Recensione E' già ieri (2003)

Il film non lascia di certo una traccia indelebile, ed è un peccato, perché alcuni temi forse avrebbero meritato maggior approfondimento.

Albanese ricomincia da capo

La premessa è d'obbligo: per fare in Italia il remake di un film americano (Ricomincio da capo) ci vuole comunque un bel coraggio. E su questo non ci piove. Il rischio di uscire con le ossa rotte era grande, e forse in realtà non è stato nemmeno sventato. Ma per essere il più sereni possibile nel giudicare il film di Giulio Manfredonia, è forse più corretto mettere da parte qualsiasi paragone. Che Antonio Albanese non sia Bill Murray lo sappiamo, sulla differenza dei mezzi a disposizione nemmeno a parlarne, e ovviamente Manfredonia non ha lo stesso spessore come regista e sceneggiatore di Harold Ramis.

Detto questo, va innanzitutto sottolineato il passo in avanti registrato da Albanese attore rispetto al disastroso Uomo d'acqua dolce. Libero dal dover per forza sciorinare tutto il suo repertorio di personaggi-macchiette, Albanese cerca di fare l'attore vero e ci riesce in modo discreto, soprattutto quando fa la parte del personaggio cinico e antipatico.
La storia è semplice: Filippo (Antonio Albanese), un giornalista televisivo scontroso, scorbutico e con un grande disprezzo per tutti gli altri, viene spedito a fare un servizio sui nidi di otto cicogne alle Canarie, insieme a un operatore (un Fabio De Luigi apprezzabile e misurato, al contrario del resto del cast piuttosto incolore).

Una volta sull'isola, esaurito in breve il suo lavoro, la mattina dopo Filippo si ritrova a rivivere lo stesso giorno appena vissuto. E la cosa non è momentanea, anzi, si ripete come un incubo puntualmente ogni mattina. Passati i primi giorni di totale disorientamento, Filippo cerca di volgere a suo favore la faccenda. Prima emerge il suo lato negativo: facile conquista di donne delle quali il giorno prima ha conosciuto i "lati deboli", e una bella sventagliata di insulti a chi desidera, tanto il mattino dopo tutto ricomincia come se niente fosse, tutto è stato cancellato. Ben presto però il giochino annoia, e allora inizia a emerge il lato buono di Filippo, forse l'unico possibile per riuscire a uscire dall'incubo.

Insomma, se la moralina è questa, il film non lascia di certo una traccia indelebile. Peccato, perché alcuni temi meritavano maggior approfondimento. La riflessione sul tempo che ci passa sopra senza che nemmeno ce ne accorgiamo, mentre ogni momento andrebbe assaporato fino in fondo e utilizzato continuamente per correggere i propri sbagli, è solo abbozzato nella prima parte del film, per poi perdersi e annacquarsi cammin facendo. E' come se a un certo punto non si sapesse che strada prendere: quella seriosa della relazione fra tempo e natura umana, e quella invece della commedia. Il film infatti ha spesso delle trovate divertenti, ma in pratica resta sempre a metà strada, e questo alla lunga gli fa perdere lo smalto iniziale. Se la prima parte riesce a essere a tratti leggera e frizzante, nella seconda il ritmo cala inesorabilmente, è come se molte scene fossero state forzatamente allungate per arrivare a una durata accettabile. Probabilmente perché non c'era più molto altro da dire.

Movieplayer.it

3.0/5