Passato leggermente inosservato a Cannes, dove era fuori concorso con una collocazione poco accomodante per gli addetti ai lavori in un anno a dir poco bulimico (complice la creazione di una sezione in più che ha ridotto gli spazi per altri film), ha poi avuto il giusto risalto in sala nei paesi di lingua francese, e si prepara ora a conquistare gli altri. Di questo si parla in questa recensione di Aline - La voce dell'amore, nuovo lungometraggio di e con Valérie Lemercier che arriva in Italia poco più di un mese dopo aver fatto da film di chiusura alla 39ma edizione del Festival di Torino. Un film all'insegna dell'amore in generale e per la musica in particolare, che porta sullo schermo una versione fintamente non autorizzata della vita di Céline Dion, cantante che, per sua ammissione, al cinema deve molto, soprattutto per la carriera in inglese.
Una vita sul palco
Come specificato all'inizio con un apposito cartello, Aline - La voce dell'amore è un'opera di finzione liberamente basata sulla vita di Céline Dion, che per l'occasione diventa Aline Dieu, nata all'interno di una nutrita famiglia canadese e fin dall'infanzia attratta dal mondo dello spettacolo. Già da adolescente inanella un successo dietro l'altro, e in tale occasione conosce il manager Guy-Claude Kamar (basato su René Angélil), di cui si innamora perdutamente nonostante la differenza di età e l'iniziale disapprovazione dei genitori. Passano gli anni, e il rapporto tra Aline, ora adulta, e Guy-Claude si intensifica, a livello lavorativo e personale, e insieme costruiscono una carriera di grandi successi in Canada e all'estero, tra cui una vittoria all'Eurovision (dove la cantante rappresenta la Svizzera, pur non essendo elvetica) e il trionfo agli Oscar nel 1998 con My Heart Will Go On, canzone che lei accetta di incidere pur non amando in un primo tempo l'idea. Non mancano le difficoltà, come quando lei è costretta a non parlare per alcuni mesi per tutelare le sue corde vocali, o quando la coppia scopre che avere un figlio potrebbe rivelarsi più complicato del previsto...
A Popstar is Born: le stelle della musica sul grande schermo
La vera (?) storia di Dio(n)
L'operazione di Valérie Lemercier è un simpatico paradosso: un film pienamente autorizzato, o per lo meno approvato da chi gestisce i diritti musicali di Dion in Francia, dato che le canzoni sono quelle, senza rimaneggiamenti per aggirare problemi giudiziari (con la cantante transalpina Victoria Sio a doppiare la performance della protagonista), ma dove tutti hanno nomi inventati ed è esplicitato il principio della licenza poetica. Un film volutamente "finto", a cominciare dalla CGI usata per consentire a Lemercier di interpretare Aline a tutte le età, infanzia inclusa, e al contempo tremendamente sincero, che omaggia una figura iconica secondo i canoni della commedia romantica senza mai farsi troppo caricaturale (anche se i parenti di Dion hanno contestato il modo in cui appaiono sullo schermo, paragonando i loro avatar cinematografici ai Bougon, protagonisti di una nota sitcom canadese su una famiglia di fannulloni). Ne vediamo tutte le vulnerabilità, ma allo stesso tempo il film è consapevole dell'aura divina che la circonda, ragion per cui, oltre a questioni allitterative, Aline ha il cognome Dieu.
Superato lo straniamento iniziale del volto dell'attrice sul corpo di una ragazzina, è un viaggio appassionante, rispettoso e divertente lungo il percorso di una delle celebrità più amate degli ultimi tempi. Un film che unisce in modo efficace l'intimo e lo spettacolare, con numeri musicali dove l'istrionismo incontra una grande tenerezza umana, restituendoci la donna dietro la voce che ci ha fatto emozionare e piangere più di una volta, che si tratti dei suoi brani allo stato puro o della colonna sonora di Titanic. Un vero finto biopic che è un ritratto d'artista ma anche, e soprattutto, una grande, struggente storia d'amore, il cui unico difetto nelle nostre sale sarà forse il doppiaggio italiano, dato che gli accenti quebecchesi hanno una qualità bislacca e insieme molto terra terra che l'adattamento per i mercati stranieri non potrà che smorzare almeno in parte. Ma la vicenda di Aline sopravvivrà anche a questo, perché quando si mette a cantare ogni altra cosa sparisce, come nella vita quando si è al cospetto della divina Céline.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Aline - La voce dell'amore, commedia romantica a base di musica e Canada che, con simpatia e passione, porta sullo schermo la vita di Céline Dion con qualche licenza poetica.
Perché ci piace
- Valérie Lemercier convince sia nelle parti comiche che quelle più drammatiche.
- La storia d'amore è gestita in modo equilibrato e sincero.
- I numeri musicali sono impeccabili.
Cosa non va
- La CGI per una scelta creativa precisa nei primi minuti del film è un po' straniante.
- Il doppiaggio italiano non rende interamente giustizia alle interpretazioni.