Recensione The Invisible (2007)

Ibrido tra un dramma adolescenziale ed un episodio di 'Ai confini della realtà', 'The Invisible' ha il suo principale punto debole in una sceneggiatura che fallisce nel fondere gli elementi soprannaturali con il dramma reale dei protagonisti.

Ai confini della banalità

Guardando la filmografia di David S. Goyer, spicca la predominanza di lavori di derivazione fumettistica, sia in qualità di sceneggiatore (i tre Blade, Batman Begins ed il suo seguito in via di realizzazione, l'annunciato Magneto), che di regista (Blade: Trinity ed il suddetto Magneto), in produzioni di qualità alterna.
The Invisible si discosta da questo filone principale della sua carriera, collocandosi però qualitativamente nel versante più scadente della sua produzione, più vicino al terzo Blade che alla rinascita di Batman, per intenderci.
Protagonisti del film sono Nick Powell ed Annie Newton, due ragazzi perduti, invisibili anche se per motivi diversi, il cui incontro/scontro lascia Nick in fin di vita. Il suo spirito resta imprigionato in un limbo tra la vita e la morte, perfettamente in grado di osservare la vita scorrere inesorabile mentre il suo corpo lotta per restare in vita nascosto al resto del mondo, ma incapace di intervenire ed interagire con l'ambiente che lo circonda. Tranne che con Annie, ovviamente, diventando per la ragazza motivo di redenzione e di rivalsa da un'esistenza che le ha concesso poco.

Ibrido tra un dramma adolescenziale ed un episodio di Ai confini della realtà, un po' Ghost - Fantasma, un po' Il sesto senso, un po' Dawson's Creek, senza avere la dignità e la personalità definita di nessuno dei suddetti esempi, The Invisible ha il suo principale punto debole nella sceneggiatura di Mick Davis e Christine Roum, basata su un romanzo (e conseguente film del 2002) svedese.
Fallisce l'intento di fondere gli elementi soprannaturali con il dramma reale dei due ragazzi e la scrittura vaga alla stregua dello spirito di Nick tra un horror/thriller ed un melodramma, ma è priva degli elementi principali di entrambi: non c'è tensione nè mistero a giustificare l'approccio da thriller, nè il necessario approfondimento dei personaggi che avrebbe reso giustizia alla vena drammatica della storia, che viene invece trattata in modo banale.
Poco possono i pur volenterosi Justin Chatwin (noto per essere stato il figlio di Tom Cruise ne La guerra dei mondi) e Margarita Levieva (vista lo scorso anno nella serie Vanished) per rendere credibili due personaggi che non possono esserlo,
Ma è una disfatta che si estende a tutto il cast di comprimari, tra cui Marcia Gay Harden, imprigionati in ruoli monoespressivi.

Relegato, giustamente, in un periodo dell'anno in cui la nuova stagione sta ancora scaldando i motori ed il numero di spettatori in sala è particolarmente esiguo, The Invisible rischia di rimanere tale di nome e di fatto.

Movieplayer.it

2.0/5