di Apichatpong Weerasethakul Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, e dalla magnifica interpretazione di Linda Caridi, che, cosa ormai rara nel panorama italiano, recita splendidamente con il corpo, letteralmente parlando con le mani, usando la sua fisicità come uno strumento.

Il mentore e produttore Luca Guadagnino

Antonia: la protagonista Linda Caridi (di spalle) in una scena del film
Antonia: la protagonista Linda Caridi (di spalle) in una scena del film

Mentore di Filomarino e produttore esecutivo di Antonia. è il regista Luca Guadagnino, che ha scoperto il talento dell'esordiente sul set del suo film Io sono l'amore, in cui Filomarino era aiuto regista, e ha ispirato involontariamente la pellicola: è stato infatti proprio Guadagnino a fargli conoscere le poesie di Antonia Pozzi. Durante la conferenza stampa del film al Torino Film Festival, Guadagnino ha confermato la sua assoluta fiducia nel talento del regista, presentandolo come uno degli astri nascenti del cinema italiano: "Di Ferdinando ho apprezzato subito la sua fervida integralità di cineasta, per questo ho prodotto il suo cortometraggio Diarchia, presentato proprio qui a Torino diversi anni fa. Già allora ero completamente convinto della sua capacità di dominare il mezzo, condizione necessaria per poter realizzare un film: ci sono moltissimi registi che al decimo film ancora non hanno capito come si fa e di cui non mi fiderei mai, mentre invece ci sono esordienti come Ferdinando in grado di gestire l'operazione in maniera totale e forte".

Movieplayer.it

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