L'Al Pacino Day anima il Lido di Venezia. In un'edizione parca di clamore e glamour ci pensa il grande mattatore a smuovere le acque con due pellicole presentate a distanza di poche ore l'una dall'altra. In The Humbling di Barry Levinson, presentato Fuori Concorso, Al Pacino dà volto e corpo all'attore teatrale depresso nato dalla penna di Philip Roth, mentre il concorso lo vede protagonista dell'intenso Manglehorn, che vede il ritorno di David Gordon Green per il secondo anno consecutivo nella kermesse veneziana.
In Manglehorn Pacino interpreta un fabbro solitario che coltiva i propri rimpianti nei confronti di un amore passato mentre vive un'esistenza ritirata in un paesino del Texas insieme a una gatta di nome Fanny. Un ruolo inedito per un personaggio dal carisma strabordante come Pacino che, per il ruolo dell'anziano Manglehorn, sembra essersi piegato docilmente alle direttive di David Gordon Green mettendo da parte il suo travolgente ego. Il risultato è un personaggio dimesso, rancororoso, molto diverso dalla star che si concede al pubblico senza remore, piegandosi anche alla deprecabile moda del selfie, e che sembra trarre linfa vitale dall'apprezzamento dei suoi fans.
Un bagno di folla per combattere la depressione
Look da rockstar, capelli ritti e abiti scuri, Al Pacino riflette sul ruolo offertogli da Green che gli ha fornito l'opportunità di esplorare lati inediti di sé sfoderando un'inedita tenerezza, soprattutto nelle scene che condivide con la gatta Fanny. Pacino confessa: "In realtà non ho cercato di essere tenero. David mi ha aiutato a creare questo personaggio e credo che la scelta di mostrare in parallelo la sua difficoltà a relazionarsi con le persone che sembrano tenere a lui, come il figlio e il personaggio interpretato da Holly Hunter, e il legame con il suo gatto che lo spinge a spendere tutti i suoi soldi per curare l'animale malato. E' un sentimento che capisco bene perché ho dei cani e anche gatti. I legami affettivi sono irrazionali. La sofferenza interiore di Manglehorn deriva dall'impossibilità di lasciar andare qualcosa che appartiene al suo passato".
Il fil rouge che lega al personaggio di Manglehorn a quello del protagonista di The Humbling, attore tormentato dall'incapacità di tornare a calcare le scene a causa di una paralisi piscologica ed emotiva, è la depressione. Riflettendo sul tema in termnini cinematografici, la star afferma: "Effettivamente il tema delle depressione riaffiora nelle ultime pellicole che ho interpretato. Difficile stabilire se i film di oggi siano più deprimenti rispetto al passato. Per fortuna nella vita posso affermare di non essere depresso, almeno non così tanto, ma ne Il padrino - Parte seconda 2 Michael Corleone era depresso. Almeno credo".
Da Hollywood al Texas
In Manglehorn Al Pacino si trova a toccare con mano l'esperienza di una contemporanea produzione indipendente lavorando a contatto con uno degli autori indie più affermati e noti nel settore. Quando gli viene chiesto di fare un confronto tra questo universo e il mondo degli studios di Hollywood, Pacino prende le distanze dalla Mecca del cinema. "Non ho mai saputo cosa sia Hollywood. Credo che si trovi a Los Angeles. In realtà un film è un film. Non faccio distinzione tra un film di Hollywood e uno indie, ogni produzione è diversa dalle altre, ha i suoi aspetti specifici e le sue caratteristiche. Registi come David Gordon Green o altri autori indie accettano di dirigere spot pubblicitari o di lavorare nell'industria per guadagnare il denaro necessario a fare film come Manglehorn. Il mio legame con Hollywood è sempre stato molto chiaro. In passato a Hollywood si sono riuniti i più grandi artisti e si è creata una comunione eccezionale di idee e progetti. Oggi non è più così. Credo che sia un cambiamento naturale. Io non ho proprio niente contro i blockbuster. Sono andato al cinema a vedere Guardiani della Galassia con i miei figli piccoli ed è stupendo. Non sono contro queste superproduzioni, se fanno soldi tanto meglio, ma non è quello che voglio per me in questo momento. Parlando della libertà che si respira su un set di David Gordon Green e del suo metodo di lavoro così inusuale, Al Pacino prosegue: "L'universo che David è in grado di creare sul set è qualcosa di magico, che è impossibile razionalizzare. Tu lo devi accettare fino in fondo. C'è una scena in Manglehorn in cui, mentre sono nell'ufficio in cui lavora Holly Hunter, all'improvviso due impiegati si mettono a cantare. Se ti trovi lì devi accettare la realtà della stranezza. Il cantante era davvero straordinario e non ho potuto fare altro che smettere di recitare e vivere l'attimo perché questo funzionava da solo. A volte per trovare la verità di una scena basta non fare niente altrimenti si rischia di recitare".