Ci sono date che per la loro rilevanza socio-culturale rimangono impresse, come fotografie, nei ricordi di intere generazioni che hanno cristallizzato quel preciso momento nelle loro menti, senza dimenticare dove si trovavano o cosa stavano facendo nell'attimo in cui la storia è entrata prepotentemente nella loro quotidianità. Basti pensare all'omicidio di John F. Kennedy che bloccò nell'incredulità e nel dolore un'intera nazione, alla morte di John Lennon che si tramutò in un ritrovo pacifista ai piedi del Dakota Building dove riecheggiavano in coro le canzoni dell'ex Beatle o, per avvicinarci temporalmente ai nostri giorni, a quell'11/09 che ha inesorabilmente segnato un prima e un dopo nelle nostre vite.
Per chi è nato negli anni '80, quindi, non sarà difficile recuperare qualche ricordo di quello che è stato uno degli avvenimenti più significativi sotto il profilo mediatico e culturale della fine del XX secolo. Il 13 giugno 1994 a Brentwood, quartiere losangelino famoso per aver ospitato anni prima Marilyn Monroe, vengono ritrovati i corpi senza vita di Nicole Brown e di un suo amico, il cameriere aspirante attore Ronald Lyle Goldman. La donna è l'ex moglie dell'asso del football prestato al cinema, O.J. Simpson, e una manciata di giorni dopo l'uomo è protagonista di un inseguimento della polizia ripreso in diretta TV, armato e a bordo di una Ford Bronco, che portò all'interruzione delle finali dell'NBA e alla totalizzazione di un numero di spettatori che si aggirò sui centomila sintonizzati. Quello che venne ribattezzato The Bronco Chase si risolse poi con l'arresto di Simpson e l'inizio del suo iter giuridico che cambiò per sempre, non solo la sua vita ma anche la società e i media americani, portando a dei mutamenti ravvisabili ancora oggi e che trovano nella storia dell'ex giocatore di football la base dalla quale hanno preso il via.
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La serie antologica creata da Scott Alexander e Larry Karaszewski e prodotta da Brad Falchuk (anche regista del pilot) e Ryan Murphy, si basa sul libro del 1996, The Run of His Life, scritto dall'avvocato e analista legale Jeffrey Toobin, che veste anche i panni di consulente per la ricostruzione televisiva della vicenda umana e legale che vide protagonista The Juice (soprannome derivato da "orange juice" le cui iniziali coincidono proprio con quelle del nome dell'ex sportivo). A differenza delle ultime stagioni di American Horror Story, la serie di FX dalla quale prende vita questa nuova creatura televisiva, ACS, stando al pilot, sembra prendere tutto il buono presente nella "serie madre" e lasciare da parte gli errori, le ridondanze e gli eccessi narrativi e visivi che stanno sempre più diventando la cifra stilistica della versione horror. Il tocco di Alexander e Karaszewski, già sceneggiatori di Ed Wood, Man on the moon e Big Eyes, si avverte e la stessa regia di Falchuk che firma il primo episodio, From The Asches of Tragedy, mantiene l'attenzione al dettaglio e la raffinatezza nella ricostruzione per non eccedere in scene gratuitamente splatter o violente per mantenere un equilibrio che ne costituisce il taglio vincente e che auspichiamo perduri nel corso dei dieci episodi che compongono questa prima stagione (il secondo capitolo è già in cantiere e sarà incentrato sulle conseguenze dell'uragano Katrina).
