Per iniziare la nostra recensione di Amare amaro è bene citar sin da subito l'opera classica a cui il film di Julien Paolini, disponibile su Amazon Prime Video, fa riferimento. Si tratta dell'Antigone di Sofocle, la tragedia greca a cui la storia di Gaetano è liberamente basata. Ambientandolo in una Sicilia pittorica, dove la luce del sole viene spesso obnubilata da un clima cupo, distante dalla classica immagine di cartolina che vede quelle terre così solari e meravigliose, Amare amaro è un film dove soffia continuamente il vento, dove la pioggia e l'oscurità fanno da padrone e dove la terra sicula si trasforma in un luogo che ricorda il genere western. E proprio con quel genere il film ne sposa i silenzi insistiti, il ritmo blando e disteso, anche una certa crudezza di fondo. Tutto il buono del film sta nelle immagini e nell'atmosfera che riesce con facilità a creare. Ciò che rimane, invece, è così distante dall'essere accomodante per lo spettatore che non può fare a meno di respingerlo, risultando con il passare dei minuti un esercizio che si spoglia non solo di empatia, ma anche di coinvolgimento.
La degna sepoltura di un fratello
Siamo in un piccolo e tranquillo paesino siciliano, dove la vita sembra procedere senza particolari eventi. La calma apparente viene interrotta da un evento tragico: un uomo si è lanciato con l'auto contro la vetrina di un bar, causando la morte di due persone e morendo a sua volta. L'uomo è il fratello di Gaetano (Syrus Shahidi), il fornaio del paese, un immigrato francese di una famiglia che non si è mai adattata perfettamente all'interno della comunità. Gaetano sembra dover pagare le colpe del fratello Giosuè, una testa calda che aveva causato già diversi disagi nel tempo: per ordine del sindaco/padrone Enza (Celeste Casciaro) e del maresciallo Marcello (Tony Sperandeo) il corpo di Giosuè non può venire seppellito nel cimitero del paese, di fianco alla tomba della madre. Per Gaetano inizierà una lotta atipica, quella di un uomo solo e abbandonato dalla stessa comunità a cui fornisce un bisogno primario come il pane, per riprendersi il corpo del fratello e dargli una degna sepoltura. Intorno a lui, però, troverà molti ostacoli, che forse richiederanno l'uso della violenza.
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La ribellione di Antigone
Siciliano o francese? "Dipende dai giorni" risponde Gaetano. Una risposta che ha il sapore di un fallimento, non solo per ciò che riguarda il suo sentirsi parte di una comunità, ma anche per come i siciliani locali lo considerano. Forse Gaetano non è mai una persona, ma solo il fornaio, una figura che deve solo lavorare e consegnare il pane, poco degno di rispetto persino quando a morire è una persona di famiglia che tutti conoscono (nessuno andrà a fargli le condoglianze). Eppure è proprio questa sua caratteristica dovuta alla xenofobia del paese, alla paura dello straniero che non sarà mai "abbastanza siciliano" da essere considerato tale, che gli permette di ribellarsi all'ordine precostituito dal sindaco. Gaetano può andare contro l'autorità perché, di fatto, a quella comunità non appartiene completamente. In questo si trova il maggior legame all'Antigone di Sofocle, un personaggio che non agisce (consideriamo l'azione come un linguaggio universale) per migliorare la società in cui è inserito, ma solo per proteggere gli affetti famigliari. È comunque simbolo di una lotta al totalitarismo, alle barriere imposte dal paese locale. Gaetano diventa lo stesso vento che soffia lungo tutto il corso del film: instancabile, rumoroso, imprendibile, inarrestabile.
Il potere visivo, la debolezza dei contenuti
Proprio nell'uso del sonoro e delle immagini il film c'entra il bersaglio regalando un film dal forte impatto visivo. Molto cupo e ambientato spesso in situazioni di scarsa luminosità, il paese siciliano sembra appartenere a un luogo "Altro", distante dal sole caldo a cui siamo abituati. Ma se dal lato visivo lo spettacolo è appagante (un po' meno dal punto di vista sonoro, trascinandosi qualche problema di missaggio rendendo il parlato un po' difficile da comprendere), ciò che non trova il perfetto equilibrio è il contenuto. Lungo il film si trovano alcuni intermezzi dedicati alla comunità siciliana che, complice una musica atta a sottolineare la leggerezza del momento, tentato di sdrammatizzare il tono composto e cupo del film, non riuscendoci completamente. Lento e insistito nei silenzi e nel suono del vento che soffia quando il protagonista della vicenda si muove, grottesco e satirico quando sono i siciliani al centro della scena. In entrambi i casi il tutto risulta così accentuato (rispettivamente nella tragicità e nella leggerezza) da risultare piatto e poco coinvolgente. I vari temi che vorrebbero essere affrontati, anche seriamente, come la paura del diverso, vengono trattati solo superficialmente e, a causa del ritmo veramente rallentato, il film rischia di non coinvolgere quanto vorrebbe, prestando più attenzione alla composizione dell'immagine che al contenuto.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Amare amaro apprezzando il lato visivo ed estetico del film, ma rimanendo poco convinti dallo sviluppo della storia. Complice un ritmo davvero pacato e rarefatto, il film mette a dura prova lo spettatore esagerando nei toni: troppo cupo e silenzioso per la parte tragica, troppo superficiale e divertito nei momenti che dovrebbero rasserenare. Totalmente votato a una tragicità che non arriva nel migliore dei modi allo spettatore, il film trova i suoi momenti migliori in un’estetica curata, lontana dalle immagini stereotipate della Sicilia, e in un certo lirismo che accompagna la narrazione, che risulta però superficiale nell’affrontare le tematiche e poco coinvolgente.
Perché ci piace
- La cura delle immagini dona al film un’estetica particolare, rarefatta e funzionale.
- Il film riesce a trasformare la Sicilia in un luogo freddo e arido.
Cosa non va
- Le tematiche importanti sono trattate con superficialità non riuscendo a colpire lo spettatore quanto dovrebbero.
- Il ritmo è veramente troppo disteso e il tono del film è sbilanciato verso una tragicità che risulta sin troppo pesante.