Lo sappiamo, che sia al cinema o in tv, una sceneggiatura vidimata da Steve Knight merita sempre una certa attenzione. Uno dei pochi autori - o per meglio dire showrunner - capaci di essere immediatamente riconoscibili. E potremmo parlare di quanto la poetica di Knight, da Peaky Blinders a Taboo fino a Tutta la luce che non vediamo, sia incredibilmente influente nel panorama contemporaneo. Riassumendo, ogni nuova opera dello sceneggiatore (e regista) britannico è uguale eppure diversa dalle precedenti. Ciò, vale anche per il suo ultimo lavoro, A Thousand Blows, ispirato alle storie vere di coloro che, nella Londra del 1880, hanno lottato per sopravvivere sui ring dei combattimenti clandestini (e non solo). Chiaro che poi la serie, disponibile su Disney+ dal 21 febbraio, allarga il campo visivo e narrativo, soffermandosi sui personaggi e sulle dinamiche umane, per instaurare un certo dialogo con il presente.
A Thousand Blows: benvenuti nella Londra vittoriana
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Bisogna dire che A Thousand Blows si accende un poco alla volta, episodio dopo episodio (sono sei in totale). Tuttavia, davanti a noi, si spalanca uno scenario di assoluto fascino: notevole il production design di Tom Burton, fin dalle prime inquadrature, che si apre sull'East End della Londra Vittoria (nemmeno a dirlo, molto diverso da ciò che poi diventerà nel corso dei decenni). Un paesaggio epocale selvaggio e violento, in cui si aggirano Hezekiah Moscow e Alec Munroe (Malachi Kirby e Francis Lovehall), due amici appena sbarcati dalla Giamaica. Per chi ha la pelle di un altro colore, la vita, è alquanto difficile. Vengono considerati animali da circo, fenomeni da baraccone.
Tuttavia, Hezekiah sfrutta i muscoli e l'intelligenza per ottenere successo come pugile. Cattura l'attenzione di Mary Carr (Erin Doherty, in un ruolo molto diverso dalla Principessa Anna di The Crown), ossia la leader dei Quaranta Elefanti, longeva gang composta esclusivamente da donne (realmente esistita). In qualche modo, Mary sfrutterà le vittorie di Hezekiah per imporsi tra i sindacati criminali. Ciononostante, l'ascesa di Hezekiah minaccia lo status quo del campione Sugar Goodson (Stephen Graham), spietato pugile che non ha nessuna intenzione di lasciar vincere il giamaicano.
Il legame tra sport e narrativa
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Dietro l'ottimo aspetto tecnico di A Thousand Blows (e citiamo anche la colonna sonora di Federico Jusid), si cela un'epico confronto tra il vecchio e il nuovo mondo. Un'aderenza documentabile, tra l'altro, avallata dal professor David Olusoga, uno storico e divulgatore. Non è un caso, del resto, che lo show sia ambientato a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, alla fine della Rivoluzione Industriale. Le certezze fino a quel momento granitiche venivano pian piano soppiantate da nuove inflessioni e nuovi ideali: un dialogo con il presente che si aggancia al tema dell'immigrazione, e della rivoluzione culturale. Non c'è solo la fisicità a determinare il potere, ma anche l'arguzia, la lungimiranza, la scaltrezza. Elementi propedeutici per la sopravvivenza di cui parla Steve Knight, e ben amalgamati nella sceneggiatura firmata poi da Ameir Brown, Insook Chappell, Harlan Davies e Yasmin Joseph.
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Anche perché poi A Thousand Blows, nella sua verbosità (a volte troppo rigida, bisogna dirlo), è una serie strutturata in modo da seguire il senso delle parole. Più dei ganci, più del sudore, più dell'azione. L'imposizione di Hezekiah, che minaccia la forza bruta di Sugar, passa prima attraverso la parola stessa, e solo dopo viene enfatizzata dai muscoli. Insomma, Hezekiah e in parte Sugar sono il perfetto sinonimo di underdog (sempre efficace in ogni tipo di racconto). Un prospetto che diventa essenziale, dando risalto, colore, luce e vibrazione.
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Di più, generando quell'interesse fondamentale che ci spinge a continuare la visione, portandoci ad immergerci in un mondo tanto reale quanto immaginifico, livellato secondo un contrasto che punta sulla brutalità, in netta contrapposizione all'epoca vittoriana, ben più austera. Poi è chiaro, e abbastanza scontato: A Thousand Blows dimostra, ancora una volta, quanto il legame tra lo sport e la narrativa sia, senza dubbio, perfetto.
Conclusioni
Sempre riconoscibile il tocco di Steve Knight, confermato nella serie Hulu/Disney+ A Thousand Blows. Funzionano i personaggi, l'architettura, la costruzione scenica, l'epoca raccontata. Dall'altra parte, se il ring e lo sport sono sempre efficaci nella narrazione, lo script è forse troppo verboso, accendendosi un poco alla volta.
Perché ci piace
- L'atmosfera.
- Il tono generale.
- Il ring sempre efficace.
Cosa non va
- Forse troppo verbosa.
- Ci mette un po' a caricarsi.