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Una storia americana
Il pilot, mandato in onda oltreoceano lo scorso due febbraio, a trentuno anni esatti dall'anniversario di matrimonio tra Simpson e la Brown, si apre con le immagini di repertorio delle rivolte di Rodney King, le sommosse a sfondo razziale che scoppiarono a Los Angeles due anni prima dell'inizio del processo contro l'ex asso del football. È in queste prime sequenze che troviamo uno dei livelli narrativi di The People Vs. O.J. Simpson e il primo dei tanti rimandi all'America di oggi, il cui profilo prende forma negli stessi anni ricostruiti nella serie di FX. Le immagini del 1994 di poliziotti bianchi che pestano a sangue afroamericani sono identiche a quelle che continuamente troviamo su Youtube o guardiamo distrattamente durante un notiziario serale. Le rivolte di Rodney King riportano alla mente quelle scaturite dopo i fatti di Ferguson e che non sembrano trovare una conclusione in un'America che non riesce a fare pace con il suo passato. E proprio l'arresto e il processo di Simpson scatenarono l'indignazione dei cittadini afroamericani contro il sistema giudiziario americano per delle scelte ritenute razziste e discriminatorie nei suoi confronti. Ma i parallelismi con l'oggi non si esauriscono qui. La serie, infatti, in un pilot ricchissimo eppure lucido nel procedere narrativamente, ci mostra la morbosità mediatic che l'omicidio della Brown e il conseguente processo scaturirono tra emittenti tv e carta stampata, aprendo a quel voyeurismo televisivo che anno dopo anno si è andato a rafforzare e che trova il suo riassuntivo nella forma reality. Non a caso nelle sequenze che vedono protagonista Cuba Gooding Jr. nei panni di O.J. Simpson, parlare concitatamente con il suo legale o la sua stretta cerchia di amici, la macchina da presa si muove esattamente come siamo abituati a vedere, con movimenti veloci e repentini, nei vari reality show che hanno fagocitato i palinsesti televisivi.
Il processo a Simpson univa, poi, tutto quello che poteva fare gola al cittadino medio. Una celebrità accusata di omicidio che fugge, minacciando il suicidio, inseguita dalla polizia in diretta televisiva. Quella corsa dalla Freeway 91 alla Freeway 405 ha segnato un punto di svolta nel modo di fare giornalismo. Il processo del secolo, com'è stato ribattezzato il procedimento giuridico nei confronti di "Juice", nel pilot ancora non viene però mostrato. From The Ashes of Tragedy, come suggerisce il titolo stesso, ci introduce nella storia e ai personaggi attraverso il violento omicidio della Brown e di Goldman e delle prime indagini scaturite dal ritrovamento dei corpi e al collegamento a Simpson. Alexander e Karaszewski sono abili nel ricostruire i copiosi avvenimenti condensati in un lasso di tempo relativamente breve e a presentare i protagonisti di questa vicenda che ben presto si troveranno faccia a faccia in un'aula di tribunale, dando il giusto ritmo alla puntata che risulta un ottimo inizio dal quale partire e proseguire chiudendo beffardamente l'episodio sulle note della bellissima I Shall Be Released di Nina Simone.
Vecchie conoscenze e nuovi inizi
Il cast di American Crime Story è quasi del tutto inedito rispetto all'universo di AHS. A spiccare tra le vecchie conoscenze c'è un'incredibile Sarah Paulson nei panni del pubblico ministero Marcia Clark, un ruolo ed uno spazio che sembrano ripagarla del confusionario risultato di American Horros Story: Hotel. Ad interpretare il protagonista di questa vicenda criminale, Cuba Gooding Jr, l'attore Premio Oscar per Jerry Maguire che potrebbe rilanciare una carriera relegata a ruoli non particolarmente incisivi proprio grazie alla sua interpretazione di O.J. Simpson. Ma il cast di ACS è nutritissimo e spazia da David Schwimmer nei panni di Robert Kardashian a Courtney B. Vance in quelli di Johnnie Cachran, passando per un fantastico John Travolta (che figura anche come produttore) chiamato ad interpretare l'avvocato difensore di Simpson, Robert Shapiro, fino a Selma Blair e Connie Britton (già protagonista in AHS:Murder), rispettivamente nei ruoli di Kris Kardashian e Faye Resnick. Un cast variegato, dove la presenza di attori con un recente passato fatto di ruoli facilmente dimenticabili è cospicua ma che potrebbero ribaltare le sorti delle loro professioni proprio grazie ai personaggi chiamati a far rivivere sul piccolo schermo e che, stando a quanto visto nel pilot, hanno interpretato con prove attoriali di ottimi livelli.
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Movieplayer.it
4.0/5