Lo diciamo subito: siamo diventati immediatamente fan di Anna, serie in sei puntate scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, che ha adattato per la televisione il suo omonimo romanzo, pubblicato nel 2015. Una cosa simile in Italia, almeno in tv, non è mai stata fatta. L'Ammaniti scrittore lo stimiamo e amiamo in molti, ma il regista è una sorpresa bellissima. Già con Il Miracolo, di cui ha diretto alcuni episodi, aveva fatto molto bene, ma con Anna ancora di più.
Dal 23 aprile disponibile tutta su Sky e Now TV, in sei splendide ore Anna ci porta in un futuro angosciante: un virus misterioso ha ucciso tutti gli adulti. Si salvano solo i bambini, almeno fino a quando non entrano nella pubertà. A guidarci in una Sicilia che sembra il mondo di Mad Max: Fury Road è Anna, interpretata dall'esordiente Giulia Dragotto, a cui la madre, Maria Grazia (Elena Lietti), ha lasciato un quaderno ("il quaderno delle cose importanti") con le indicazioni per sopravvivere. Anna non deve badare soltanto a se stessa: con lei c'è anche il fratello più piccolo, Astor (Alessandro Pecorella).
In un mondo senza più adulti e regole, i bambini cominciano a comportarsi come bestie feroci, replicando la crudeltà degli adulti. In un mondo del genere mantenere viva la speranza non è facile. È incredibile quanto l'opera di Niccolò Ammaniti abbia quasi visto il futuro, intercettando il senso di solitudine e distanza che tutto il mondo avrebbe dovuto affrontare nel 2020. Ne abbiamo parlato proprio con le attrici protagoniste.
La video intervista a Giulia Dragotto ed Elena Lietti
Anna, la recensione: La speranza di un mondo senza memoria
Anna: Giulia Dragotto è una rivelazione
In Anna fai di tutto: sei appesa a catene, fai scene d'azione, usi molto il tuo corpo. È come se avessi girato dieci film tutti insieme! Qualcosa che forse nemmeno le attrici di Hollywood riescono a fare. Com'è stato?
Giulia Dragotto: È stato assurdo! Ogni giorno se ne usciva con una follia diversa. Non mi sarei mai immaginata di vivere tutto questo. Più che un set cinematografico è diventato una prova di forza e di resistenza. Però alla fine è stato bellissimo. Devo ammettere che non mi è dispiaciuto fare tutte queste esperienze in una volta sola.
Anna: l'importanza di tramandare le storie
Immagino che questa serie sia stata sconvolgente anche dal punto di vista emotivo. Una volta cominciata non si riesce a staccare, bisogna finirla. Mi ha lasciato con una consapevolezza: forse il senso della vita è davvero continuare a tramandare le storie. Che ne pensate?
Giulia Dragotto: La commozione la provo sempre quando penso a tutto quello che ho fatto, tutte le persone che ho conosciuto.
Anna, parla Niccolò Ammaniti: "è la speranza a muovere tutta la storia"
Elena Lietti: È sicuramente una parte importante dell'eredità che lascia la mamma di Anna ai figli: la consapevolezza dell'importanza dell'immaginare. Lei dice che solo attraverso l'immaginazione e le storie che raccontiamo niente muore davvero. È il motore della speranza che porta Anna ad immaginare un finale positivo rispetto a questa storia. È una morale bellissima, che a me ha profondamente toccato e questa sì che oggi parla alla gente, probabilmente molto più di quanto l'avrebbe fatto due anni fa. Penso che sia un cuore importante della serie.
Anna e la fratellanza
Un altro tema centrale è la fratellanza: non necessariamente tra persone che condividono lo stesso patrimonio genetico, ma tra esseri umani. Senza questo sentimento non c'è più speranza?
Giulia Dragotto: In una situazione del genere penso che sia molto importante legarsi a qualcuno che possa darti la forza per andare avanti. Anna ha un fratellino più piccolo: sicuramente si preoccupa per lui, data l'assenza della madre e dato l'affetto che prova nei suoi confronti. È stato anche un motivo per scoprire delle cose e fare ciò che ha fatto. Penso che nell'assenza dei genitori, che sono delle figure importanti, almeno per quanto riguarda me, io mi troverei allo sbando completamente, avere una figura che sia dello stesso sangue, o non, penso che sia un grande aiuto, un grande supporto.
Elena Lietti: Un aspetto interessante è che Anna impara il sentimento di fratellanza nel corso della storia. Sono figli di padri diversi e inizialmente Anna piccolina è quasi gelosa del fratellino. Lo rifiuta un po', non lo riconosce come tale. È, di nuovo, un insegnamento materno che la porta a coltivare un rapporto che non necessariamente ci sarebbe stato. È un bell'insegnamento anche questo.